In Iran un atleta di parkour, Alireeza Japalaghy, è stato arrestato dopo aver postato delle foto provocanti con un panorama mozzafiato insieme ad una ragazza su un tetto di Teheran. La star è molto conosciuta in Iran e conta oltre 133mila follower su Instagram. Le accuse nei suoi confronti sono di “atti osceni”. Il capo della polizia Hossein Rahimi, citato dall’Isna ha dichiarato “Siamo contrari al comportamento osceno di quest’uomo e della sua compagna in violazione delle regole della Repubblica Islamica”.

Il parkour è uno sport estremo, nato in Francia negli anni 90, che combina l’efficienza del movimento attraverso il paesaggio urbano con salti che sfidano la morte. È una disciplina metropolitana che consiste nell’eseguire infatti, un percorso estremo o acrobatico, ed è molto popolare in alcune zone della capitale iraniana. È stato proprio il fratello di Alireza a pubblicare la notizia del suo arresto, affermando che era stato portato via da casa e condotto in carcere.

Il capo della polizia ha inoltre aggiunto che stanno cercando anche la ragazza nella foto, per essersi mostrata sui social senza il velo, e dunque per aver violato il codice di abbigliamento della Repubblica islamica, che permette alle donne di lasciare scoperti solo volto, mani e piedi e soprattutto non permette di mostrarsi neanche dalla proprie abitazioni sui social a capo scoperto.

Tutte le donne in Iran, compresi i dignitari in visita e turisti stranieri, sono obbligati a coprire i capelli. Anche prima di scendere dall’aereo qualunque compagnia avverte le donne, che lo Stato della Repubblica Islamica impone il velo. Lo Stato non prescrive forme esatte, colori e dimensioni per i copricapo e così, nel corso degli anni, molte donne iraniane hanno dato vita a una molteplicità di varianti.

Ultimamente i veli sono cambiati e una modalità tra le più diffuse è quella di scegliere foulard colorati, a volte di un tessuto trasparente, che attraverso una particolare acconciatura, scopre tutta la parte anteriore della testa, in modo non solo da non nascondere ma anzi da incorniciare e mettere in rilievo sul davanti i capelli, sempre più spesso tinti di biondo, di rosso o con mesches.

Già in passato Alireeza Japalaghy aveva pubblicato una serie di video, in cui si mostra insieme a una ragazza con vestiti sportivi ed entrambi appesi ad edifici con delle corde, nel quale si scambiano affettuosi baci. La ragazza in tutti i video si mostra con pantaloncini corti sportivi canottiera e rigorosamente senza il velo.

Personalmente non mi sorprende l’arresto di questo giovane sportivo, poiché chi ben conosce l’Iran sa a quale situazione di repressione costante i giovani iraniani sono costretti a sottostare dalla Rivoluzione Islamica del 1979 ad oggi. Il sistema iraniano, o meglio il “regime” iraniano, ha dalla sua nascita l’obiettivo di intimidire la popolazione, reprimendola in tutte le sue forme.

Ogni espressione individuale che non sia consona ai dettami istituiti dalla Repubblica Islamica sono un monito da lanciare alla massa per ribadire che in Iran la libertà non esiste e la sola richiesta, o l’espressione stessa di questa, viene punita con il carcere.

Tanto meno mi sorprende la ricerca di quella giovane donna che si è mostrata nelle foto e nei video liberamente senza velo e che per questo verrà incriminata. Nel 1936 lo Shah di Persia, Mohammad Reza Pahlavi, bandì il velo perché considerato simbolo di arretratezza, ma successivamente l’ayatollah Khomeini fondatore della Repubblica Islamica dell’Iran, decisamente contrario all’occidentalizzazione dello Shah, lo impose a tutte le donne. Da allora nulla è cambiato.

Nonostante l’Iran si trovi continuamente al centro di un dibattito internazionale, tra problemi legati alle sanzioni americane, l’emergenza Covid-19 e un’economia allo sbando tanto da chiedere al nostro premier Giuseppe Conte l’accesso al Fmi, il tema dell’hijab continua ad essere un tema dolente e sul quale l’Iran non intende cedere.

Ad oggi sono ancora in carcere quelle ragazze che avevano “osato” rimuovere il velo durante le proteste nel dicembre 2017, Le ragazze di Enghelab Street, e rimane in carcere anche l’avvocatessa iraniana Nasrin Sotoudeh condannata a 38 anni ridotti a 12 e 148 frustate, solo per aver preso la loro difesa.

Evidentemente i tetti di Teheran non portano poi così bene. Come non ricordare la vicenda nel 2014 dei sei ragazzi arrestati e condannati a sei mesi di reclusione e 91 frustate per aver postato un video sui social. In quel caso si trattava di giovani ragazzi che avevano semplicemente ballato in un video fianco a fianco, uomini e donne, in abiti occidentali sulle note della celebre canzone di Pharrell Williams, Happy, girato sui tetti della capitale iraniana.

Al regista del video Sassan Solemani venne inflitto un anno di reclusione. L’allora capo della polizia della capitale Hossein Sajeidinia aveva dichiarato che quei ragazzi avevano “offeso la pubblica castità” mentre al contrario, come affermato proprio da una delle tre ragazze del video “volevamo semplicemente dire al mondo che siamo giovani, pieni di vita e vogliamo divertirci come avviene nel resto del pianeta”.

Ma quello che avviene in Iran a volte esula da qualunque logica planetaria. Un paese in cui delle semplici foto di due innamorati che si baciano su un tetto diventano un caso degno di interesse da parte dalla Magistratura, probabilmente si vuole distogliere l’attenzione sui veri e gravi problemi in cui l’Iran versa ormai da troppo tempo.

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