L’emergenza coronavirus impedirà la messinscena del testo al Napoli Teatro Festival Italia, inizialmente previsto a giugno e rinviato. È stato il regista e attore Antonello Cossia a trarre una sceneggiatura da un soggetto scritto dal giornalista Franco Esposito
La storia del pugile Tonino Borraccia è già diventata un testo teatrale, ma l’emergenza coronavirus ne impedirà la messinscena al Napoli Teatro Festival Italia, inizialmente previsto a giugno e rinviato. È stato il regista e attore Antonello Cossia a trarre una sceneggiatura da un soggetto scritto dal giornalista Franco Esposito. Entrambi napoletani, si sono appassionati alle vicende di Borraccia, uno scugnizzo dei quartieri spagnoli. Appena finita la seconda guerra mondiale, Tonino si arrangia come può, accompagnando i marinai americani nei bordelli dov’è nato e cresciuto. Viene da una famiglia numerosa e povera, tutti hanno la passione per il pugilato. Lui inizia a boxare alla palestra Coni, proprio sotto il Palazzo Reale in pieno centro a Napoli.
Nel 1953 diventa professionista, dopo essere stato l’anno prima campione italiano tra i dilettanti. In città ci sono molti americani che frequentano la Polisportiva Partenope. Vedere la boxe serve a lenire la nostalgia di casa. Un giorno un ufficiale della Nato lo aggancia dopo aver visto un suo incontro. Borraccia mastica un po’ di inglese, imparato durante i suoi tour nei quartieri spagnoli. Ha anche il modo di boxare che piace tanto agli americani. Sembra un fighter del Bronx. Sul ring il peso Piuma appare poco disciplinato, ma è un vero combattente. L’ufficiale gli mette in mano un biglietto per l’Andrea Doria, un po’ di dollari e un nome a New York che lo instradi verso Philadelphia, la città della boxe.
È il mese di settembre del 1954, quando sbarca negli States. Inizia subito a combattere e a vincere. Sconfigge Bernie Bibbs e Johnny Jansie. Lo scugnizzo in America si ambienta alla grande, fa il lavoro dei sogni e gli americani lo apprezzano. Lo hanno trattato bene sin dal principio, lui intanto sbarca il lunario. Ma di soldi ancora non ne ha visti. Fino al contatto con Frankie Carbo, potente uomo della mafia italo-americana che domina in lungo e in largo la boxe statunitense. “Tony, tu pensa a combattere. Parla il meno che puoi e non scommettere mai su un tuo incontro”, gli fa quello. Borraccia da allora inanella una vittoria dopo l’altra. La mafia scommette su di lui che parte sfavorito e guadagna soldi. Arriva a sette vittorie su sette incontri. Mai nessun pugile italiano è rincasato prima e dopo di lui con un record simile. Negli States hanno conosciuto la sconfitta Primo Carnera, Enrico Bertola, Tiberio Mitri, Nino Benvenuti e Gianfranco Rosi.
Tutto sembra andare per il meglio, ma un giorno mentre si sta dirigendo verso la palestra legge sul giornale che Carbo e i suoi sono stati arrestati. Capisce che è giunto il momento di tornare in Italia. Erano passati 15 mesi dal suo arrivo. Ad attenderlo al porto di Napoli una bella ragazza danese dal nome Connie, che aveva conosciuto mesi prima durante una tournée scandinava con la Nazionale italiana. Continuerà ancora un po’ con la boxe, andrà a combattere anche in Australia. Poi decide di smettere, dedicandosi ad altro. Farà il cameriere a Mergellina, il messo comunale, il gestore di un negozio di abbigliamento. La sua Connie è morta da poco, Tonino ha 90 anni e vive ad Ischia. È in attesa di vedere messa in scena la storia dello scugnizzo americano che ritornò imbattuto in Italia.