Ci sono voci capaci di piegare il tempo, di attraversare i decenni senza mai perdere la propria forza. Voci immediatamente distinguibili, che diventano parte del patrimonio emozionale di intere generazioni. Per questo la scomparsa di Claudio Ferretti, che si è spento ieri sera all’età di 77 anni, è una perdita collettiva, una di quelle che fanno male tanto a chi lo ha conosciuto di persona quanto a quelli che sapevano solo collegare il suo nome a quella voce. Tutto inizia nel 1968, quando Ferretti entra in Rai dopo aver vinto il concorso per radiotelecronisti. E il tempo diventa un fattore determinante.
Ferretti, infatti, è uno degli ultimi a formarsi nella scuola del servizio pubblico che sforna giornalisti a tutto tondo, capaci di passare senza impaccio da uno sport all’altro, da un’impresa all’altra, mantenendo sempre alta la qualità e la competenza. Ma Ferretti ha avuto anche un altro grande maestro: suo padre Mario, uno che ha contribuito a ridefinire i contorni dell’espressione genio e sregolatezza. Nel 1949 Carlo Proserpio, uno dei giornalisti chiamati a seguire il Giro d’Italia, viene allontanato. Si dice che avesse fatto pubblicità a una marca di biciclette. Vittorio Veltroni inizia a martellare Antonio Piccone Stella, direttore del Giornale Radio. È l’occasione giusta per riassumere Mario Ferretti. Il direttore accetta e non se ne pentirà.
Perché nella tappa Cuneo-Pinerolo del 10 giugno, Ferretti conia una frase destinata a diventare leggenda: “Un uomo solo è al comando. La sua maglia è biancoceleste. Il suo nome è Fausto Coppi“. Per Claudio il padre diventa un mito ma non un esempio. Mario gira in Ferrari, è attratto dalle donne e dopo diversi tradimenti decide di lasciare moglie e figlio adolescente per trasferirsi in Sudamerica insieme all’attrice Doris Duranti (che poi pianterà in asso per una donna locale). Claudio osserva soltanto due volte il padre lavorare. E ne fa tesoro. Negli anni Settanta e Ottanta diventa una delle voci più riconoscibili di Tutto il Calcio Minuto per Minuto. “Claudio Ferretti è stato uno dei miti della mia adolescenza – racconta a ilfattoquotidiano.it Riccardo Cucchi – è stato in grado di raccontare lo sport contestualizzandolo, senza staccarlo dal contesto sociale. È stato un giornalista a tutto tondo reso unico dal timbro della sua voce e dalla lucidità con cui raccontava un evento. Aveva ritmo, ma riusciva a non perdere mai il contatto con ciò che stava raccontando”.
Con Tutto il Calcio Minuto per Minuto racconta due decenni di pallone, fra vittorie scintillanti e dolorose sconfitte. “Claudio era l’ultimo della vecchia scuola di radiocronisti – spiega al Fatto.it Giuseppe Bisantis – e quando c’era Tutto il Calcio Minuto per Minuto il Paese si fermava. Lui seguiva per lo più le partite del centro perché non amava volare. Aveva una dizione molto pulita, chiara, non si esaltava mai troppo in occasione dei gol, ma questo era anche una caratteristica del calcio di allora. Lui fu uno dei più bravi e precisi”. Nelle pause Ferretti amava giocare a carte con la redazione. Le partite a scopone e a briscola diventano autentiche maratone. Poi gli basta un attimo per riprendere la concentrazione e tornare al suo lavoro, che non era fatto di solo calcio.
Il ciclismo è un’altra grande passione, dove Ferretti riesce quasi a toccare le vette del padre. Soprattutto quando si piazza sul sellino della moto e comincia a raccontare una corsa con ritmo e pahtos. Negli anni Settanta “avevo scelto la moto e non lo studio mobile perché si vedeva molto meglio la corsa – racconta Ferretti nel libro Le voci della domenica. Storia romantica di 90 anni di sport alla radio di Roberto Pelucchi, autentico contenitore di perle di un mondo che non c’è più – Però avevo paura, soprattutto in discesa. Una volta, all’arrivo di una tappa a Isernia, nel 1977, il motociclista finì dritto nelle balle di paglia e io in radiocronaca dissi che eravamo finiti nelle “palle di baglia”. A un certo punto decisi allora di stare sullo studio mobile e Alfredo Provenzali, per me come un fratello, prese il mio posto sulla moto”.
