In Ungheria i cittadini transgender e intersessuali non potranno modificare i documenti di identità cambiando il nome o la propria identità di genere. Il parlamento, per due terzi controllato dal leader ultraconservatore Viktor Orban, ha approvato un emendamento legislativo che definisce il genere come “sesso biologico basato sulla nascita e sul genoma”. In altre parole, obbliga a mantenere sui documenti il genere con cui si viene registrati alla nascita, anche se nel frattempo si è assunta una nuova identità, che non verrà riconosciuta giuridicamente, vietando la registrazione del cambiamento di sesso nello stato civile.
Il provvedimento – che si inserisce nella politica di ripristino dei valori tradizionali portata avanti da Orban – è stata approvata con 133 voti della coalizione di governo guidata dal premier. Ci sono stati 57 voti contrari e quattro astensioni. Diverse preoccupazioni sono state sollevate dal Parlamento europeo, dall’Alto commissariato Onu dei diritti umani, dal Consiglio d’Europa e dalla Società psicologica ungherese. Già lo scorso mese l’Ue aveva chiesto a Orban di riferire sui ‘pieni poteri’ (ottenute per il contrasto all’emergenza coronavirus) e sulle misure messe in atto che ‘devono essere in linea con lo Stato di diritto‘. Ma Orban aveva declinato l’invito di David Sassoli all’Eurocamera. Ieri, con l’approvazione dell’emendamento, si è aperto un nuovo fronte di tensione. “È scandaloso che il Parlamento abbia deciso di adottare questa odiosa legge in contrasto con le preoccupazioni sollevate da decine di organizzazioni – ha affermato Tamas Dombos, membro del Consiglio di amministrazione dell’Alleanza ungherese Lgbt – Utilizzeremo ogni via legale per contestare questa legge nei tribunali ungheresi e internazionali”.
Amnesty International – Anche Amnesty International esprime preoccupazione: “Questo voto spinge l’Ungheria indietro verso tempi bui e sopprime i diritti delle persone transgender e intersessuate, che dovranno subire non solo ulteriori discriminazione ma anche le conseguenze di un clima ancora più intollerante e ostile verso la comunità Lgbti”. “Ogni persona ha diritto al riconoscimento giuridico dell’identità di genere e deve poter cambiare il suo nome e i riferimenti al genere su tutti i documenti ufficiali”, aggiunge la ricercatrice di Amnesty sull’Ungheria, Krisztina Tamas-Saroy.