“Dopo il fallito attentato a l’Addaura, quando addirittura circolano voci che addirittura se lo sia organizzato da solo, Giovanni Falcone chiese di incontrarmi. Mi disse di avere finalmente capito che dietro a Cosa Nostra c’erano ‘menti raffinatissime’ che guidavano il gioco della mafia“. Lo ha detto durante una puntata di “Atlantide”, il programma condotto da Andrea Purgatori su La7, il giornalista Saverio Lodato, che intervistò il magistrato Giovanni Falcone per l‘Unità all’indomani dell’attentato dell’Addaura, avvenuto il 21 giugno 1989.
Poi rivela: “Chiesi a Falcone quei nomi. Fui molto insistente, anzi incalzai su quei nomi. Falcone parlava al plurale con la consapevolezza del fatto che si trovava invischiato in un grande capitolo di quella che era e poi sarebbe diventata pubblicamente la trattativa Stato-mafia. Mi fece il nome del dottor Bruno Contrada, ma mi diffidò dallo scriverlo e mi disse: ‘Se tu scrivi il nome di Bruno Contrada, dicendo che è un personaggio di cui io non ho grande stima e grande fiducia, tu con me non avrai più alcun tipo di rapporto”.
In diretta arriva la chiamata dell’avvocato Stefano Giordano, legale di Contrada: “Il mio cliente è incensurato, si deve chiedere scusa al mio assistito”. Il riferimento del legale è per la sentenza della Corte europea dei Diritti dell’uomo del 2015 secondo la quale Contrada non doveva essere né processato né condannato perché all’epoca dei fatti a lui contestati – gli anni Ottanta – il reato di concorso in associazione mafiosa non era “chiaro, né prevedibile”. Il 6 aprile 2020, la Corte d’Appello di Palermo ha liquidato a favore dell’ex 007 Bruno Contrada la somma di 667mila euro a titolo di riparazione per l’ingiusta detenzione patita nel procedimento penale. “Ieri sera sono stato diffamato e calunniato. Provo solo disprezzo e nient’altro. Devono trovare un colpevole ad ogni costo, e lo hanno trovato in me. Non si rassegnano. Ma io non ci sto. Basta. Denuncio tutti“, ha detto oggi l’ex superpoliziotto.
In realtà la sentenza della Cedu non entra nel merito dei fatti contestati a Contrada ma si limita a dire che all’ex numero 3 del Sisde veniva contestato un reato non esistente all’epoca dei fatti. In chiusura di puntata Lodato ha telefonato alla trasmissione per replicare all’avvocato Giordano e sottolineare che “quando Giovanni Falcone mi disse quelle cose era il 1989. Bruno Contrada non era neanche sotto inchiesta per mafia. Non era arrivata a sentenza definitiva di Cassazione la sentenza di sua colpevolezza. Non c’era neanche la sentenza della Corte d’Appello di Palermo che recepisce le indicazione della Corte Europea. Io prendo atto di quello che dice l’avvocato Giordano. Afferma che il suo cliente è innocente, ma devo dirgli che il giudizio di Giovanni Falcone nei confronti di Bruno Contrada non era lusinghiero. Tutt’altro. Questo mi ricorreva l’obbligo di dire e confermare”.