Nel 1975, invece, Ferretti segue il Tour. Non ha alberghi prenotati così dopo le tappe è costretto ad arrangiarsi. Tanto che a Tolosa dorme addirittura in un bordello. L’altra grande passione si chiama pugilato. E Ferretti tocca il suo apice con una radiocronaca indimenticabile del match fra Benvenuti e Monzon del 7 novembre 1970. Per Domenica Sport racconta in diretta gli arresti del calcioscommesse del 1980 (chiedendo scusa per il fiatone), ma il mondo delle radiocronache inizia a stargli stretto. “L’attenzione dei media e della gente era sempre concentrata sulla tv – ha raccontato nel libro di Pelucchi – Io di radiocronache ne ho fatte tante, le migliori sono quelle sul match Benvenuti-Monzón, sul duello Bertoglio-Galdos e sui tre ori di Cova (Europei di Atene, Mondiali di Helsinki, Olimpiade di Los Angeles). Ricordo con piacere anche la conquista del titolo europeo del peso piuma Elio Cotena a Napoli. Cotena e Jimenez se le diedero di santa ragione per undici riprese, fino al k.o. dello spagnolo, tenendo un ritmo frenetico, e io con loro. Alla fine, però, feci una constatazione amara: mi sono svenato per un’ora e mezza, ho fatto un’ottima radiocronaca, ma a tarda ora chi la sente? Citeranno tutti, come avvenne, la telecronaca. Ecco, questo mi fece un po’ girare le scatole”.
Il salto definitivo arriverà nel 1988, quando diventerà conduttore del Tg3 di Sandro Curzi. Da lì sarà un moltiplicarsi di trasmissioni come Anni Azzurri e Telesogni. Ma il suo lascito più importante sarà la sua capacità di aiutare i colleghi. “Ricordo la mia prima Olimpiade, a Los Angeles nel 1984 – ricorda Riccardo Cucchi – ero un ragazzo di trent’anni ed ero intimidito dall’essere arrivato in questa redazione di maestri, avevo paura di non essere all’altezza di queste voci. Ferretti lo capì e mi portò con lui allo stadio di Los Angeles dove assistemmo insieme alla cerimonia di apertura dei Giochi. Lui – aggiunge Cucchi – aveva capito che avevo che avevo bisogno di un tutor per entrare fra questi grandissimi personaggi. Una piccola scuola che mi è stata utilissima. Una lezione di umanità, di garbo e di professionalità“. Un uomo e un professionista in grado di togliersi grandi soddisfazioni e di regalarne ai suoi colleghi. “Quando Tutto il Calcio Minuto per Minuto ha compito 50 anni c’è stato una grande speciale – racconta Giuseppe Bisantis – andammo sui campi affiancati dalle vecchie voci. Con Cucchi c’era Ferretti, mentre io seguivo Livorno-Parma e mentre parlava Ferretti l’ho interrotto per raccontare un gol. È stato incredibile“.
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Claudio Ferretti, morta la voce che ha cambiato lo sport. Cucchi: “Raccontava gli eventi senza staccarli dal contesto sociale”
Il calcio con Tutto il calcio minuto per minuto, ma anche olimpiadi, pugilato e ciclismo: il giornalista scomparso oggi ha fatto vivere agli italiani i principali eventi degli ultimi 50 anni. Il ricordo dei colleghi, gli aneddoti raccontati in un libro, le radiocronache storiche che ha fatto e quella "attenzione della gente troppo concentrata sulle tv"
Ci sono voci capaci di piegare il tempo, di attraversare i decenni senza mai perdere la propria forza. Voci immediatamente distinguibili, che diventano parte del patrimonio emozionale di intere generazioni. Per questo la scomparsa di Claudio Ferretti, che si è spento ieri sera all’età di 77 anni, è una perdita collettiva, una di quelle che fanno male tanto a chi lo ha conosciuto di persona quanto a quelli che sapevano solo collegare il suo nome a quella voce. Tutto inizia nel 1968, quando Ferretti entra in Rai dopo aver vinto il concorso per radiotelecronisti. E il tempo diventa un fattore determinante.
