Un comitato direttivo durato dieci ore dopo una giornata tesissima apre la crisi all’interno della Giunta dell’Associazione nazionale magistrati. Al termine della riunione fiume si sono dimessi il presidente, Luca Poniz (Area), e il segretario, Giuliano Caputo (Unicost). All’ordine del giorno c’era la mozione di Magistratura indipendente sull’anticipazione delle elezioni per il rinnovo dei vertici da ottobre a luglio e le modalità del voto telematico. Ma l’assemblea delle toghe è stata teatro di una polemica tra i gruppi sulla questione delle nuove intercettazioni, apparse nei giorni scorsi sulla stampa, emerse dagli atti dell’inchiesta di Perugia, quella che vede come principale protagonista Luca Palamara, ex presidente Anm.
Dalle carte degli inquirenti umbri continuano a emergere manovre di palazzo per piazzare candidati benvoluti, alleanze tra correnti, carriere indirizzate. Uno scandalo – con le correnti che si dividevano le nomine – che l’anno scorso aveva provocato un doppio terremoto all’interno del Consiglio superiore della magistratura e nella Anm stessa. E che aveva portato alla poltrona di presidente Luca Poniz, esponente di Area, la corrente di sinistra delle toghe che appariva la meno esposta. Oggi Area e Unicost, hanno lasciato la giunta e poi è arrivato il passo indietro dei due vertici. Per ora resta in giunta – che rischia quondi lo scioglimento – il gruppo di Autonomia e Indipendenza, che ha un solo rappresentante, Cesare Bonamartini, vicesegretario. La riunione, che ha bocciato la mozione di Mi sull’anticipo delle elezioni, e ha quindi confermato il voto a ottobre, si è riconvocata per lunedì, per individuare una nuova composizione che gestisca il governo dell’Associazione fino alle elezioni.
Oggi Poniz, che era stato eletto presidente proprio dopo il caos generato dall’inchiesta di Perugia con il coinvolgimento di magistrati, aveva tentato di rintuzzare gli strali dicendo: “Non si può pensare che noi siamo rimasti o vogliamo rimanere in sella ed esporci ad attacchi ingiustificati. Tutti sanno che l’emergenza ci ha costretti un lavoro difficilissimo. Se qualcuno pensa che la proroga nella quale ci siamo trovati nostro malgrado serva a una gestione per proteggere una posizione o mantenere l’assetto di rapporti politici, è una cosa che non si può tollerare”. Poniz, in apertura del comitato direttivo centrale, aveva così replicato alle accuse rivolte ai vertici dell’Anm, che sono in regime di prorogatio dato che le elezioni, previste a marzo scorso, sono slittate a causa dell’emergenza sanitaria. A chiedere che il voto si tenga al più presto, a luglio, è stata Magistratura Indipendente, ritenendo l’attuale giunta delegittimata, anche in relazione a quanto emerso dalle intercettazioni dell’inchiesta di Perugia. “Non vogliamo stare un minuto di più – aveva assicurato Poniz – la richiesta di anticipare il voto l’avrei fatta subito. Io e il gruppo di Area siamo a disposizione riteniamo che questa esperienza non possa proseguire ci mettiamo a disposizione ma evitando che questa situazione sia usata strumentalmente per attaccare l’Anm. Il nostro è solo un gesto di responsabilità per consentire alla giunta di funzionare e andare al voto quanto prima nell’interesse di tutti e consentire all’Associazione di sottrarsi a questi attacchi che nuocciono a chi li fa e naturalmente a tutti noi che lavoriamo con massima serietà e rigore”.
Tra l’altro l’Anm non ha ancora avuto dalla Procura di Perugia gli atti completi dell’inchiesta, chiusa il 20 aprile sul caso di Luca Palamara: “Abbiamo chiesto gli atti il 4 maggio scorso prima che su alcuni giornali venissero pubblicati stralci di conversazioni – ha ricordato Poniz -. Non abbiamo ricevuto risposta per cui giovedì scorso abbiamo nominato un difensore che ha già interloquito con la procura. È l’ennesima richiesta, già rivolta lo scorso anno. All’epoca ci fu risposto che erano atti non ostensibili per ragioni di segretezza. Non è vero che gli atti sono pubblici e consultabili – ha chiarito – noi non siamo un giornale, ma riteniamo di essere un soggetto qualificato per la richiesta. Per questo abbiamo agito con fermezza e convinzione per trarre da quegli atti una conoscenza diretta, non filtrata, non selezionata con lo stesso scrupolo e rigore con cui abbiamo agito in questi anni e che ha caratterizzato il nostro approccio a questo tema”.
Sabato mattina contro l’Associazione nazionale magistrati si era scagliato un ex Guardasigilli in una intervista a Italia Oggi: “È del tutto evidente che l’Associazione nazionale magistrati è diventata un’organizzazione che parassita lo Stato e permette di condizionare le scelte del Csm, perché influisce sull’elezione dei suoi membri. Si comporta come un partito politico. Contesta le decisioni del parlamento, del governo o del ministro della Giustizia ogni due minuti. E un organismo che non si capisce più bene che cos’è, ma che comunque sembra votato a mal fare. Attenta quotidianamente all’autonomia e all’indipendenza del singolo magistrato, fa mercimonio di nomine, promozione, carriere, elezioni Csm e perfino sentenze. Dove siamo? L’Anm andrebbe sciolta. E una libera associazione, non un organo costituzionale. Fa del male ai magistrati e alle istituzioni, dunque è una minaccia”.