Il sondaggio condotto da Swg per Confesercenti dopo la prima settimana di fine-lockdown per le attività: un inizio al rallentatore per via del ridotto movimento dei clienti. Il 72% degli esercizi infatti ha riaperto, ma tra questi il 68% ammette di aver lavorato fino ad ora in perdita. A soffrire di più sono stati ristoranti, trattorie e pizzerie, bene invece centri estetici e parrucchieri. Ora si spera in un aumento delle vendite nel weekend
Si aspettano con ottimismo i risultati di questo weekend, ma intanto la prima settimana di Fase 2 per gli esercenti è cominciata al rallentatore. Non di certo le riaperture, che hanno coinvolto più di 7 imprese su dieci. Il problema riguarda invece i consumi: ad oggi solo il 29% degli italiani è tornato a servirsi delle attività che sono ripartire per acquistare prodotti o servizi. È quanto emerge da un sondaggio condotto da Swg con Confesercenti su consumatori ed imprese. L’ancora ridotto movimento dei clienti – è uno dei dati emersi – ha inciso pesantemente sui ricavi della maggior parte delle attività in questi primi giorni di ripartenza. Il weekend, però, potrebbe segnare un’accelerazione: il 26% dei consumatori progetta acquisti proprio per questo fine settimana, il primo del dopo-lockdown.
Il 72% delle imprese infatti è già ripartito, ma di queste il 68% ammette di aver lavorato fino ad ora in perdita, di mentre il 37% segnala vendite più che dimezzate rispetto alla normalità. C’è anche un 17% che ritiene invece di aver mantenuto livelli di ricavi più o meno uguali al periodo ante-lockdown, mentre solo un 13% vede una crescita. A soffrire di più sono stati ristoranti, trattorie e pizzerie: secondo il sondaggio, il 92% degli imprenditori della somministrazione ritiene insoddisfacenti o molto insoddisfacenti i risultati dei primi giorni d’apertura. Seguono i bar (83%). Centri estetici e parrucchieri, invece, vivono un primo rimbalzo, con una percentuale di soddisfatti e molto soddisfatti rispettivamente del 81 e del 62%.
A pesare sui consumi è l’onda lunga dell’emergenza coronavirus. Tra chi ha rinunciato agli acquisti, spiega infatti la rilevazione di Swg, il 54% dichiara di non aver comprato perché non ne aveva bisogno. Si continua, dunque, ad attenersi ai consigli di limitare gli spostamenti non strettamente necessari. Il 24%, invece, non è tornato in negozi e bar per timore di esporsi a rischi. Ma c’è anche un 14% che preferisce risparmiare: i primi segnali delle tensioni sul lavoro, dipendente e indipendente, seguite all’emergenza sanitaria.
L’ombra del Covid si proietta anche sulle abitudini: l’88% ritiene che, terminata l’emergenza, continuerà ad evitare assembramenti, mentre il 68% ha riscoperto grazie alla mobilità ‘ristretta’ le attività del proprio quartiere e segnala l’intenzione di servirsene di più. Più di quanti (il 54%) hanno invece intenzione di rivolgersi maggiormente, in futuro, all’online.
Sulle imprese, segnala Confesercenti, pesa anche l’aumento delle spese: in media, sanificazione e dispositivi di protezione sono costati 615 euro ad attività. E gli aiuti faticano ad arrivare: secondo un approfondimento di Confesercenti sui propri associati, tra le imprese che hanno fatto richiesta per le forme di credito agevolato messe a disposizione dal decreto Liquidità, il 51% riferisce di aver ricevuto risposta negativa. Nonostante le difficoltà, però, le imprese non abbandonano il campo: solo il 2% progetta di tornare a chiudere in tempi brevi, mentre l’81% continuerà a mantenere aperta l’attività come oggi. Ma c’è un 17% che così non riesce a sostenere i costi, e ridurrà gli orari o i giorni di apertura.