Ci sono diverse inchieste in molte procure lombarde sull’evoluzione del contagio da coronavirus. Lo ha annunciato il procuratore generale di Brescia, Guido Rispoli, nel cui distretto di Corte d’Appello ricadono diverse procure lombarde. Il pg Rispoli ha spiegato che i fascicoli sono “eterogenei” – cioè che vi sono anche quelli contro ignoti, quelli relativi a fatti non costituenti notizie di reato e quelli riguardanti esposti anonimi – e ciò dipende dalle “modalità di formulazione delle ‘notizie'” pervenute alle procure.
In alcuni fascicoli, invece, ci sono già indagati. Non sarebbe il caso delle inchieste aperte nella procura di Brescia, ma in altre del distretto che comprende le procure di Cremona, Bergamo e Mantova. Nelle numerose denunce presentate alle procure del distretto di Corte d’appello sono segnalati anche “rappresentanti del Governo e della Regione”, ha aggiunto Rispoli. Gli amministratori regionali vengono citati in riferimento alle delibere dell’8 marzo scorso con cui si chiedeva alle Rsa di istituire dei reparti Covid-19 e alla mancata istituzione della ‘zona rossa’ nei comuni di Alzano Lombardo e di Nembro. Il magistrato ha fatto il punto sulle indagini e sulla loro complessità sottolineando che altre denunce riguardano “organi di gestione” di ospedali e Rsa e “personale sanitario e infermieristico a vari livelli”. In ogni caso, Rispoli ha ricordato che l’iscrizione nel registro degli indagati “non comporta in alcun modo una valutazione di responsabilità della persona iscritta” che “si compie solo alla fine delle indagini”.
Tra le persone che hanno presentato denunce alle procure del distretto di Brescia – ha spiegato il magistrato – ci sono parenti di deceduti, persone che si sono infettate fuori dagli ospedali e che lamentano “l’omissione, il ritardo ovvero l’erroneità delle cure prestate”, poi persone che invece si sono infettate negli ospedali e in Rsa dove si trovavano per ragioni di lavoro (personale delle pulizie) o a trovare parenti e che lamentano “l’omessa adozione delle necessarie cautele preventive”. Così è anche per medici e infermieri delle strutture che affermano di aver contratto l’infezione “nell’esercizio a causa delle loro funzioni e per mancanza di presidi preventivi”. Vi sono poi le segnalazioni dell Inail “che riconduce l’evento lesivo derivante dall’infezione da Codiv 19 alla categoria degli infortuni sul lavoro” e quelle del Nas dei carabinieri che, nei giorni scorsi, hanno effettuato “una vasta indagine di tipo ispettivo nei confronti di una gran numero” di case di riposo nel territorio bresciano.