La gestione dei rifiuti durante il coronavirus è un affare tutt’altro che facile, tra mascherine e guanti infetti da smaltire, la guerra all’usa e getta che rischia di frenare e deroghe ai limiti sul deposito di rifiuti che, tra un decreto e un altro, sono diventate legge. Partiamo dalle certezze: per gestire i rifiuti in questo periodo serve puntare sull’utilizzo, in ambiti non professionali, di mascherine protettive lavabili e riutilizzabili. Perché è questa la strada per evitare di dover affrontare un’emergenza nell’emergenza. Lo ha detto il presidente dell’Istituto superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti ed è anche la linea dell’Unione europea. Nonostante il Covid-19.
La Commissione Ue, infatti, ha respinto le argomentazioni della European Plastics Converters (EuPC), l’associazione europea dei convertitori plastici, che chiedeva di posticipare le scadenze della direttiva 2019/904 (la SUP) per la messa al bando di alcuni articoli in plastica monouso. Nel frattempo, il presidente della Commissione Ecomafie, Stefano Vignaroli, ha posto l’accento su un altro tema: “Mi preoccupano le deroghe al deposito temporaneo dei rifiuti disposte dall’articolo 113-bis inserito nella legge di conversione del decreto Cura Italia: meglio sarebbe stato vararle per un tempo limitato. Così si lascia una pesante eredità al futuro“.
Il nodo delle deroghe – L’articolo di cui parla Vignaroli ha, di fatto, modificato in via definitiva (aumentandoli) i limiti rispetto alla quantità di rifiuti e al tempo di permanenza in un deposito temporaneo, senza alcuna autorizzazione, prima che questi siano avviati a smaltimento o recupero. In pratica, è consentito un deposito temporaneo dei rifiuti fino ad un quantitativo massimo doppio rispetto a prima, ovvero fino a 60 metri cubi (di cui al massimo 20 metri cubi di rifiuti pericolosi) e fino a 18 mesi (prima era un anno). Le senatrici di LeU Loredana De Petris e Paola Nugnes hanno depositato un’interrogazione per chiedere al ministro dell’Ambiente se ci fosse davvero bisogno di questo provvedimento, visto che lo stesso Costa, davanti alla Commissione Ecomafia “non solo ha smentito questo aumento – scrivono le senatrici – ma ha precisato che, da quando è stata dichiarata l’emergenza Covid-19 i rifiuti, soprattutto urbani (sia da differenziata sia da indifferenziata), sono notevolmente diminuiti a causa della contrazione del turismo e della chiusura di molte attività commerciali”.
Lo smaltimenti dei rifiuti sanitari – E in effetti in audizione Sergio Costa ha spiegato che negli impianti di incenerimento per rifiuti sanitari è al momento presente una capacità inutilizzata di 200mila tonnellate annue, mentre alcune aziende italiane avrebbero già messo a punto metodi di sanificazione per l’avvio al riciclo dei dispositivi di protezione individuale. Il Politecnico di Torino stima che per la Fase 2 occorrerà circa un miliardo di mascherine al mese. Ma, secondo le stime, solo per quanto riguarda questo tipo di dispositivo, grazie a quelle riutilizzabili l’impiego mensile si ridurrà di un terzo. Lo stesso Costa ha disegnato una rotta: “Dobbiamo ridurre l’usa e getta e puntare sul materiale recuperabile secondo i principi dell’economia circolare” ha dichiarato pochi giorni fa, proprio mentre annunciava di aver firmato lo statuto del primo consorzio di bioplastiche in Italia, Biorepack, che racchiude 252 aziende, 2600 addetti, 700 milioni di euro di fatturato e una produzione di 90mila tonnellate di bioplastica all’anno. Il ministro ha anche spiegato che verrà istituito un tavolo con rappresentanti del ministero dell’Ambiente, dell’Istituto superiore di Sanità, Ispra e operatori del settore rifiuti, con l’obiettivo di monitorare i flussi di rifiuti indifferenziati, da raccolta differenziata e sanitari ed elaborare eventuali nuove linee guida.
