La sperimentazione sugli uomini è iniziata da un mese e bisognerà aspettare gli esiti della fase 3, quella finale. Intanto si stanno concludendo accordi per accelerare i tempi nel caso il composto fosse efficace e sicuro
Gli occhi della comunità scientifica da settimane erano puntati su Oxford. Il vaccino, prima testato sulle scimmie e da un mese sugli uomini, sta per entrare nell’ultima fase. Terminata la sperimentazione su un congruo numero di volontari: 3000 a cui sarà somministrato il composto e 3000 a cui verrà dato un placebo, si saprà se funziona davvero. La multinazionale Astrazeneca ha concluso i primi accordi per la produzione di almeno 400 milioni di dosi di quello che è considerato il potenziale vaccino anti Sars Cov 2 in sperimentazione allo Jenner Institute del prestigioso ateneo britannico – con una capacità di produzione di 1 miliardo di dosi 2021 – e avvierà le prime consegne a settembre. Dopo la prelazione di 30 milioni di dosi da parte del Governo inglese, la compagnia rende noto che sta lavorando ad accordi in parallelo, anche con altri governi europei, per assicurare una “ampia ed equa fornitura del vaccino nel mondo, con un modello no-profit, durante la pandemia”.
Gli Usa – che pur festeggiavano per i risultati della casa farmaceutica Moderna – entrano nella squadra per lo sviluppo del vaccino al quale collabora anche l’azienda italiana Irbm di Pomezia. Un finanziamento di oltre 1 miliardo di dollari è arrivato infatti dall’Autorità Usa per la ricerca biomedica avanzata (Barda) alla Astrazeneca per lo sviluppo, la produzione e la fornitura a partire dall’autunno. Il programma di sviluppo include una fase di sperimentazione clinica con 30mila partecipanti ed anche una sperimentazione pediatrica.
La compagnia si sta inoltre impegnando con organizzazioni internazionali come la Coalition for Epidemic Preparedness Innovations (CEPI), l’Alleanza per i vaccini Gavi e l’Organizzazione mondiale della sanità per una una “giusta allocazione e distribuzione del vaccino nel mondo”. Contatti sono in corso pure con il Serum Institute of India ed altri potenziali partner, al fine di aumentare la produzione e la distribuzione del vaccino. Astrazeneca, inoltre, parteciperà alla nascita di un centro di ricerca congiunto per la risposta alle pandemie presso Oxford. Al momento è in corso la fase 2 per provarne la sicurezza, immunogenicità ed efficacia – in oltre 1000 volontari sani tra 18 e 55 anni in vari centri in Inghilterra. Se i risultati saranno positivi, i test finali saranno condotti anche in altri Paesi. Astrazeneca riconosce che il vaccino “potrebbe non funzionare, ma è impegnata a portare avanti il programma e la sperimentazione clinica con velocità, e ad aumentare la produzione ‘a rischio’“. Alcuni giorni fa Il Telegraph aveva scritto che alcuni scimmie si erano ammalate. Ma sul punto è arrivata una secca smentita: “Il macaco non si è ammalato, sono stati pubblicati i risultati dei test sugli animali è stato evidenziato che in uno dei macachi erano rimaste tracce del virus all’interno del naso, il macaco sta benissimo l’unico problema è eventualmente che gli può venire una rinite o un raffreddore. Si tratta di trovare la dose giusta del vaccino” ha spiegato, Piero Di Lorenzo, presidente e ad di Irbm.
La squadra al lavoro sul potenziale vaccino potrà contare anche su altri finanziamenti. Bill Gates, il fondatore di Microsoft diventato filantropo da anni, avevano annunciato un mese fa che se il vaccino si fosse dimostrato efficace avrebbe contribuito con la sua fondazione. Gates, in una intervista al Times, aveva spiegato di essere in contatto con il team guidato da Sarah Gilbert, capo del programma in corso presso lo Jenner Institute. “È magnifica”, ha sottolineato e il loro lavoro “è uno dei maggiori in corso”. Se la sperimentazione darà esito positivo, aggiunge, sono già pronti accordi con le case farmaceutiche per produrlo. In tal caso, conclude, “contribuiremo a garantire che venga realizzata una produzione di massa“.