Musica

Paul McCartney, polemiche dei fan per i voucher: “Rivogliamo i soldi”. Risponde l’organizzatore D’Alessandro: “Impensabile”

Prima sui social, poi il Codacons. Monta la polemica sui biglietti di PaulMcCartney che, causa pandemia, ha dovuto cancellare il suo tour italiano. I fan lamentano il rimborso in voucher, anche perché il biglietto è costato fino a oltre 200 euro. FqMagazine ha contattato l'organizzatore Mimmo D'Alessandro: “Siamo in profonda crisi, i voucher sono l'unica soluzione. Lavorerò con determinazione per confermare l'artista il prossimo anno”

di Andrea Conti

C’è chi ha addirittura cantato sui social “Yesterpay”, rivisitazione della celebre “Yesterday” dei Beatles in chiave voucher: ”Paul, ho la metà dei soldi in banca che avevo prima/ Mi dicono che posso andare da un’ altra parte ma non dicono dove/ Ho pagato per te Paul ma ora vorrei tanto essere rimborsato”, cantano i fan con in mano i biglietti ormai non più validi.

Monta da qualche giorno la polemica attorno ai due concerti annullati, causa pandemia, di Paul McCartney a piazza del Plebiscito a Napoli (il 10 giugno) e al Lucca Summer Festival (13 luglio). I fan hanno sborsato fino a oltre 200 euro per andare al concerto, proprio per l’ammontare della somma non vogliono il voucher, ma esigono il rimborso in denaro. Secondo il decreto rilancio, “l’emissione dei voucher previsti dal presente articolo, assolve i correlativi obblighi di rimborso e non richiede alcuna forma di accettazione da parte del destinatario”. Una decisione presa per salvaguardare la filiera della musica live, attorno alla quale gravitano più di 400mila lavoratori. Abbiamo contattato Mimmo D’Alessandro che con Adolfo Galli, ha fondato nel 1987 una delle più famose agenzie live in Italia, la D’Alessandro & Galli, che ci ha confermato che non ci sono altre soluzioni.

Qual è stato il contraccolpo della pandemia sulla sua azienda?
Drammatico e scioccante. Ci siamo ritrovati bloccati dall’oggi al domani e impreparati per la velocità con cui il virus si è diffuso in Italia. Se pensiamo che oltre ai miei 30 dipendenti per il Lucca Summer Festival lavorano anche altre 1300 persone esterne, queste sono tutte persone che stanno attraversando un momento tremendo, senza lavoro. È chiaro il nostro fatturato questa estate sarà zero. Io sto cercando di difendere con le unghie e con i denti la mia struttura. Ho messo in smart working alcuni dipendenti che lavorano 4 ore al giorno, il resto è in cassa integrazione, che per ora sto anticipando io per velocizzare i tempi. Stiamo proteggendo la struttura con tutte le nostre forze ed è per questo che ringrazio il ministro Franceschini per i voucher, al momento l’unico ossigeno che ci viene dal governo.

Il Lucca Summer Festival è una delle manifestazioni più importanti d’Italia dal 1998. Quest’anno in cartellone c’erano – tra gli altri – John Legend, Celine Dion, Cat Stevens, Ben Harper e Liam Gallagher. Cancellato tutto?Per forza. Ti dirò di più, la Regione Toscana ha stanziato 750mila euro di contributo per il settore musica in crisi, noi siamo tagliati fuori.

Perché?
Ci è stato detto che siamo una “realtà troppo grossa”. In realtà portiamo un indotto importante al turismo e sicuramente produciamo più lavoro rispetto ad altre realtà più piccole. Non ti nascondo che sono rimasto amareggiato…

C’è chi protesta per avere il rimborso in denaro, non il voucher, per i concerti annullati di Paul McCartney a Napoli e a Lucca. Cosa risponde a loro?
C’è una maggioranza silenziosa e una minoranza che fa rumore. La prima è composta da tantissimi fan, affezionati al Lucca Summer Festival e clienti che ci fanno sentire la loro vicinanza con lettere e telefonate. Sono solidali. Ci dicono ‘non vogliamo i soldi indietro’, ‘vogliamo sentire la musica’ oppure ‘aspetteremo’ e ancora ‘non crollate’. Insomma tutte persone che riconoscono la nostra storia, la nostra professionalità. Non siamo improvvisati.

