Cultura

Addio a Davide Moretti, regista che ha portato in scena l’eccidio di Stazzema e la strage di Viareggio. Ilfatto.it abbraccia la compagna Ilaria Lonigro

Attore, autore, fondatore e direttore della compagnia Teatro Rumore, che riuniva solo bambini e ragazzi dai 5 ai 26 anni. Diceva: "Il segreto? E' valorizzarli il più possibile, devono essere capiti per come sono, devono essere ascoltati". Con le sue opere che hanno conquistato la stima tra gli altri del premio Oscar Cuaròn è riuscito a raccontare temi sociali e battaglie civili e di giustizia con un linguaggio sempre in equilibrio tra lacrime e sorrisi. Aveva 43 anni e lascia la compagna Ilaria, collaboratrice di questo giornale

di Diego Pretini

E’ morto a 43 anni Davide Moretti, regista teatrale, autore di vari spettacoli di impegno civile (sulla strage di Sant’Anna di Stazzema e sulla strage di Viareggio, tra gli altri), compagno di Ilaria Lonigro, da lungo tempo preziosa collaboratrice de ilfattoquotidiano.it. Tutta la redazione si stringe a lei in un abbraccio carico di affetto.

Una volta sul palco ha messo un sedere: proprio un culo che rappresentava la faccia di nessuno in particolare e di molti in generale. Era il volto dei politici chiamati pro tempore a gestire le cose di tutti, che dopo ogni strage evitabile promettono daccapo che “non deve succedere mai più”. Nello stesso spettacolo, 32 – A beautiful thing, che raccontava la strage ferroviaria che nel 2009 spaccò in due il cuore di Viareggio, faceva parlare Emanuela, una ragazza che mise tutta l’energia dei suoi 21 anni per tentare di rimanere in vita, eppure non ce la fece. Non riuscì più a dire parole così alla mamma Daniela, che con i suoi superpoteri da madre sfidò faccia a faccia il grande manager delle Ferrovie che un processo poi ha condannato fino al secondo grado di giudizio. “Guarda quanta luce c’è nella tua vita da quando si è fatto buio – fece dire Davide Moretti a Emanuela in una lettera immaginaria eppure così autentica – Sono passati dieci anni, ma per me non c’è tempo che scorra. Era oggi, sarà domani, è stato ieri. Non conta più. Siamo noi, io e te. Mamma, bella, coraggiosa, eterna. Sei una rivoluzionaria, immensa, invincibile. Piangi e vai avanti, sentimi e respira, sognami e accompagnami, finché il mondo che vorrei non sarà il mondo che è già qui”.

Il patrimonio grande di Davide Moretti era questo: lacrime e risate, dramma e sberleffo, indignazione e compassione, memoria e formazione, storie da non dimenticare e lezioni da ricordare. Testa e cuore. Un patrimonio che Moretti non ha mai tenuto per sé. Lo condivideva con la sua compagna Ilaria Lonigro che con lui scriveva i testi e costruiva gli spettacoli. Lo distribuiva agli allievi del Teatro Rumore, la scuola fondata a Viareggio insieme a Ilaria dalla quale sono passati centinaia di bambini e ragazzi, dai 5 ai 26 anni. “Il mio segreto per lavorare con i bambini e i ragazzi – disse in un’intervista di un paio d’anni fa – è valorizzarli il più possibile. I bimbi e i ragazzi devono essere capiti per come sono, per il carattere che hanno, per il modo di stare al mondo. Devono essere ascoltati, questa è la cosa più importante”. La compagnia, con i suoi 150 attori, giovani e a volte giovanissimi, ha girato l’Europa, mentre il mondo l’ha portato in Italia, in Versilia, con un festival internazionale a cui hanno partecipato negli anni scuole di teatro dal Regno Unito alla Serbia, dalla Lituania alla Serbia. Per l’edizione 2020 erano arrivate candidature dagli Stati Uniti e dalla Russia, dal Malawi e dal Pakistan.

