Nella struttura, fuori uso dal 2009, sono stati rinvenuti pneumatici fuori uso, eternit e materiale ferroso, oltre a numerose ecoballe provenienti dalla Campania. La Procura calabrese indaga ora per inquinamento ambientale e discarica abusiva, , ma il sospetto è che dietro ci sia un vero e proprio traffico di rifiuti tra regioni
Un alto livello di radioattività è stato riscontrato all’interno e, nel sottosuolo, davanti a un vecchio stabilimento in disuso sequestrato a Vibo Valentia, in località Porto Salvo e nel quale sono stati trovati rifiuti speciali, anche pericolosi, come pneumatici fuori uso, eternit e materiale ferroso, oltre a numerose ecoballe stoccate all’interno di capannoni e provenienti dalla Campania. Il provvedimento preventivo, emesso d’urgenza dal procuratore di Vibo Valentia, Camillo Falvo, e dal pm Filomena Aliberta ed eseguito dall’aliquota Carabinieri in forza presso la procura insieme a una squadra specializzata dei Vigili del Fuoco, riguarda un’area di circa 100mila metri quadrati che si trova nella zona industriale della località. “Stiamo cercando di capire quale sia la sostanza radioattiva che ha provocato la contaminazione e, soprattutto, se abbia riguardato anche la falda acquifera”, spiega a ilfattoquotidiano.it il procuratore capo Falvo, secondo cui dietro a questa scoperta potrebbe esserci un vero e proprio traffico di rifiuti speciali e pericolosi.
L’INCHIESTA – L’indagine è scattata dopo una segnalazione ricevuta dagli uffici della Questura nella quale si denunciava la situazione di degrado nell’area che era stata sede della società Ggr (Compagnia Generale Resine Sud), una volta impegnata nella produzione, lavorazione e applicazione di resine sintetiche e costruzione impianti di industria chimica. “Abbiamo raccolto e verificato diverse denunce nel territorio su presunti traffici e depositi illeciti di rifiuti, ma quella ci preoccupava particolarmente”, continua il procuratore che rivela particolari inquietanti. “Nonostante sia stato diffuso anche un servizio giornalistico che segnalava la possibilità che in quel sito fossero depositati rifiuti pericolosi – aggiunge -, ci sono segni evidenti che, anche dopo, si è continuato a portarli nel vecchio deposito”. Le ecoballe erano sistemate non in maniera casuale ed è chiaro che il sito doveva essere utilizzato per raccogliere quei rifiuti ed essere riempito, con una certa organizzazione, quasi una routine che è andata avanti nel tempo. La società aveva cessato l’attività nel 2009 e da allora i capannoni erano stati abbandonati. Non si tratta di una zona nascosta agli occhi indiscreti, ma di un’area vicina a una strada principale piuttosto trafficata.
LE VERIFICHE E IL RISCHIO – Le verifiche eseguite hanno confermato le condizioni in cui versava l’area e la presenza di rifiuti speciali e pericolosi. Già nei giorni scorsi è stato effettuato un primo sopralluogo e un esame radiometrico eseguito con l’ausilio dei tecnici del Dipartimento Arpacal di Vibo Valentia e Catanzaro che ha accertato un livello elevato di radioattività all’interno del sito. Circostanza confermata dai rilievi eseguiti con gli strumenti tecnici in dotazione ai Vigili del Fuoco. “Saranno disposti dei carotaggi per conoscere esattamente di quali sostanze si tratti, sperando che comunque non ci siano state contaminazioni della falda acquifera – commenta Falvo – Già sappiamo che in zona ci sono dei pascoli. E questo non ci rassicura”.
LA PISTA DEL TRAFFICO DI RIFIUTI – Oltre alle indagini sull’entità e la natura della contaminazione, sono in corso quelle sull’individuazione dei responsabili. “Le ecoballe arrivano dalla Campania, ma stiamo verificando – spiega il procuratore capo – che altri rifiuti non abbiano diverse provenienze. Si dovrebbe poter risalire all’origine, visto che sono stati trovati anche atti assicurativi e atti giudiziari”. Custode dell’area è stato nominato il sindaco pro tempore del comune di Vibo Valentia. Le ipotesi di reato al vaglio dei magistrati sono quelle di inquinamento ambientale e discarica abusiva, ma il sospetto è che dietro ci sia un vero e proprio traffico di rifiuti tra regioni. Per gli inquirenti i responsabili si sono appropriati di un sito abbandonato, cosa piuttosto frequente per i trafficanti di rifiuti che sono alla continua ricerca di questo tipo di capannoni.