In cambio di favori e agevolazione sulle pratiche fiscali venivano pagate tangenti ad alcuni dirigenti dell’Agenzia delle Entrate di Como. Quattordici persone sono state arrestate dalla Guardia di finanza tra Como e Varese nell’ambito di un’operazione anticorruzione, coordinata dalla procura di Como, guidata da Nicola Piacente. Tra gli indagati, ci sono professionisti e dipendenti dell’Agenzia delle entrate, tra cui l’ex dirigente della Agenzia delle entrate di Como Roberto Leoni e l’ex capo team dell’ufficio legale dell’Agenzia delle entrate di Como, Stefano La Verde. Il gip ha disposto il carcere per due degli indagati: una professionista dello studio commercialistico Pennestrì e un funzionario della Agenzia delle entrate di Como. Per gli altri 12 accusati, invece, gli arresti domiciliati. I responsabili sono accusati a vario titolo di corruzione, emissione di fatture per operazioni inesistenti per oltre 280mila euro, abuso d’ufficio e rivelazione di segreti d’ufficio e favoreggiamento.

Secondo la Procura, dal 2012 al 2019, i professionisti ottenevano illecite agevolazione sulle pratiche fiscali per i propri clienti pagando delle tangenti e assegnando le pratiche dei ricorsi a pubblici funzionari corrotti. Nello specifico, l’ex direttore Leoni e La Verde sono accusati di aver versato somme, per un totale di 280mila euro, in favore di due pubblici ufficiali in cambio di provvedimenti favorevoli per i clienti, risparmiando così circa 2.160.000 euro. Tangenti che i due hanno nascosto tramite l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.

L’operazione fa seguito a quella portata a termine il 24 giugno dell’anno scorso quando i finanzieri del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria arrestarono per corruzione Leoni, La Verde, il titolare di una tintoria e i due titolari (padre e figlio) dello studio commercialista Pennestrì di Como (destinatari ora della misura cautelare in carcere).

L’ulteriore sviluppo delle indagini è scaturito dalle dichiarazioni fatte da Leoni e La Verde, condannati a quattro anni di reclusione il primo e quattro anni e otto mesi di reclusione il secondo, e recuperate dai tabulati telefonici e messaggi (mail, whatsapp). Queste, insieme alla documentazione cartacea e informatica, ai documenti acquisiti presso l’Agenzia delle entrate e a quelli sequestrati a La Verde, hanno permesso di mettere in luce un sistema corruttivo consolidato da almeno 10 anni.

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