Società

Artista o sfigato? Vivere di danza in Italia è quasi impossibile e la pandemia ha fatto il resto

di Gennaro Siciliano

Buonasera, grazie della possibilità che colgo. Mi chiamo Gennaro Siciliano, ho 31 anni e dopo essere andato a vivere da solo a 18 ed avere iniziato a lavorare come ballerino professionista non solo in Italia, ho scelto di tornare a vivere in provincia di Cosenza. Negli anni ho lavorato per la televisione, come ballerino e come coreografo, per il cinema e ovviamente per il teatro in diverse creazioni ed Opere.

Fatto sta che la possibilità di vivere di questo mestiere, del mio mestiere in Italia resta pressoché impossibile, avendo scelto di restare qui, a meno di lasciarsi meravigliosamente sfruttare da produttori, enti lirici che ti assumono da mimo pagandoti a 60, 90, 120 giorni per poi pretendere una professionalità impeccabile e una preparazione trasversale pagandoti sempre come un semplice mimo (con tutto il rispetto); oppure da produzioni televisive altisonanti, che creano spettacoli altisonanti, con personaggi altisonanti, che alla fine ti offrono 70 euro al giorno, un biglietto del treno da Cosenza a Milano, con la “piccola” clausola che il vitto e l’alloggio, anche per i professionisti fuori sede che non evitano volutamente di cercare e scomodare, resta a carico del professionista selezionato dal coreografo dopo 8 ore di audizione, manco fosse una prova di assunzione a vita a 160.000 euro al mese presso il teatro universale mondiale imperdibile.

Il risultato è che dopo aver investito tempo e denaro sei costretto a rifiutare l’incarico piuttosto che esserci e pagare tu pur di esserci. Ed anche il lavoro quando invece c’è (mai) lavorando nelle scuole private come Insegnante o Coreografo/ballerino per realtà più piccole, un po’ come le Signore (meravigliose) delle pulizie, lavori in nero, con pagati i contributi un giorno su 10 di lavoro.

Ecco, quella che è definita cultura in Italia viene bistrattata e violentata manco fossimo in quei luoghi oscuri e remoti del pianeta in cui i diritti umani non sono ancora arrivati. Fatto sta che pur essendo grato di vivere dai miei ed avere un tetto e un giardinetto, la pandemia ci ha bloccati completamente.

Il decreto che stabiliva la destinazione dei 600 euro per partite Iva e liberi professionisti stabiliva come necessarie almeno 30 giornate lavorative nel 2019 per poterli ricevere (poi abbassate a 7) e nel frattempo non avendo quelle giornate, purtroppo per me, per noi, per la mia “gioventù bruciata” e per la mia pensione chi mai la vedrà (per ora), io non li riceverò.

Voi ditemi se in un momento di crisi mai vissuta, non potendo uscire di casa, impauriti (non essendo gli italiani una nazione di soli virologi), senza capire effettivamente nelle prime giornate in casa cosa stesse accadendo, per riceve una mano di aiuto si debba andare a controllare cosa si è fatto l’anno prima, altrimenti nulla.

Ecco quel nulla racchiude la visione del futuro che noi non più giovanissimi tendiamo ad avere, essendo da ex giovanissimo sempre stato invisibile agli occhi dei grandi ed invisibile allo Stato che mai mi ha fatto sentire tutelato come persona, artista, lavoratore riconosciuto come tale, come professionista in ciò che ho scelto di fare, per cui mi sono formato ed ho investito tempo e risorse.

Poi guardo ad alcuni politici che (da ingenuo quale sono) dovrebbero lavorare sodo per migliorare il paese, innalzarlo dalla mediocrità, girovagare per le Tv, fare degustazioni, creare disordini e stimolare xenofobia, razzismo, odio, opporsi a Liliana Segre, magari in felpa, magari “cazzaro inside”, magari appoggiato da chi con un figlio senza compagno vuole la famiglia tradizionale non tollerando le unioni gay, quelli che in odor di mafia hanno sfigurato e sfigurano il paese (perché nessuno mi toglie dalla testa che la “Trattativa” sia in corso di validità) .

Un circo, una coreografia assolutamente disorganizzata di esseri umani depensanti. Giuseppe Conte così garbato, preparato, perbene, mi dà fiducia nella possibilità che almeno il nostro Paese possa moderare i toni e mettersi all’ascolto.

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