Ferretti, infatti, è uno degli ultimi a formarsi nella scuola del servizio pubblico che sforna giornalisti a tutto tondo, capaci di passare senza impaccio da uno sport all’altro, da un’impresa all’altra, mantenendo sempre alta la qualità e la competenza. Ma Ferretti ha avuto anche un altro grande maestro: suo padre Mario, uno che ha contribuito a ridefinire i contorni dell’espressione genio e sregolatezza. Nel 1949 Carlo Proserpio, uno dei giornalisti chiamati a seguire il Giro d’Italia, viene allontanato. Si dice che avesse fatto pubblicità a una marca di biciclette. Vittorio Veltroni inizia a martellare Antonio Piccone Stella, direttore del Giornale Radio. È l’occasione giusta per riassumere Mario Ferretti. Il direttore accetta e non se ne pentirà.
Perché nella tappa Cuneo-Pinerolo del 10 giugno, Ferretti conia una frase destinata a diventare leggenda: “Un uomo solo è al comando. La sua maglia è biancoceleste. Il suo nome è Fausto Coppi“. Per Claudio il padre diventa un mito ma non un esempio. Mario gira in Ferrari, è attratto dalle donne e dopo diversi tradimenti decide di lasciare moglie e figlio adolescente per trasferirsi in Sudamerica insieme all’attrice Doris Duranti (che poi pianterà in asso per una donna locale). Claudio osserva soltanto due volte il padre lavorare. E ne fa tesoro. Negli anni Settanta e Ottanta diventa una delle voci più riconoscibili di Tutto il Calcio Minuto per Minuto. “Claudio Ferretti è stato uno dei miti della mia adolescenza – racconta a ilfattoquotidiano.it Riccardo Cucchi – è stato in grado di raccontare lo sport contestualizzandolo, senza staccarlo dal contesto sociale. È stato un giornalista a tutto tondo reso unico dal timbro della sua voce e dalla lucidità con cui raccontava un evento. Aveva ritmo, ma riusciva a non perdere mai il contatto con ciò che stava raccontando”.
Con Tutto il Calcio Minuto per Minuto racconta due decenni di pallone, fra vittorie scintillanti e dolorose sconfitte. “Claudio era l’ultimo della vecchia scuola di radiocronisti – spiega al Fatto.it Giuseppe Bisantis – e quando c’era Tutto il Calcio Minuto per Minuto il Paese si fermava. Lui seguiva per lo più le partite del centro perché non amava volare. Aveva una dizione molto pulita, chiara, non si esaltava mai troppo in occasione dei gol, ma questo era anche una caratteristica del calcio di allora. Lui fu uno dei più bravi e precisi”. Nelle pause Ferretti amava giocare a carte con la redazione. Le partite a scopone e a briscola diventano autentiche maratone. Poi gli basta un attimo per riprendere la concentrazione e tornare al suo lavoro, che non era fatto di solo calcio.
Il ciclismo è un’altra grande passione, dove Ferretti riesce quasi a toccare le vette del padre. Soprattutto quando si piazza sul sellino della moto e comincia a raccontare una corsa con ritmo e pahtos. Negli anni Settanta “avevo scelto la moto e non lo studio mobile perché si vedeva molto meglio la corsa – racconta Ferretti nel libro Le voci della domenica. Storia romantica di 90 anni di sport alla radio di Roberto Pelucchi, autentico contenitore di perle di un mondo che non c’è più – Però avevo paura, soprattutto in discesa. Una volta, all’arrivo di una tappa a Isernia, nel 1977, il motociclista finì dritto nelle balle di paglia e io in radiocronaca dissi che eravamo finiti nelle “palle di baglia”. A un certo punto decisi allora di stare sullo studio mobile e Alfredo Provenzali, per me come un fratello, prese il mio posto sulla moto”.
