Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ricorda quale sia il significato del ricordo della strage di Capaci, l'attentato mafioso che 28 anni fa uccise il magistrato antimafia, la moglie e tre agenti della scorta. Un messaggio rivolte alle scuole coinvolte nel progetto “La nave della legalità”: "Dal 1992, anno dopo anno, nuove generazioni di giovani si avvicinano a queste figure esemplari e si appassionano alla loro opera e alla dedizione alla giustizia che hanno manifestato. Siate fieri del loro esempio e ricordatelo sempre"
Un “passaggio di testimone” per diventare eredi di quell’esempio, di quei valori che i mafiosi “non avevano previsto” sarebbero sopravvissuti. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sottolinea quale sia il significato del ricordo della strage di Capaci, l’attentato mafioso che 28 anni fa uccise il magistrato antimafia Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, anche lei magistrato, e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. “I giovani sono stati tra i primi a comprendere il senso del sacrificio di Falcone e di Borsellino, e ne sono divenuti i depositari, in qualche modo anche gli eredi“, scrive Mattarella ai giovani delle scuole coinvolti nel progetto “La nave della legalità”. “Dal 1992, anno dopo anno, nuove generazioni di giovani si avvicinano a queste figure esemplari e si appassionano alla loro opera e alla dedizione alla giustizia che hanno manifestato”, aggiunge il presidente della Repubblica.
“I due attentati di quel 1992 segnarono il punto più alto della sfida della mafia nei confronti dello Stato e colpirono magistrati di grande prestigio e professionalità che, con coraggio e con determinazione, le avevano inferto durissimi colpi, svelandone organizzazione, legami, attività illecite”, scrive Mattarella, ricordando non solo la strage di Capaci del 23 maggio 1992 ma anche quella di via d’Amelio, a Palermo,dove il 19 luglio dello stesso anno fu ucciso anche il magistrato Paolo Borsellino.
“I mafiosi, nel progettare l’assassinio dei due magistrati, non avevano previsto un aspetto decisivo“, sottolinea il presidente della Repubblica. Ovvero “quel che avrebbe provocato nella società. Nella loro mentalità criminale, non avevano previsto che l’insegnamento di Falcone e di Borsellino, il loro esempio, i valori da loro manifestati, sarebbero sopravvissuti, rafforzandosi, oltre la loro morte: diffondendosi, trasmettendo aspirazione di libertà dal crimine, radicandosi nella coscienza e nell’affetto delle tante persone oneste“, scrive Mattarella.
La mafia, aggiunge rivolgendosi sempre ai giovani, “si è nutrita di complicità e di paura, prosperando nell’ombra. Le figure di Falcone e Borsellino, come di tanti altri servitori dello Stato caduti nella lotta al crimine organizzato, hanno fatto crescere nella società il senso del dovere e dell’impegno per contrastare la mafia e per far luce sulle sue tenebre, infondendo coraggio, suscitando rigetto e indignazione, provocando volontà di giustizia e di legalità”. Ecco perché, spiega il presidente della Repubblica, i giovani di ogni generazione, dopo il 1992, sono “divenuti i depositari, in qualche modo anche gli eredi” del sacrificio compiuto da Falcone e Borsellino. “Cari ragazzi, il significato della vostra partecipazione, in questa giornata, è il passaggio a voi del loro testimone. Siate fieri del loro esempio e ricordatelo sempre”, conclude Mattarella.