“Le Regioni devono essere responsabili per le modalità con cui si rimettono in cammino. L’ipotesi delle riaperture interregionali dal 3 giugno è stata già ufficializzata dal presidente del Consiglio, ma a condizione che si rispettino i dati del monitoraggio sull’epidemia. Se una Regione è ad alto rischio, è evidente che non può partecipare alla mobilità interregionale“. Sono le parole pronunciate dal ministro degli Affari Regionali, Francesco Boccia, nella sua audizione alla Commissione Federalismo Fiscale alla Camera dei deputati.
Il ministro spiega: “La fase 2 poggia sul monitoraggio quotidiano dell’andamento dell’epidemia regione per regione. Si tratta di un monitoraggio costruito dal ministero della Salute, che è molto sofisticato e che funziona molto bene. Altri Paesi lo guardano con interesse. Nella fase 1, dal 31 gennaio 2020, giorno di proclamazione dello stato di emergenza sanitaria in Italia, sono stati emanati 13 decreti legge, 14 dpcm, 592 ordinanze regionali e circa 300 tra provvedimenti ministeriali e ordinanze di Protezione civile – continua – La fase 2 ha dei punti fermi: il rafforzamento delle terapie intensive, il rafforzamento delle terapie sub-intensive, l’incrocio tra tamponi e capacità del sistema sanitario territoriale di assistere i positivi asintomatici. La fase 2, insomma, è la fase del monitoraggio, dell’Italia che si rimette in cammino“.
E aggiunge: “Un Paese che si rimette in cammino non poteva che avere Regioni più autonome su cosa riaprire e in quanto tempo. Ricordo che il governo centrale ha dato alle Regioni la facoltà di riaprire, non l’obbligo. Il Cdm con un decreto legge ha indicato la strada e la rotta. Non abbiamo detto: ‘Dovete riaprire’. Abbiamo detto: ‘Potete riaprire a condizione che’. Ogni Regione si assume la responsabilità di riaprire gradualmente, di riaccendere progressivamente quei singoli interruttori che erano stati spenti – prosegue – E’ inevitabile che ci siano andature regionali differenziate, anzi ci sono già Regioni che decidono di riaprire qualche giorno dopo alcune attività. Questa scelta non va etichettata come un ritardo, ma come una decisione dettata da opportuna e saggia prudenza. Non vince la fretta, ma la valutazione saggia dei numeri. Nessuno deve avere fretta, perché noi stiamo costruendo modelli che devono farci convivere col virus. Non c’è un vaccino. Il vaccino migliore è il nostro comportamento“.
Boccia, infine, rende un tributo di ringraziamento a tutti i presidenti di Regione: “Nonostante momenti anche duri e difficili, alla fine la leale collaborazione ci ha consentito di resistere, anzi di vincere questa prima battaglia con il virus. Abbiamo rimesso il Paese in sicurezza. Siamo partiti da un R0 che viaggiava da 3,5-4 con punte di 4,3 nelle aree più critiche del Paese e ci siamo rimessi in cammino con un R0 pari a 0,4-0,5-0,6. Ora dobbiamo difendere questi numeri e dobbiamo farlo sapendo che è il patrimonio maggiore da cui ripartiamo”.