Follow the money. Se vuoi capirci qualcosa della crisi di governo, vagheggiata, anticipata o solo sperata, prendi una penna e fai un’addizione. La sfortuna di Giuseppe Conte di dover governare un Paese boccheggiante, con le terapie intensive piene e le fabbriche vuote, si sta rivelando come la più grande opportunità che un politico possa immaginare: avere un borsino della spesa decuplicato. A conti fatti da qui al prossimo autunno i danari spesi o solo pianificati supereranno di molto i cento miliardi di euro. La somma delle misure, quelle contingenti e straordinarie già assunte, e le altre che arriveranno dall’Europa, tracceranno il suo destino. E’ proprio il portafoglio pieno di ricchi assegni che il presidente del Consiglio si trova a poter staccare ad essere fonte dei suoi possibili guai futuri.

Quelle andate in onda oggi, con la votazione delle mozioni di sfiducia al ministro della Giustizia Bonafede, sono solo prove tecniche, approssimazioni della capacità delle opposizioni di cooptare pezzi di maggioranza per aprire la porta al “nuovo”. Nessuno sa cosa sia questo nuovo, e nessuno conosce dove sia. Ma la suggestione è sufficiente a stimolare gli appetiti. Legittimo che chi fa politica intenda esercitarsi al governo del Paese. Meno serio è però che chi al governo già è salito, pensi ora a come scenderne ma solo per poi risalire.

Invece di avere il buon governo viene solo un gran mal di testa, vero Matteo Renzi?

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