Nel 1975, invece, Ferretti segue il Tour. Non ha alberghi prenotati così dopo le tappe è costretto ad arrangiarsi. Tanto che a Tolosa dorme addirittura in un bordello. L’altra grande passione si chiama pugilato. E Ferretti tocca il suo apice con una radiocronaca indimenticabile del match fra Benvenuti e Monzon del 7 novembre 1970. Per Domenica Sport racconta in diretta gli arresti del calcioscommesse del 1980 (chiedendo scusa per il fiatone), ma il mondo delle radiocronache inizia a stargli stretto. “L’attenzione dei media e della gente era sempre concentrata sulla tv – ha raccontato nel libro di Pelucchi – Io di radiocronache ne ho fatte tante, le migliori sono quelle sul match Benvenuti-Monzón, sul duello Bertoglio-Galdos e sui tre ori di Cova (Europei di Atene, Mondiali di Helsinki, Olimpiade di Los Angeles). Ricordo con piacere anche la conquista del titolo europeo del peso piuma Elio Cotena a Napoli. Cotena e Jimenez se le diedero di santa ragione per undici riprese, fino al k.o. dello spagnolo, tenendo un ritmo frenetico, e io con loro. Alla fine, però, feci una constatazione amara: mi sono svenato per un’ora e mezza, ho fatto un’ottima radiocronaca, ma a tarda ora chi la sente? Citeranno tutti, come avvenne, la telecronaca. Ecco, questo mi fece un po’ girare le scatole”.
Il salto definitivo arriverà nel 1988, quando diventerà conduttore del Tg3 di Sandro Curzi. Da lì sarà un moltiplicarsi di trasmissioni come Anni Azzurri e Telesogni. Ma il suo lascito più importante sarà la sua capacità di aiutare i colleghi. “Ricordo la mia prima Olimpiade, a Los Angeles nel 1984 – ricorda Riccardo Cucchi – ero un ragazzo di trent’anni ed ero intimidito dall’essere arrivato in questa redazione di maestri, avevo paura di non essere all’altezza di queste voci. Ferretti lo capì e mi portò con lui allo stadio di Los Angeles dove assistemmo insieme alla cerimonia di apertura dei Giochi. Lui – aggiunge Cucchi – aveva capito che avevo che avevo bisogno di un tutor per entrare fra questi grandissimi personaggi. Una piccola scuola che mi è stata utilissima. Una lezione di umanità, di garbo e di professionalità“. Un uomo e un professionista in grado di togliersi grandi soddisfazioni e di regalarne ai suoi colleghi. “Quando Tutto il Calcio Minuto per Minuto ha compito 50 anni c’è stato una grande speciale – racconta Giuseppe Bisantis – andammo sui campi affiancati dalle vecchie voci. Con Cucchi c’era Ferretti, mentre io seguivo Livorno-Parma e mentre parlava Ferretti l’ho interrotto per raccontare un gol. È stato incredibile“.
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Palermo, 9 mar. (Adnkronos) - "Il nostro governo ha scelto di realizzare i termovalorizzatori con risorse pubbliche, stanziando 800 milioni di euro attraverso il Fondo per lo sviluppo e la coesione (Fsc). Questo per evitare che il costo di ammortamento potesse ricadere sui cittadini attraverso tariffe esorbitanti. Noi vogliamo evitare questo errore e garantire un sistema sostenibile dal punto di vista economico, ambientale e sociale. Non solo". Così, in un intervento sul Giornale di Sicilia il Presidente della Regione siciliana Renato Schifani. "I termovalorizzatori rappresentano una grande opportunità anche per il nostro sistema energetico- dice -In un periodo storico in cui i costi dell’energia sono sempre più elevati e la transizione ecologica è una priorità globale, trasformare i rifiuti in energia significa rendere la Sicilia più autonoma, ridurre la dipendenza da fonti fossili e creare un sistema. Il nostro cronoprogramma: entro questo marzo/aprile bando per progettazione; entro settembre 2026 inizio lavori (durata diciotto mesi). La Sicilia non può più permettersi di rimanere prigioniera dell’emergenza, della precarietà, dell’inerzia. È il momento di agire con coraggio e senso del dovere".
"Chi si oppone abbia almeno l’onestà di dire chiaramente perché e di assumersi la responsabilità di condannare questa terra al degrado e all’inefficienza- dice Schifani - Non possiamo accettare che il futuro della Sicilia venga bloccato da interessi di parte, da vecchie logiche a volte ambigue. Non possiamo più tollerare un sistema che penalizza i cittadini, le imprese e l’ambiente. La nostra Regione merita di voltare pagina. Merita un futuro fatto di pulizia, decoro e sostenibilità. Noi andremo avanti, con determinazione e con la convinzione che questa sia l’unica strada possibile. Anche se in salita. In tutti i sensi. Perché la Sicilia merita di più".
