Dai terrazzini delle cabine sul lato destro della nave Costa Magica, ormeggiata al porto di Ancona dal 28 aprile scorso con un carico di 617 membri dell’equipaggio in quarantena, la vista non è certamente delle migliori: le macerie dei silos granari appena demoliti, architettura portuale, il degrado di un’area industriale abbandonata da una dozzina d’anni e, all’orizzonte, le prime colline marchigiane. Tutta un’altra cosa dal versante opposto. Da qui gli occupanti delle cabine possono godersi il centro storico del capoluogo. Comunque la si veda, la nave della Costa Crociere resta sempre una sorta di ‘prigione dorata’.

Ad oggi, stando alle informazioni fornite dal Gores Marche, il Gruppo regionale che gestisce l’emergenza sanitaria, e dalla capitaneria di porto, a bordo restano 431 persone. Dei passeggeri originariamente arrivati ad Ancona, i 617 membri dell’equipaggio, 49 erano risultati positivi al Covid. Mercoledì sono stati sottoposti al secondo tampone di controllo e 42 si sono finalmente negativizzati: su di loro verrà ripetuto un ulteriore tampone e in caso di conferma verranno inseriti tra i papabili partenti. Per chi è risultato ancora positivo altri giorni di quarantena, isolato in cabina: “A queste persone, tutti stranieri – precisa il responsabile del Gores, Mario Caroli – effettueremo un nuovo tampone tra una decina di giorni, sperando siano diventati negativi e poi un ulteriore test di controllo. Tutti, negativi e positivi, continuano a restare asintomatici e a non palesare alcun problema sanitario di sorta. Stiamo andando veloce, se tutto va bene entro la metà di giugno la nave sarà Covid free”.

Conti alla mano, gli sbarcati sono 186, tutti ovviamente negativi al tampone di controllo effettuato a cavallo tra la fine di aprile e l’inizio di maggio scorsi, in larga parte italiani, europei, alcuni di Paesi sudamericani e 41 indiani della regione di Goa, scesi dalla nave il 19 maggio: “È l’unica con cui Costa Crociere è riuscita a stabilire un accordo per il rimpatrio grazie all’apertura dello spazio aereo”, spiega il comandante della capitaneria di porto di Ancona, l’ammiraglio Enrico Moretti. Presto, entro domenica, potrebbe essere la volta buona per 83 indonesiani, nei primi giorni di giugno toccherà a 95 filippini e 32 sudamericani se sarà confermato il volo.

Dopo quasi tre mesi di permanenza a bordo della nave da sogno (i passeggeri imbarcati per la crociera nei Caraibi nella prima settimana di marzo sono stati tutti evacuati), inizia a serpeggiare scoramento: “La direzione non ci fa mancare nulla, assistenza, pasti e via discorrendo, le comunicazioni sono garantite, possiamo dialogare con i nostri cari a casa, ma stare qui da così tanto tempo, per giunta sapendo di essere positivi, è pesante – racconta un giovane membro dell’equipaggio della Costa Magica – Non si può uscire dalla cabina, se non in sicurezza, non possiamo vedere nessuno, l’unico sfogo esterno è il terrazzo della cabina e la vera ancora di salvezza il telefonino. Sta diventando sempre più difficile da sopportare. Io sto bene, non ho mai avuto alcun sintomo, non sono preoccupato di questo”.

Una parte non vede l’ora di rimettere piede a terra e di poter fare ritorno a casa, in qualsiasi angolo del mondo, ma la maggior parte dei dipendenti di Costa Crociere ha altri pensieri: “Io la nave non la voglio lasciare, se mi rimandano a casa perderò il lavoro, per me sarebbe la fine”. Sono le parole di uno dei tanti dipendenti Costa di origine asiatica che con la pandemia, oltre al rischio contagio, potrebbe perdere la propria occupazione. Il 70% della forza lavoro dentro la Costa Magica è originario di tre Paesi asiatici: India, Indonesia e Filippine, manovalanza facile da reperire sul mercato e molto affidabile: “Se resto a bordo forse non perderò il lavoro quando le crociere riprenderanno, se torno nel mio Paese sarò fuori, non mi richiameranno più – aggiunge il dipendente che preferisce non rivelare la sua identità per non incorrere in sanzioni da parte della direzione di Costa Crociere – Grazie a questo lavoro sono riuscito a migliorare le condizioni della mia famiglia, ho fatto tanti sacrifici per arrivare qui. I membri dell’equipaggio funzionali al lavoro della nave anche in questa fase continuano a prendere lo stipendio, tutti gli altri, per contratto, andranno rimpatriati e io sono tra questi”.

Il timore è condiviso con altre decine di lavoranti a bordo della Costa. La pandemia da Coronavirus sta facendo danni enormi nei confronti di diversi settori, tra cui quello crocieristico, e l’economia di scala prevede singoli drammi invisibili: migliaia di posti di lavoro persi e il relativo innesco di altrettanti crisi familiari. Il tutto mentre l’ufficio ‘Gestione crisi’ di Costa si sta facendo in quattro per rimpatriare tutte le persone presenti dentro la Magica così come per tutte le altre navi della sua corposa flotta. Sono 11, oltre alla Magica ormeggiata ad Ancona, quelle ospitate da diversi porti italiani nell’ambito delle misure di sicurezza contro la pandemia, rientrate tutte dagli itinerari in giro per il mondo. Intanto Autorità portuale, Capitaneria di porto e Comune di Ancona smentiscono le voci di un presunto scarico in mare dei rifiuti liquidi prodotti dalla Magica. I dubbi erano stati sollevati da alcuni consiglieri di opposizione, sia sui rifiuti liquidi che su quelli solidi: “Se in altri porti, vedi Civitavecchia, i rifiuti liquidi sono stati smaltiti in modi diversi a me non interessa – ha risposto la sindaca di Ancona, Valeria Mancinelli -, qui le cose sono state fatte per bene, punto. Lo smaltimento dei rifiuti, fino a prova contraria, è avvenuto e avviene in maniera trasparente”. Limiti delle emissioni rispettate sotto il profilo dei fumi, come confermato dai controlli della Capitaneria di porto. Resta il fatto che da quasi un mese, 24 ore su 24, i generatori attivati per la vita di tutti i giorni a bordo producono fumo nero che, specie durante giornate ventose, arriva fino in città.

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