Se nella fase emergenziale servono solo soluzioni pratiche, il ripensamento della mobilità attiva e pubblica può essere invece una leva economica per la ripresa al pari degli sgravi fiscali sull’efficientamento energetico in edilizia. “Serve accelerare sugli investimenti programmati dal Mit per infrastrutture pubbliche: 3 miliardi di investimenti su metro e tranviarie, e 3,4 miliardi su nuovi autobus, con tempi molto più rapidi di erogazione”, spiega Anna Donati, esperta di mobilità sostenibile.

Per Stefano Caserini serve “trovare ulteriori risorse per la mobilità attiva, oltre che realizzare una grande campagna di comunicazione nazionale. Si tratta di prendersi cura della salute delle persone, migliorare le condizioni dei pendolari, incentivare il turismo slow, e rendere più belli i nostri paesi e le nostre città”.

C’è una mancanza di cultura della nuova mobilità urbana soprattutto ai vertici. “È l’amministratore pubblico che ha paura di cambiare, la mobilità è l’ambito dove scontenti sempre qualcuno”, chiosa tranchant Pinzuti.

Il mondo delle associazioni e della società civile chiede uno sforzo importante in questa direzione, che sia in grado di garantire una giusta transizione ai tanti lavoratori del settore trasporti colpiti dalla crisi, ma anche capace di guardare a nuove opportunità per il benessere di tutti. Se non ora quando?

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Mobilità sicura, l’auto non è l’unica risposta

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