Palermo,9 mar. (Adnkronos) - "Perché, dopo vent’anni di dibattiti e promesse mancate, ancora oggi qualcuno si oppone alla realizzazione di impianti di termovalorizzazione? L’esperienza europea dimostra che questi impianti sono una soluzione efficiente e sicura per chiudere il ciclo dei rifiuti, trasformando ciò che non può essere riciclato in energia pulita. Eppure, in Sicilia si è continuato a rinviare, mentre le discariche si riempiono e i cittadini pagano bollette sempre più alte per smaltire i rifiuti altrove. È davvero un problema di tutela ambientale? No, perché i moderni termovalorizzatori sono progettati per garantire emissioni praticamente nulle, rispettando i più severi standard europei". Così il Presidente della Regione siciliana, Renato Schifani, in un intervento sul Giornale di Sicilia. "Parlare di inquinamento è oggi fuori luogo: in molte città del Nord Italia, in Europa e nel mondo, questi impianti convivono con i centri abitati senza alcun impatto sulla qualità dell’aria", dice.
"Forse si vuole difendere il business delle discariche? È un dubbio legittimo. Il sistema attuale, infatti, ha spesso alimentato interessi economici poco trasparenti, in alcuni casi perfino legati alla criminalità organizzata. E di questo ho parlato in occasione della mia audizione alla Commissione parlamentare di inchiesta sulle ecomafie", conclude Schifani.
Palermo, 9 mar. (Adnkronos) - "La Sicilia, purtroppo, vive da decenni un’emergenza che sembra diventata strutturale. Il mio governo ha individuato fin dalla campagna elettorale questo come un obiettivo primario, consapevole che la gestione dei rifiuti non è solo un problema ambientale, ma anche sociale ed economico. Abbiamo ereditato una situazione di stallo, con un sistema fondato su discariche ormai al collasso, senza un’efficace pianificazione e con una raccolta differenziata ancora insufficiente. E soprattutto, mancava uno strumento fondamentale: il Piano rifiuti, indispensabile per poter programmare e realizzare qualsiasi intervento strutturale. Lo abbiamo speditamente adottato nel novembre scorso, dopo un grande lavoro di squadra che ha coinvolto vari organi istituzionali preposti al ramo". Così, in un intervento sul Giornale di Sicilia, il Presidente della Regione siciliana, Renato Schifani,.
"Sapevamo che sarebbe stato un percorso difficile, sia dal punto di vista normativo che politico- prosegue - E a volte avvertiamo una condizione di solitudine, nel dover difendere un’idea di sviluppo che dovrebbe essere patrimonio comune, ma che invece incontra resistenze incomprensibili e a volte ambigue. Non cori da stadio, ma silenzi a volte trasversali e imbarazzanti".
"Non è un caso che il tema dei termovalorizzatori in Sicilia sia presente nel dibattito pubblico da oltre vent’anni, senza mai trovare una concreta soluzione- aggiunge Schifani - In tutto questo tempo, mentre in altre regioni italiane e in Europa si realizzavano impianti di ultima generazione per trasformare i rifiuti in energia, in Sicilia si continuava a rinviare, accumulando ritardi su ritardi e lasciando che il problema si aggravasse. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: città invase dai rifiuti, discariche sature, costi di smaltimento sempre più elevati e una dipendenza dall’estero per l’invio della spazzatura che pesa sulle tasche dei cittadini siciliani per oltre cento milioni all'anno". "Ciò che trovo più preoccupante è la rassegnazione diffusa tra i siciliani. Dopo decenni di annunci e promesse mancate, molti ormai non credono più che il cambiamento sia possibile. Ma io dico che questa volta è diverso. Questa volta il governo regionale ha fatto una scelta chiara e irreversibile: realizzare gli impianti e dare finalmente alla Sicilia una gestione moderna ed efficiente dei rifiuti. E per questo obiettivo dedico due pomeriggi al mese per monitorare di persona il percorso, spesso complesso ma che ci sforziamo di velocizzare. Per non parlare dei numerosi ricorsi presentati contro il mio piano per bloccare il tutto. A questi ci opporremo con fermezza e competenza".