I dati dell’Ispra sulla capacità degli impianti – E proprio dall’Ispra arrivano le stime sui rifiuti da gestire nei prossimi mesi: secondo i dati da qui a fine anno il sistema italiano dovrà fare i conti con un quantitativo di rifiuti derivanti dall’uso di mascherine e guanti compreso tra 150mila e 450mila tonnellate. Il presidente della Commissione Ecomafie non nasconde la sua preoccupazione sull’abbandono di questi dispositivi. “È fondamentale porsi il problema di come fronteggiare la dispersione nell’ambiente di guanti e mascherine, andando a privilegiare sempre quelli lavabili e riutilizzabili” ha dichiarato Vignaroli. La crescita di questi rifiuti, però, secondo Ispra, non causerà criticità per il sistema impiantistico italiano “perché è compensata dalla riduzione del 10% dei rifiuti urbani quantificabile in 500mila tonnellate in meno” ha spiegato il direttore generale Alessandro Bratti. Gli impianti, per ora, bastano: ad oggi è presente in Italia una capacità impiantistica in grado di trattare circa 340mila tonnellate di rifiuti sanitari (di cui 220mila tramite incenerimento e 120mila con sterilizzazione), a fronte di circa 145mila tonnellate di quantità effettivamente trattate (96mila tramite incenerimento, 50mila con sterilizzazione).
Il movimento 5 stelle: “Stop agli inceneritori” – Da qui anche le considerazioni del Movimento 5 Stelle. “Non esiste alcuna emergenza impiantistica di smaltimento legata al Covid-19, anzi è il contrario. Gli impianti di smaltimento italiani non sono mai stati così vuoti con una riduzione dei rifiuti urbani in tutta Italia che va dal -13,6% al -10%, con l’indifferenziata che ha registrato un – 25% a Milano, – 11.5% a Torino fino ad un -20% di Roma nel mese di aprile che a maggio è circa -13%” commentano Ilaria Fontana, vice presidente del gruppo del Movimento 5 Stelle alla Camera e Paola Deiana, capogruppo pentastellata in commissione Ambiente a Montecitorio. A questi dati si aggiunge la riduzione dei rifiuti speciali dovuta allo stop delle industrie nel periodo del lockdown. Nel convegno in streaming “RipartiAmo Ambiente” (promosso dal M5s e trasmesso su Teleambiente), dedicato alla gestione dei rifiuti nella fase 2, le due deputate hanno ricordato che l’Unione europea ha indicato che bisogna continuare a puntare su riduzione, riciclo, recupero di materia. Convegno nel corso del quale la consulente del ministero dell’Ambiente Rosanna Laraia ha spiegato che ci sono “200mila tonnellate in meno di rifiuti sanitari rispetto a quanto preventivato dalle prime stime”. Chiaro il messaggio: puntare su inceneritori e discariche non avrebbe senso, anche perché non è quello che ci dice l’Europa. Così come non ha senso rallentare la lotta al monouso.
L’usa e getta e il falso mito della sicurezza – Ed è per questo che la deputata di LeU Rossella Muroni, ex presidente di Legambiente, ha chiesto (di recente anche in un question-time alla Camera al ministro Costa) che si contrasti “il rilancio della plastica usa e getta (non solo per i necessari dispositivi di protezione personale) accompagnato da una campagna di promozione in atto – spiega la deputata – per la quale la plastica sarebbe la via più sicura per far ripartire il Paese”, quando invece non è così. Lo dice il National Institutes of Health. Costa ha parlato di fakenews. E lo ha spiegato anche Enzo Favoino della Scuola Agraria del Parco di Monza e referente europeo per la rete ‘Zero Waste’: sulla plastica il virus rimane per 72 ore “contro le 24 ore di carta e metallo”. “Non è vero che dal punto di vista igienico-sanitario l’usa e getta sia più sicuro del riutilizzabile – ha aggiunto Favoino – e ciò viene confermato dalla normativa Ue, dai programmi “che non verranno fermati” per la messa al bando dell’usa e getta della plastica monouso e dal fatto che “da nessuna parte nelle linee guida europee viene inserito l’incenerimento come soluzione”.