Scienza

Coronavirus, isolato il virus in un neonato di 7 settimane. Tampone eseguito cinque giorni dopo il caso del paziente 1 di Codogno

Un risultato importante che dimostra che "la circolazione del nuovo virus nella popolazione pediatrica avveniva già prima dell’epidemia riconosciuta in città" e supporta l’ipotesi che "nei bambini la circolazione del virus è spesso misconosciuta"

Cinque giorni dopo quello che è passato alla “storia” dell’epidemia di coronavirus come il caso del paziente 1 di Codogno (Lodi) il 21 febbraio, a Parma un neonato di appena 7 settimane è stato eseguito un tampone. E i medici dell’ospedale di Parma avevano capito che il piccolino potesse essere stato infettato da Sars Cov 2 quando ancora si pensava che i bambini fossero sostanzialmente meno suscettibili degli adulti. Ed è così che nella letteratura scientifica su Coviv 19 entra il primo caso di isolamento del virus in un lattante. Il campione naso-faringeo del bimbo ricoverato, è arrivato in laboratorio il 26 febbraio. Ciò dimostra che “la circolazione del nuovo virus nella popolazione pediatrica avveniva già prima dell’epidemia riconosciuta in città” e supporta l’ipotesi che “nei bambini la circolazione del virus è spesso misconosciuta”. L’isolamento è s stato effettuato all’Università di Parma ed il dato è pubblicato su International journal of infectious diseases.

Prima firmataria dello studio è la direttrice della Scuola di Specializzazione in Microbiologia e Virologia dell’Università di Parma Adriana Calderaro, in collaborazione con Flora De Conto e Maria Cristina Arcangeletti. Il neonato è stato ricoverato per pochi giorni con febbre e mal di gola riferiti “ad una generica affezione dell’apparato respiratorio per la quale non era stato formulato un sospetto clinico di Covid 19”. Lo sviluppo in coltura del virus è avvenuto dopo 10 giorni probabilmente anche a causa della bassa carica virale del campione originale. Ciò dimostra ancora una volta, afferma il team di ricerca, che il metodo di “maggiore sensibilità per la diagnosi virologica è l’esame colturale, il quale è l’unico metodo diagnostico che consente di dimostrare l’infettività del virus”.

Il risultato, affermano, “è rilevante. Infatti, dal punto di vista epidemiologico dimostra che la circolazione di questo nuovo virus nella popolazione pediatrica avveniva già prima dell’epidemia riconosciuta in città e questo è a supporto dell’ipotesi che nei bambini la circolazione del virus è spesso misconosciuta in conseguenza delle manifestazioni cliniche lievi e comuni ad altre affezioni respiratorie”. Per questa ragione, il virus “può avere una diffusione silente e subdola ad altri soggetti”. Dal punto di vista diagnostico, la “rilevanza del risultato conferma che l’esame colturale è il metodo di riferimento per la diagnosi virologica”. In questo caso, il primo di isolamento in coltura del Sars Cov 2 da lattante, a quanto risulta dai dalla letteratura scientifica, solo l’esame colturale ha consentito la identificazione. Infine, concludono i ricercatori, “il risultato consentirà di avere conoscenze ulteriori su questo nuovo virus e di condurre analisi comparative con il virus isolato dalla popolazione adulta e pediatrica, sia in Italia sia all’estero“.

Lo studio