Calcio

Catania calcio, il 25 si decide sul fallimento. Tra petroldollari inesistenti, documenti falsi, acquirenti immaginari e indagini dei pm

Il presente indecoroso della società etnea è popolato da personaggi opachi e situazioni kafkiane. Solo due certezze: lunedì prossimo il Tribunale deciderà se far finire o dare speranza alla lunga storia dei siciliani, che potrebbero essere salvati da un gruppo di cui fanno parte il segretario della federazione italiana di atletica leggera Fabio Pagliara e l’ex allenatore dei rossazzurri Maurizio Pellegrino

Una complicata trattativa per la vendita e il rischio che il tribunale il 25 maggio cancelli 74 anni di storia dichiarando il fallimento con un colpo di penna. Il futuro del Catania Calcio ha le ore contate. La squadra che nel 2010 era stata capace di battere l’Inter del triplete di Josè Mourinho adesso annaspa in Serie C, travolta dai debiti e con decine di creditori alla porta. Da tempo l’attuale patron ed ex presidente Nino Pulvirenti ha messo in soffitta il vestito dell’imprenditore di successo e il suo impero economico si è sgretolato travolto dalle inchieste della procura, da quella per il crac della compagnia aerea Wind-Jet fino alle partite truccate del campionato di Serie B nella stagione 2014/2015.

Nei giorni scorsi, come se non bastasse, nella trattativa per cedere la società si è registrato il coinvolgimento di una compagnia petrolifera texana, di cui in città si parlava da giorni per il salvataggio della squadra. Inizia a girare anche una cifra: 10 milioni di euro. In realtà è una manovra di disturbo, con gli imprenditori a stelle e strisce ignari di tutto, sulla quale adesso indagano i magistrati etnei. L’enigma comincia da un documento che risulta essere stato stipulato l’8 maggio nello studio del notaio svizzero Walter Zandrini: una procura speciale, smentita dallo stesso professionista svizzero, conferita all’avvocato torinese Alessandro Lombardo, per trattare l’acquisto del Catania per conto della compagnia Apache corporation, società texana del ceo John Christmann. Subito dopo, tramite un comunicato stampa, spunta pure un numero di telefono dedicato ai giornalisti: a rispondere, in anonimo, un presunto intermediario dei petrolieri.

Lombardo e l’uomo del mistero giovedì scorso si ritrovano a Catania, seduti al tavolo delle trattative per firmare un patto di riservatezza. Con loro gli avvocati di Finaria, la holding che ingloba il Catania, lo stesso Pulvirenti e il presidente liquidatore del club Gianluca Astorina. Ma il faccia a faccia dura meno di dieci minuti. Colpa dell’uomo del mistero che si presenta con un documento falso intestato a Stefano Rosini, nato a Grosseto nel 1967 che però non corrispondeva alla fisionomia del “vero” Rosini. Quest’ultimo, insegnante di educazione fisica, allenatore di calcio under 15 e oggi dirigente del Pd grossetano, ovviamente non c’entra niente: “E’ una cosa incredibile – dice Rosini al ilfattoquotidiano.it – io faccio l’insegnante e non so nemmeno di cosa stiamo parlando, figuriamoci se volevo comprare il Catania”. Rosini ha presentato mercoledì mattina una denuncia alla Procura di Grosseto. Anche la società petrolifera americana con sede a Houston, in Texas, si dice ignara di tutto.

Secondo il quotidiano online Meridionews che a fornire quel documento durante l’incontro sarebbe stato Gian Luigi Lo Fermo, 50enne ex poliziotto di Piazza Armerina, in provincia di Enna. Non è chiaro il motivo della sua entrata in scena ma dietro di lui si cela un passato nebuloso con il coinvolgimento in svariati episodi di tentate truffe, compresa l’organizzazione di un finto servizio di vigilanza in Vaticano. Rimangono ancora da accertare i rapporti con l’avvocato Lombardo. Quest’ultimo ha annunciato di avere presentato un esposto in procura nei confronti del finto intermediario, stessa strada intrapresa dai legali di Finaria.

Di fatto questo episodio ha preceduto di poche ore l’istanza di fallimento presentata il 14 maggio dalla Procura di Catania al tribunale fallimentare con le successive dimissioni dell’amministratore delegato Giuseppe Di Natale e del vicepresidente Ignazio Scuderi. Nel documento di 14 pagine, i pm Fabio Regolo e Alessandra Tasciotti scrivono che il Catania è una “società fortemente indebitata con uno squilibrio indotto da una struttura reddituale insufficiente. Con una società incapace di adempiere regolarmente alle proprie obbligazioni”. Il debito, evidenziano i magistrati, negli ultimi cinque anni è aumentato da 4,5 a 15 milioni di euro. L’udienza è stata fissata per il 25 maggio: la Procura chiederà in via d’urgenza la nomina di un Cda di amministratori nominati dal Tribunale in sostituzione di quelli in carica. Adesso, prima ancora dei giudici, la palla passerà all’unico gruppo finora interessato all’acquisto. Lo stesso, di cui fanno parte il segretario della federazione italiana di atletica leggera Fabio Pagliara e l’ex allenatore del Catania Maurizio Pellegrino, che oggi si costituirà in società per azioni per avanzare l’offerta decisiva per evitare il fallimento. L’alternativa è un colpo di spugna a tutto quello che è stato per ricominciare da zero.