E’ nato tutto per una mascherina. E per aver chiesto al datore di lavoro di essere tutelato sul lavoro. Ma ai due, padre e figlio, entrambi di Terracina e titolari di un’azienda agricola del luogo, la cosa non è andata giù e hanno malmenato il trentatreeene operaio indiano che aveva osato fare una simile richiesta. Lo hanno licenziato e poi a seguito delle sue richieste di avere il suo salario pregresso e dovutogli per il lavoro già fatto, lo hanno picchiato e buttato dentro un canale di scolo.
Le indagini sono partite quando il lavoratore si è presentato all’ospedale di Terracina con vistose ferite al capo, fratture e lesioni.
Da lì, passare subito all’accusa di sfruttamento è stato un attimo. E’ bastato infatti andare all’azienda a controllare se venivano rispettate le regole. Macché. Gli operai venivano pagati solo 4 euro l’ora per 12 ore al giorno, domeniche e feste comprese. I giorni di riposo e eventuali congedi per malattia, una chimera. E in più il solito vecchio atavico vizio: ti scrivo tot in busta paga, ma te ne do meno. Molto meno. Prova a parlare tu. Prova a reagire se ne sei capace.
Non ce la facciamo proprio a svoltare e a cambiare i nostri atteggiamenti nei confronti di chi si suda il pane quotidiano. Lo sappiamo ormai che nelle campagne accade di tutto e di più. Ma gli episodi di sfruttamento vengono a galla solo se succede qualcosa di eclatante, come in questo caso. Il resto perlopiù rimane sommerso.
Non è confortante, ma non siamo gli unici a comportarci così. Una ricerca da parte dell’Agenzia dell’Unione Europea ha messo in luce che lo sfruttamento sul lavoro lo subiscono un po’ tutti quei cittadini che per motivi di lavoro si trasferiscono da una nazione all’altra. A volte si parla addirittura di forme criminali di sfruttamento grave dell’attività lavorativa.
Un motivo per assolverci? Certamente no.
Molti le voci che si levano contro questa ingiustizia. Ho la fortuna di aver conosciuto e intervistato Marco Omizzolo, sociologo e ricercatore, che combatte da anni contro lo sfruttamento degli indiani nella piana di Latina, meritandosi così la medaglia di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana da parte del presidente Sergio Mattarella, ha commentato così l’accaduto:
“Oggi un padrone italiano, di quelli che ho conosciuto quando lavoravo come bracciante nel Pontino e che ho visto all opera con la sua violenza razzista, è stato arrestato perché insieme al figlio ha picchiato, rotto la testa e gettato in un fosso un bracciante indiano reo di avergli chiesto una mascherina per lavorare nella sua azienda e poi gli arretrati lavorati e non pagati. È accaduto a Terracina, governata da Fratelli d Italia. Ancora una volta. Appena qualche mese fa proprio Fratelli d Italia con la Lega organizzò a Latina un convegno in cui negò l’esistenza dello sfruttamento e del caporalato. Proiettarono addirittura un video in cui partendo dal dittatore e traditore della patria Mussolini durante la bonifica delle ridenti palude Pontine si arrivava d’un balzo alle interviste ‘orientate’ di alcuni braccianti indiani che dichiaravano il loro assoluto benessere. Ecco. La cronaca di oggi ha smentito ancora una volta i potentati locali e i loro padroni e vassalli, dimostrando che ogni negazionismo in questo settore è destinato a crollare come la loro nostalgia e i loro interessi criminali. E mi dispiace anche per qualche indiano che si presta a questi giochi di potere meschini, al quale non è rimasto che una storia tradita. E poco più”.
Occorre una grande presa di coscienza e una rivoluzione culturale in direzione umanitaria per affermare diritti ed uguaglianza tra la gente. La domanda però è: basta la passione di personecome Omizzolo, che ha dovuto rinunciare alla sua libertà e che lotta ogni giorno per far emergere lo sfruttamento di chi vive ai margini di questa società?