Un conto alla verso un nuovo modulo di governo dell’Alleanza, destinata a restare paritetica sul piano dei pesi specifici e politici di Nissan e Renault, ma anche ad assumere un livello di sinergia commerciale e industriale tra le due aziende che la avvicinerà di fatto ad un gruppo unico, con aree territoriali ben definite e divise, oltre ad una amministrazione dei modelli in base alla prevalenza dei marchi e delle economie di scala realizzabili. A Nissan i mercati dell’America e del Sud est asiatico, a Renault la prevalenza in Europa.

Un cambiamento che per la casa di Yokohama prenderà il via dal programma di taglio dei costi, che verrà ufficializzato il 28 maggio prossimo in occasione della presentazione dell’ultimo esercizio fiscale. Impossibile ormai contenere le indiscrezioni, come quelle raccolte dall’agenzia di stampa giapponese Kyodo News, secondo la quale sarebbe prevista una riduzione di oltre 20 mila dipendenti, con tagli che riguarderebbero in prevalenza l’Europa e i mercati emergenti. A metà mese il terzo costruttore nipponico per volumi di vendita aveva anticipato una riduzione della capacità produttiva globale del 20% entro l’anno fiscale 2022: dunque in ballo c’è un riposizionamento, non un banale ridimensionamento.

I nuovi equilibri sono stati accelerati dal crollo senza precedenti delle vendite sul mercato internazionale delle quattro ruote a causa della diffusone della pandemia di Coronavirus a livello globale, ma hanno come radice l’entrata in crisi del sistema Carlos Ghosn, con l’arresto nel 2018 del manager brasiliano a capo dell’Alleanza in seguito alla contestazione di violazioni di norme fiscali e illeciti finanziari. La sua fuga in Libano ha aperto la strada ad un nuovo assetto, destinato a concludersi il primo luglio prossimo con l’entrata in carica dell’italiano Luca De Meo come amministratore delegato del gruppo e presidente di una Renault a sua volta non in splendida forma, ma che anzi “Si sta giocando la sua sopravvivenza” secondo il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire, che dalle colonne del Le Figaro ha ricordato come “Il prestito di 5 miliardi di euro richiesto non è stato ancora firmato. Ora attendiamo le proposte globali del presidente Jean-Dominique Senard sul suo piano per l’Alleanza e il suo piano per Renault”. Gioco forza, qualcuno dovrà cedere.

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