Meno di un mese. Tanto è durata la detenzione domiciliare di Francesco Bonura. Il magistrato di Sorveglianza di Milano ha revocato gli arresti casalinghi nella sua abitazione di Palermo per quello che è stato uno dei colonnelli di Bernardo Provenzano. L’imprenditore condannato per mafia, dunque, torna in carcere, in applicazione del decreto antimafia approvato in Consiglio dei ministri lo scorso 9 maggio. Il nome di Bonura era contenuto nella lista dei mafiosi da riportare in carcere stilata dal nuovo vicecapo del Dap Roberto Tartaglia.
Il rientro in carcere dopo il decreto Bonafede – L’iniziativa è stata intrapresa dal Dipartimento amministrazione penitenziaria dopo il decreto del 10 maggio scorso del guardasigilli Alfonso Bonafede, che ha attribuito al Dap il potere di iniziativa nell’indicare ai magistrati di sorveglianza soluzioni sanitarie idonee per consentire il rientro dei boss scarcerati per motivi di salute negli istituti di pena. Il decreto legge approvato dal Consiglio dei ministri dieci giorni fai, imponeva ai giudici di Sorveglianza di rivalutare in 15 giorni se sussistono ancora i motivi legati all’emergenza sanitaria. La rivaluzione, però, poteva avvenire anche prima nel caso in cui il Dap trovasse strutture idonee per curare i boss in carcere. È quello che è successo per Bonura visto che il Dap ha indicato “la disponibilità” per la sua “collocazione” dei “reparti di medicina protetta degli ospedali Sandro Pertini di Roma e Belcolle di Viterbo, per il trattamento delle patologie del condannato”.
I motivi della scarcerazione – Come raccontato dal fattoquotidiano.it Bonura era stato il primo detenuto eccelente a finire ai domiciliari durante l’emergenza coronavirus. “In considerazione dell’età avanzata del soggetto e della presenza di importanti problematiche di salute, con particolare riguardo alle patologie di natura oncologica e cardiaca, vi siano nell’attualità i presupposti per il differimento facoltativo dell’esecuzione della pena”, scriveva il magistrato, spiegando perché stava consentendo a Bonura di tornare nella sua casa di Palermo. Poi però citava l’emergenza coronoavirus: “Anche tenuto conto dell’attuale emergenza sanitaria e del correlato rischio di contagio, indubitamente più elevato in un ambiente ad alta densità di popolazione come il carcere, che espone a conseguenze particolarmente gravi i soggetti anziani e affetti da serie patologie pregresse“. Quindi dopo aver citato l’epidemia, la giudice metteva nero su bianco: “Siffatta situazione facoltizza questo magistrato a provvedere con urgenza al differimento dell’esecuzione pena“.