di Monica Valendino
Chiunque abbia avuto la fortuna di parlare con un qualunque allenatore, che sia esso un professionista o un dilettante, vi dirà sempre la stessa cosa: i genitori sono la rovina dei ragazzini di oggi. Chiunque, per esempio, abbia avuto la sventura di affacciarsi al mondo del calcio dei bambini, avrà notato situazioni al limite della decenza.
Madri che insultano gli arbitri sugli spalti per un fallo negato al proprio pargolo, padri che vanno direttamente dal “mister” del figlio per chiedere spiegazioni sul perché lo abbia tenuto in panchina o perché lo abbia fatto giocare in un ruolo sbagliato; oppure nel peggiore dei casi perché abbia inserito un compagno di squadra considerato scarso.
Una schiera di situazioni che chi ha la fortuna di avere qualche capello bianco in più, ma anche bei ricordi dell’infanzia, definisce a dir poco sconsolanti. Eppure questo è il mondo d’oggi. Genitori iper presenti quando non dovrebbero e assenti quando dovrebbero esserci. Genitori che pretendono che il proprio figlio debba essere una cima in tutto, genitori che iscrivono ad almeno tre attività al di fuori della scuola i propri prediletti. Quanti ne conosciamo di questi casi? Tanti.
Genitori che oggi, al tempo del virus, passano dalla fobia per i vaccini alla cura maniacale dell’igiene. Genitori che prima sono terrorizzati dal ritorno a scuola per paura di far contrarre il Covid ai figli o ai loro congiunti; poi, esausti di averli a casa, invocano a gran voce il ritorno negli asili o nei centri estivi. Valli a capire. Perché è dato oggettivo che dal 42% al 47% i bambini sono asintomatici o con pochi e leggeri sintomi di infezione, numero che però si vedrà appieno in autunno, all’apertura delle scuole, nella cosiddetta fase 3.
Lo ha sottolineato la Società italiana di medici pediatri (Simpe) solo una manciata di settimane fa. Eppure su pressione dei genitori, forse più esauriti dei figli, i politici hanno voluto far loro voti azzardando la riapertura dei centri estivi fino a un mese fa impossibili secondo l’Istituto Superiore di Sanità. Saranno limitati, d’accordo, ma con sempre il rischio alto di mettere a rischio sia i bambini sia gli adulti che ci lavoreranno.
Perché in questa fase due ci si dimentica che gli assembramenti non sono solo la tanto biasimata “movida”, ma anche il ritrovo di anziani che ignorano la mascherina al bar, i bambini che da sempre condividono tutto, dalle merendine ai gesti sui giochi nei parchi. Sottovalutare questi rischi potrebbe costare caro.
Ma oramai il dado è tratto e serve solo sperare che il virus all’aperto e col caldo perda un po’ di efficacia (ipotesi tutta da verificare). Così, invece di studiare nuove forme educative, magari riconsiderando quanto raccontano quei “matusa” che oggi hanno 45 anni o più, ecco pretendere sempre più dai figli e dagli operatori che li devono accudire.
È di qualche giorno fa la cronaca di una maestra di quanta elementare veneta che è stata risarcita di 1000 euro per mano di un giudice che le ha dato ragione per l’esposto contro i genitori di un bambino che in un tema la apostrofava pesantemente. Il bimbo eseguiva solo gli ordini (o i compiti) dati da casa, dove gli insofferenti papà e mamma si lamentavano dell’operato dell’insegnante. Ovviamente quando chiamati in causa dalla scuola non hanno voluto fare il confronto.
Ecco, tra una generazione che deve far fronte a un’emergenza che vede attualmente oltre un miliardo di studenti a casa nel mondo, in Italia molti genitori fanno venir fuori il loro vero volto. Perché se tra molti casi limite dove la difficoltà a tenere a casa un bambino è oggettiva, ce ne sono molti altri dove sono le pretese stesse dei genitori a mettere in pericolo molti.