Però c’è chi protesta, chi canta “Yesterpay”, chi si rivolge al Codacons. Persone che, vista la difficoltà economica, vorrebbero i soldi indietro…
Qui veniamo alla minoranza rumorosa di cui ti parlavo, agli speculatori che fanno casino, al Codacons, alla macchina del fango. Intendiamoci chi ama la musica, la aiuta. I biglietti di Paul McCartney costavano da 80 a 230 euro e chi li ha acquistati se li poteva permettere, insomma parliamo di un target preciso. Contro di noi si è scatenato questo odio sociale che non capisco, ci sono persone che vogliono farti sentire in colpa per qualcosa che non hai fatto. C’è chi mi ha accusato di essere addirittura un truffatore, come se poi il virus l’avessi inventato io. Io mi sentirei in colpa se avessi fatto delle scelte sbagliate a livello organizzativo, ma non mi sento in colpa se sono – come sono – una vittima. Noi siamo solo l’ultima ruota del carro e stiamo cercando di tenere in piedi tutto, affinché il prossimo anno si possa proporre un evento di tutto rispetto, come lo sarebbe stato quello di quest’anno.

State già preparando il Lucca Summer Festival 2021?
Ci stiamo rimboccando le maniche perché c’è un sacco di gente che ha fiducia in noi e noi la coccoleremo molto più di prima. Non esiste una vita senza musica, senza emozioni. Le emozioni però non sono gratis, c’è un grande lavoro dietro. Insieme torneremo più grandi di prima.

C’è uno spiraglio perché McCartney torni il prossimo anno?
Lavoro con lui dal 1989, dal suo primo concerto al Pala Trussardi di Milano. Ho lavorato cinque anni per portarlo a Lucca e soprattutto a Napoli. Una città che amo molto e che si meritava di ospitare una star di questo calibro. Eravamo prontissimi. Chi mi conosce sa quanto difficilmente mi arrendo, mi sto già battendo molto affinché si possa riconfermare McCartney. E a chi ha il voucher dei suoi concerti dico già che, qualora non potesse esserci lui, avranno la possibilità di scegliere anche altri grandissimi artisti.

Torniamo al tanto bistrattato voucher…
La gente non deve dimenticare che siamo in piena pandemia che ha colpito tutti indistintamente. Il voucher è un ottimo mezzo che la legislazione ci ha messo a disposizione per non crollare. È un grandissimo aiuto per noi, un settore che non vive di tutele statali. Come del resto succede in altri Paesi come Francia o Olanda, lì la cultura live è tutelata ed è per questo che è possibile oltre al voucher, chiedere un rimborso in denaro. Ragioniamo per massimi sistemi: se dovessi andare in banca a ritirare i soldi per ripagare tutti quelli che hanno acquistato il biglietto di un mio concerto annullato, la banca rimarrebbe senza soldi (glielo assicuro), questo intaccherebbe l’economia con una crisi ulteriore che si riverserebbe sul cittadino. Questo per dire che siamo tutti collegati. Vorrei anche ricordare che i voucher sono stati anche previsti per il turismo, dalle compagnia aeree. Insomma non siamo soli.

Come ha detto il suo collega Ferdinando Salzano di Friends & Partner: “Come in tutte le guerre ci sono cose che possono non piacere del tutto”. È d’accordo?
Ha ragione. Ti dirò di più, nessuno l’ha voluta questa guerra. Pensavo che questa pandemia ci avrebbe reso più solidali, più buoni, mi sarebbe piaciuto fosse così. Invece è un uno contro l’altro continuo.

C’è chi, come OTR Live e altre agenzie indipendenti, dice che i concerti estivi da mille persone sono possibili. Max Gazzè ha già annunciato che lo farà. Che ne pensi?
Premesso che esprimo un mio pensiero personale e che ognuno è liberissimo di fare quel che vuole. Io penso che sia impensabile mettere su un evento di mille persone. Anzitutto bisogna garantire la messa in sicurezza, secondo i protocolli del comitato tecnico scientifico. Mille persone sono comprese le maestranze, quindi scendiamo a 800 persone, tutti rigorosamente seduti in distanza di sicurezza. I biglietti li vuoi vendere a 50 euro? Arriviamo a 40mila euro. Con questa cifra non ci paghi nemmeno il palco, ma nemmeno agli artisti puoi chiedere di suonare gratis. Poi se loro accettano, ripeto, ognuno libero di fare quello che vuole.

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