Palermo, 9 mar. (Adnkronos) - I vigili del fuoco del Comando provinciale di Palermo resteranno per tutta la notte tra via Quintino Sella e via Gaetano Daita per tenere sotto controllo l'edificio in cui ieri mattina si è propagato un vasto incendio che ha distrutto l'appartamento all'ultimo piano dell'ex sottosegretario alla Salute, Adelfio Elio Cardinale, e della moglie, l'ex magistrato Annamaria Palma. I due sono riusciti a mettersi in salvo, tutti i residenti sono stati evacuati, un uomo di 80 anni è rimasto intossicato. "Le fiamme sono state circoscritte e non si propagano più. Sono in corso adesso le operazioni di bonifica che consistono nello smassamento della parte combusta e nello spegnimento dei focolai residui. Per tutta la notte sul posto sarà effettuato un servizio di vigilanza antincendio", ha spiegato in serata all'Adnkronos Agatino Carrolo, direttore regionale dei vigili del fuoco della Sicilia, da ieri mattina sul luogo del rogo.
"Abbiamo dovuto tagliare il tetto con le motoseghe. I miei uomini hanno lavorato a 25 metri su un piano inclinato di 30 gradi e abbiamo lavorato con la dovuta cautela. Tagliato il tetto si impedisce alle fiamme di propagarsi. Quindi rimangono da effettuare le operazioni di bonifica, di rimozione del materiale combusto e laddove ci sono dei focolai residui spegnerli. Oltre a questo si prevede di effettuare un'operazione di vigilanza antincendio ceh consiste in un presidio fisico a vigilare lo stato dei luoghi fino a quando non ci sarà più bisogno", ha detto.
E ha aggiunto: "Ci siamo trovati ad operare ad un altezza di 25 metri dal piano di calpestio. Dobbiamo spegnere un incendio importante di un tetto di circa 400 mq di falde e le fiamme sono particolarmente insidiose perché questa combustione è caratterizzata dal cosiddetto fuoco covante ossia una combustione in condizione di sotto ossigenazione che corre nello spazio di ventilazione del tetto. Quindi in superficie non si vede nulla ma ad un certo punto le fiamme affiorano dove è possibile".
Roma, 8 mar (Adnkronos) - "Non c’è molto da dire, se non che mi vergogno e che mi dispiace molto. Il Pd è germogliato dalle tradizioni più alte e più nobili della storia politica del Paese. Ha nel suo dna l’europeismo. Ed è di tutta evidenza che non può essere questo il nostro posizionamento". Lo scrive sui social Pina Picierno rispondendo alle proteste sui social per il post del Pd sulla questione del piano di Difesa Ue in cui si legge 'bravo Matteo' a proposito delle posizioni di Matteo Salvini.
"Mi vergogno, infatti. E sono allibita", aggiunge la vice presidente del Parlamento europeo.
Roma, 8 mar (Adnkronos) - "Ma vi siete bevuti il cervello Elly Schlein? Vi mettete a scimiottare Salvini. I riformisti sono vivi? Hanno qualcosa da dire? Paolo Gentiloni, Lorenzo Guerini certificate la vostra esistenza in vita al netto di Pina Picierno e Filippo Sensi". Lo scrive sui social Carlo Calenda, rilanciando un post del Partito democratico sulla questione del piano di Difesa Ue in cui tra l'altro si legge 'bravo Matteo' a proposito delle posizioni di Salvini.
Roma, 8 mar (Adnkronos) - "In Italia si aggira un tizio - si chiama Andrea Stroppa - che rappresenta gli interessi miliardari e le intrusioni pericolose di Elon Musk. Dopo avere espresso avvertimenti vagamente minatori e interferito sull’attività di governo, questo Stroppa ha insultato due giornalisti, Fabrizio Roncone e la moglie Federica Serra, con il metodo tipico dell’intimidazione". Lo dice il senatore del Pd Walter Verini.
"Esprimiamo solidarietà ai due giornalisti. E ci chiediamo anche cosa aspetti Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio di questo Paese, a far sentire la sua voce contro queste ingerenze, questi attacchi, questi tentativi di intimidazione a giornalisti e giornali”, aggiunge il capogruppo Pd in Antimafia.