Io ministro della Giustizia nel caso in cui Alfonso Bonafede venisse sfiduciato? Vado ripetendo da 30 anni, o forse di più, che i magistrati non devono fare politica, prima di tutto per il principio di separazione dei poteri e in secondo luogo perché non sono capaci. Noi ragioniamo in termini radicalmente diversi da quelli dei politici: decidiamo se uno è colpevole o innocente, non se una cosa è conveniente o meno”. Così, a “Dimartedì”, il magistrato Piercamillo Davigo, consigliere del Csm, risponde alla giornalista Paola Tommasi, che gli chiese è disponibile ad accettare un incarico di Guardiasigilli su proposta del M5s, in caso di sfiducia all’attuale ministro della Giustizia.

Davigo ricorda che la proposta di fare il ministro della Giustizia gli fu fatta dal primo governo Berlusconi. “Risposi: finora ho fatto il guardalinee, potete mai pensate che a metà della partita possa indossare la casacca di una delle squadre in campo?”.

Sul caso Di Matteo-Bonafede, il magistrato puntualizza di esserne informato solo sulla base di quello che ha letto sui giornali: “Io non so niente di quello che è avvenuto tra Di Matteo e Bonafede. Un giornale (“Il Riformista”, ndr) ha scritto che io avrei scatenato Di Matteo contro Bonafede, per vendicarmi del ministro della Giustizia in quanto avrebbe impedito l’approvazione di un emendamento che levava di 2 anni l’età pensionabile dei magistrati. Ho querelato quel giornale perché è intollerabile che si dica una cosa del genere“.

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