Su tutto, poi, Moretti metteva la sua arte al servizio di tutti, della comunità, delle battaglie civili e di giustizia. Teatro civile, teatro democratico, quello che trasforma questioni complicati, temi chiusi e intraducibili, oscurati dalla lingua degli esperti, in idee aperte a tutti, traducibili con i codici posseduti da tutti. Proprio la strage di Viareggio ne è l’icona: una storia che tocca tutti perché tutti vanno in treno e molti abitano vicino a una ferrovia. Ma districarsi nelle carte del processo è difficilissimo: termini tecnici, perizie, cavilli di leggi. Per 32 – A beautiful thing Davide sentiva una responsabilità molto forte. Con Ilaria – che per questo giornale ha seguito con passione e perizia tutte le fasi dell’inchiesta e del processo – mise insieme un enorme lavoro di ricerca e poi di rielaborazione “per rendere il più possibile partecipe il pubblico anche di dettagli tecnici, altrimenti noiosi e poco interessanti per chi non è direttamente coinvolto”, come insieme spiegarono quando lo spettacolo andò in scena, lo scorso anno, spinto un giorno dopo l’altro da una serie sorprendente di sold-out.

32, a beautiful thing from Teatro Rumore on Vimeo.

Davide studiava moltissimo prima di scrivere i suoi spettacoli: da Questo strangolato rumore, del 2015, che fu ispirato all’ex manicomio di Maggiano (tra Pisa e Viareggio) e alla figura di Mario Tobino – selezionato scelto come unico spettacolo italiano al Brighton Fringe Festival – fino a Boomerlang, del 2018, una commedia esilarante che attraverso la comicità (anche per effetto del travestitismo incrociato: gli uomini vestiti come donne e le donne come uomini) non tralascia di affrontare temi sociali e urgenti come violenza di genere e aborto.

E’ stato inevitabile per Moretti misurarsi con la cicatrice più dolorosa per la Versilia e per l’Italia: la strage di Sant’Anna di Stazzema. Un viaggio nell’abisso dell’umanità ispirato liberamente ai racconti dei superstiti. Nella mano la memoria è stato portato in scena per anni soprattutto durante la Giornata della Memoria: è stata vista da almeno 8mila spettatori. Tra loro anche Enio Mancini, uno dei sopravvissuti all’eccidio delle SS del 12 agosto 1944: “Mi sono commosso più di una volta – ha raccontato tempo fa – Alcuni passaggi per me sono stati molto difficili perché, per alcune cose, mi è sembrato di rivedere quello che è stato. Vi invito a vedere questo spettacolo, perché ne uscirete più preparati, consapevoli del Male che c’è stato nel mondo e che purtroppo c’è ancora”.

In platea a celebrare il lavoro di Moretti anche il regista messicano premio Oscar e Leone d’oro Alfonso Cuaròn, versiliese d’adozione, che parlò dei lavori di Moretti come “ipnotici e surreali, contemporanei e dal ritmo pazzesco, meravigliosi”. Tra gli spettacoli preferiti di Cuaròn Amleto. Non abbattermi, una rivisitazione del lavoro di Shakespeare in cui il protagonista non si chiede più “essere o non essere”, ma balla (con tanto di sfera specchiata e girevole).

La sua è la storia dei maestri che lasciano un tesoro da custodire, verso i quali è irrinunciabile provare un moto di riconoscenza non solo per le lezioni che hanno regalato ma per l’esempio che hanno offerto, non solo sopra al palco (qualsiasi sia), ma soprattutto sotto, nella vita. Il suo “rumore”, per questo, resterà. “Davide – lo ricorda il fratello Paolo – è una storia raccontata sotto il cielo stellato di Viareggio, è la storia infinita della sua amata Ilaria, che lo ha accompagnato ogni secondo della sua breve vita. Davide è il maestro, l’amico speciale, l’educatore amato dai suoi allievi, il fratello minore e quello maggiore. E’ una parte di noi che resterà dietro le quinte per insegnarci ancora tanto“.

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