Secondo le indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia e condotte dal Noe di Trento, la Provincia e il Comune di Mezzocorona sarebbero stati a conoscenza sin dal 2009 della discarica da 200mila tonnellate di rifiuti: invece di effettuare le previste attività di controllo e informare la Procura - sostengono gli inquirenti - hanno permesso di decuplicarla
Una discarica di 200mila tonnellate di rifiuti costituiti da limi, che il gruppo Adige Bitumi aveva realizzato a Mezzocorona e che per gli inquirenti è abusiva. Secondo le indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia e condotte dal Noe di Trento, la Provincia e il Comune di Mezzocorona sarebbero stati a conoscenza sin dal 2009 della discarica. Sono otto gli indagati: tra loro i due amministratori delegati dell’azienda che devono rispondere di traffico illecito di rifiuti. L’accusa è invece di abuso d’ufficio per il sindaco di Mezzocorona, Mattia Hauser (lista civica), insieme al responsabile dell’ufficio tecnico del Comune e a un ex dirigente provinciale del Sava (Servizio autorizzazioni e valutazioni ambientali).
Le accuse, in mano al procuratore capo Sandro Raimondi e ai pm Alessandra Liverani e Davide Ognibene, sono state avviate dopo il sequestro da parte del Noe dei carabinieri con gli ispettori dell’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente (Appa) di Trento della discarica. Secondo le indagini, i dirigenti di Comune e Provincia autonoma coinvolti, invece di effettuare le previste attività di controllo e informare la Procura, avrebbero rilasciato arbitrariamente differenti provvedimenti in deroga alle stringenti normative di carattere ambientale, permettendo in questo modo all’azienda Adige Bitumi – sostengono gli inquirenti – di decuplicare il corpo della discarica.