In Brasile, oltre alle truppe speciali della Polizia Militare – nello stato di Rio denominate Bope (Batalhão de Operações Policiais Especiais) il cui logo Faca na Caveira raffigura un pugnale conficcato in un teschio – allietano il quadro le milizie di vigilantes che in genere provengono dagli stessi reparti, a cui i politici ricorrono per fini personali.

La strage di Osasco e Barueri del 2015 nello Stato di São Paulo, dove furono assassinati 19 pregiudicati prelevati dai bar, fu la classica rappresaglia per vendicare due poliziotti uccisi, perpetrata congiuntamente da miliziani e soldati. Tre anni dopo, quattro di loro vennero condannati a 600 anni in totale. L’anno prima a Belém, capitale di Pará, le favelas di Terra Firme, Guamà, e Sideral erano state oggetto di un raid della Pm, che ne aveva ammazzati 30, tra cui diversi minorenni.

Dulcis in fundo, stato di Rio de Janeiro: a Itaboraí, lo scorso anno, membri del 35esimo Battaglione istruirono i miliziani che poi uccisero a sangue freddo 10 persone. Le videocamere filmarono i partecipanti, e la polizia civile confermò le riprese. Circa il 77% dei civili ammazzati a Rio sono di colore, sovente minorenni, a volte bambini.

Un’altra affinità tra Giamaica e Brasile è il trucco delle planted weapons: armi lasciate appositamente sul luogo delle stragi, attribuite alle vittime. Indecom riconobbe una pistola ritrovata sul luogo del crimine, come la stessa già usata per una messa in scena precedente.

In Brasile armi e munizioni dei vigilantes provengono spesso dagli stock della Polizia Federale, che dovrebbe fornirle solo alla Pm. Così non fu per la mitraglietta Hk Mp5 in dotazione del Bope, che venne invece utilizzata per falciare Marielle Franco e il suo autista dai miliziani di Escritório do Crime.

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Giamaica, la lotta ai ‘police killings’ continua ma con un ostacolo: la Corte inglese

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