Il primo mese intero di lockdown ha fatto registrare perdite ingenti a livello continentale, con l'Italia che ha fatto peggio di tutti gli altri paesi. I conti del primo quadrimestre hanno chiuso a -39,1%, il che sta spingendo i vari governi (tranne il nostro) a studiare misure per incentivare la ripresa. Il centro Studi Promotor: "Le prospettive per i prossimi mesi restano cupe"
La pandemia di Covid19, dopo marzo, ha colpito duramente il mercato dell’auto anche ad aprile. Quello passato infatti è stato il primo mese in cui il lockdown ha “agito” per intero, provocando una contrazione delle immatricolazioni nell’UE (più Paesi Efta e Regno Unito) di ben il 78,3%. Si sono fermate infatti a 292.182, mentre furono 1.345.181 ad aprile 2019. Risultato che porta il calo del primo quadrimestre, in cui sono state vendute 3.345.193 auto, ad un meno 39,1% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Una caduta riguarda tutti i mercati continentali. Da quello molto piccolo della Norvegia, che ha registrato la flessione più contenuta (-34%), fino a quelli più importanti come Francia (-88,8%), Spagna (-96,5%), Regno Unito (-97,3%) e soprattutto Italia, che con i suo -97,6% è la piazza più colpita dagli effetti delle misure restrittive. Tra le grandi solo la Germania, dove però negli ultimi 10 giorni del mese i concessionari erano aperti, si è fermata a -61,1%.
A questo punto, per far ripartire l’auto, sarebbe necessario l’intervento dei singoli stati. Anche e soprattutto perché il mercato era già debole prima che gli effetti del Coronavirus si facessero sentire. Ma mentre a livello continentale si sta prendendo coscienza di questo e si studiano misure ad hoc, come spiega il direttore del Centro Studi Promotor Gian Primo Quagliano nel nostro Paese sarà molto difficile che accada: “Le prospettive per i prossimi mesi restano cupe. E ciò per il fatto che il Decreto Rilancio ha completamente ignorato l’esigenza, avvertita ovunque in Europa, di rilanciare la domanda di auto con incentivi alla rottamazione che prevedano pure l’acquisto di vetture nuove di ultima generazione con alimentazione tradizionale”.
Una miopia, secondo Quagliano, aggravata proprio dalle conseguenze dell’emergenza sanitaria e dalla necessità di evitare ulteriori focolai di contagio: “Mentre emerge ovunque con chiarezza che l’automobile è il mezzo di trasporto più sicuro per evitare il contagio da Coronavirus, nel nostro Paese si assiste a una gara tra amministrazioni pubbliche per introdurre imitazioni alla circolazione di auto con disprezzo dell’esigenza prioritaria di salvaguardare la salute pubblica”.