Giustizia & Impunità

Csm, Di Matteo: “Stop ritorno in servizio dell’ex capo di gabinetto di Bonafede”. Si era dimesso dopo l’articolo del Fatto.it

La pratica per il ritorno in magistratura di Fulvio Baldi era considerata urgente: è stata rinviata al plenum di domani, giovedì 21 maggio. Il consigliere di Palazzo dei MaresciallI: "Serve una riflessione sul dato normativo e sulla inevitabilità di questo ricollocamento in ruolo proprio alla procura generale della cassazione, ufficio titolare dell’azione disciplinare nei confronti dei magistrati"

Stop al ritorno in servizio dell’ex capo di gabinetto di Alfonso Bonafede. Lo ha chiesto e ottenuto Nino Di Matteo, consigliere del Csm durante il plenum di Palazzo dei marescialli. La pratica per il ritorno in magistratura di Fulvio Baldi era considerata urgente: è stata rinviata al plenum di domani, giovedì 21 maggio. Baldi si è dimesso dopo la pubblicazione sul fattoquotidiano.it di alcune intercettazioni con il pm romano Luca Palamara, sotto inchiesta a Perugia per corruzione. L’ex capo di gabinetto ha chiesto di rientrare nello stesso ruolo – sostituto procuratore generale alla procura generale della Cassazione – che ricopriva prima di andare al ministero. Proprio a quei colloqui ha fatto riferimento Di Matteo per chiedere il rinvio della decisione.

“Abbiamo appreso da conversazioni del dottor Fulvio Baldi, nelle quali si fa riferimento alla scelta di dirigenti da collocare fuori ruolo, che venivano seguiti criteri derivanti dall’appartenenza correntizia”, ha detto Di Matteo, motivando la richiesta di rinvio al prossimo Plenum con la necessità di una riflessione “sulle conseguenze di un suo ricollocamento presso la Procura generale della Cassazione” . “A mio avviso – ha spiegato- serve una riflessione sul dato normativo e sulla inevitabilità di questo ricollocamento in ruolo proprio alla procura generale della cassazione, ufficio titolare dell’azione disciplinare nei confronti dei magistrati”.

Nelle intercettazioni pubblicate dal fattoquotidiano.it, Baldi discute con Palamara di colleghi magistrati – tutti esponenti di Unicost, la corrente moderata delle toghe – da piazzare al ministero. Palamara, che era già sotto inchiesta a Perugia A un certo punto Baldi dice a Palamara (che lo chiamava “Fulvietto”): “Se no che cazzo li piazziamo a fare i nostri?”. Le intercettazioni sono agli atti dell’inchiesta di Perugia, chiuse da alcune settimane. L’indagine ha provocato un vero e proprio terremoto fin dentro le stanze di Palazzo dei marescialli, con le dimissioni di cinque consiglieri e l’azzeramento dell’iter per la nomina del nuovo capo della procura di Roma.