di Pietro Ronzoni

Nel 1892 lo psicologo statunitense Joseph Jastrow propose “l’illusione anatra-coniglio”, una delle prime rappresentazioni figurative volte ad illustrare un’illusione ottica. In quest’immagine c’è chi ci riconosce immediatamente un’anatra e chi un coniglio, ma la realtà è che entrambe le ipotesi sono corrette. Esistono tanti altri esempi di come un soggetto che all’apparenza può sembrare univoco si possa rivelare tutt’altro se osservato da una diversa angolazione o sotto un’altra luce. Questione di punti di vista.

Anche nel calcio, così come in qualsiasi altro ambito, si possono trovare esempi simili. Quello che probabilmente può essere considerato più incline a questa visione è il concetto di “bel gioco”. Da un lato c’è chi pensa che giocare palla a terra e in rapidità, ricorrendo ad un gioco che fa perno sul possesso palla, sia l’unica via da seguire per vantare successi meritati, mentre dall’altro c’è chi crede che giocare duro, chiudendosi in difesa e ripartendo in contropiede sia un’alternativa più che valida. Chi ha ragione? Entrambi.

José Bordalás, allenatore del Getafe nonché ex attaccante alicantino famoso per il suo spirito guerriero, ha le idee ben chiare in merito e non ha avuto troppi problemi nello schierarsi quando ha dichiarato al quotidiano El Mundo Deportivo: “Qual è il senso di fare 30 tocchi nella tua metà campo se poi non vai avanti? Le persone hanno iniziato a confondere il possesso palla con un buon calcio”.

Bordalás è subentrato sulla panchina del club in Segunda División nel 2016, guidandolo in Liga al primo tentativo e centrando la qualificazione in Europa League nel giro di due stagioni, sfiorando la Champions per solo un punto. Fin da subito ha dettato due semplici dogmi: 4-4-2 compatto in campo e gruppo affiatato nello spogliatoio.

Quella che a tutti gli effetti può essere considerata la terza squadra di Madrid, costretta da sempre a vivere all’ombra dei cugini Merengues e Colchoneros, è da tre stagioni la vera sorpresa della Liga, nonché esponente di spicco di una proposta di gioco ruvida ed esteticamente discutibile, l’antitesi perfetta del tiqui taca di stampo blaugrana. Forse poco appagante alla vista, ma sicuramente concreta ed efficace. E nel calcio, si sa, quello che alla fine conta di più è il risultato. Il fine, non il mezzo.

Oltre ad aver eliminato l’Ajax nei sedicesimi di finale di Europa League, al momento dello stop causato dal Covid-19 il Getafe occupava il quinto posto nella classifica della Liga, a pari punti con la Real Sociedad (quarta), in ritardo di un solo punto dal Siviglia (terzo) e con un punto di vantaggio sull’Atletico (sesto). Ma classifica a parte, i numeri fatti registrare nelle 27 partite disputate parlano chiaro, delineando perfettamente l’anima della squadra di Bordalás.

Un misto di aggressività e concretezza simile per certi aspetti all’Atletico e agli antipodi del Barcellona. Piuttosto che creare gioco preferiscono di gran lunga distruggere quello degli avversari. Ne è la prova la prestazione messa in mostra contro gli olandesi, durante la quale è stato registrato un tempo effettivo di gioco tra i più bassi di sempre: 42’36”. Meno tempo si gioca, meno pericoli si corrono.

Con 25 goal subiti – meno di uno a partita – il Getafe è la quarta miglior difesa, mentre l’attacco, con 37 goal segnati, è l’ottavo della Liga. Entrando nel dettaglio, però, possiamo notare quanto le azioni offensive siano estremamente concrete: nonostante occupi la 14esima posizione per conclusioni totali (289), l’attacco del Getafe realizza un goal ogni 7,8 tiri totali (quarto in questa classifica speciale) e ogni 2,9 tiri nello specchio (quinto). Gli avanti arrivano faticosamente alla conclusione, ma quando ci riescono sono spaventosamente concreti.

Altri numeri molto interessanti riguardano il possesso palla: partendo dal presupposto che con una media del 41,9% a partita quello del Getafe è il minor possesso palla della Liga (48,9% in casa e 34,9% in trasferta), il particolare che lascia stupiti si riferisce alle zone di campo in cui questo possesso viene registrato. Infatti, mentre sia in difesa che a centrocampo gli Azulones si confermano all’ultimo posto tra le squadre della Liga, in attacco risalgono fino al nono.

Inoltre, i madrileni sono 20esimi per numero di passaggi corti ma secondi (alle spalle dell’Eibar) per passaggi lunghi. Recuperato il pallone nelle retrovie, quindi, Djené e i compagni di reparto non provano ad imbastire una manovra palla a terra cercando Maksimovic o Arambarri sulla linea mediana, ma lanciano subito in direzione delle punte o degli esterni, scavalcando nettamente il centrocampo. Il risultato è che solo il 63% dei passaggi va a buon fine, con il veterano Jorge Molina chiamato a fare a sportellate nel tentativo di ‘spizzare’ il pallone e favorire gli inserimenti di Jaime Mata, suo partner d’attacco.

Il tratto distintivo, però, è senza ombra di dubbio l’aggressività: il Getafe è la squadra della Liga che ha commesso il maggior numero di falli (19 a partita) e che ha ricevuto più cartellini (93 gialli e 3 rossi), ma nonostante questi numeri gli Azulones sono solo sesti per numero totale di contrasti. Anche in questo caso il dato affascinante è la zona in cui avvengono questi tackle: la squadra di Bordalás è 18esima per contrasti in difesa, ma prima a centrocampo e terza in attacco.

Restando in tema, il Getafe è anche la squadra che prova più volte il pressing nei confronti dell’avversario che riceve palla, e anche in questo caso la statistica si ripete: 12esimi per pressing portato in zona difensiva, primi nella linea mediana e secondi in zona offensiva.

Il Getafe non è quindi la classica squadra che si abbassa e si chiude aspettando gli avversari con linee strettissime a ridosso della propria area, ma preferisce piuttosto difendere alto, tentando di tenere i pericoli il più lontano possibile da zone a rischio.

A Bordalás va accreditata la geniale intuizione di aver saputo riconoscere e accettare i limiti della sua squadra, per poi trasformarli in temibili punti di forza. Di aver dimostrato con i fatti che chiunque può distinguere un coniglio dove tutti vedono solo anatre.

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