Il coronavirus e la legge sulla sicurezza di Hong Kong. La tensione fra Stati Uniti e Cina sta portando i due Paesi “a un passo da una nuova Guerra Fredda“. Parola del ministro degli Esteri di Pechino, Wang Yi, che si è espresso duramente contro Washington in conferenza stampa a margine dei lavori della sessione parlamentare. Il ministro ha chiarito che Hong Kong è una “questione interna della Cina”. Poi ha replicato alla richiesta avanzata da molti Paesi di un’inchiesta sulle origini del coronavirus, precisando però la necessità che l’indagine sia “libera da interferenze politiche” e basata su “motivazioni scientifiche”.
Un riferimento agli attacchi di Donald Trump nei confronti di Pechino: Wang Yi accusa il presidente americano di “creare voci” solo per “stigmatizzare la Cina”. Le frasi di Trump, unite alla questione Hong Kong, hanno riportato i rapporti tra i due Paesi a un livello di tensione pericoloso. Il Washington Post scrive l’amministrazione Usa starebbe valutando l’ipotesi di un esperimento nucleare, il primo americano dal 1992, per inviare un messaggio forte e chiaro a Russia e Cina. Mentre sabato Washington ha accusato Pechino di aver bloccato il tentativo delle compagnie americane di riprendere il servizio aereo fra i due Paesi.
Il ministro degli Esteri Wang Yi ha confermato le tensioni e spiegato che i due Paesi “non dovrebbero avere conflitti e cooperare in una logica win-win e di rispetto reciproco”. Allo stesso tempo, ha aggiunto, “gli Usa devono rinunciare a voler cambiare la Cina e rispettare” la sua volontà di sviluppo della nazione. Un’affermazione che vale in primis per Hong Kong: il ministro ha detto che la legge attualmente in discussione al Congresso nazionale del popolo sull’ex colonia “va approvata senza il minimo ritardo”. Wang ha ricordato la lacuna nella sicurezza nazionale che “spetta al governo centrale”, di fronte alla mancata azione del governo locale ex art.23 della Basic Law, sicuro che la norma non modificherà l’appeal di hub finanziario di Hong Kong. Dove le proteste contro la legge continuano da giorni: sabato, con brevi blitz, piccoli gruppi si sono presentati, soprattutto nei centri commerciali, mostrando cartelloni, scandendo slogan e cantando canzoni.
L’altro nodo è il coronavirus, ma in questo gli attriti non riguardano solo gli Usa. Per questo Wang Yi ha chiarito che la Cina è “aperta” agli sforzi e alla cooperazione internazionale per identificare la fonte della pandemia del Covid-19. E ha risposto alle accuse mosse a Pechino di uso della ‘diplomazia delle mascherine‘, ovvero di usare la fornitura di materiale medico ai Paesi europei per dividere e guadagnare peso politico tra i 27 Stati dell’Unione. “L’interazione tra Cina ed Unione europea dovrebbe essere un ciclo positivo capace di dare il via al loro successo reciproco, non a uno scontro che finisca con un solo vincitore”, ha detto il ministro.
“La riunificazione di Taiwan è un trend della storia”, ha infine commentato Wang Yi, in merito ai rapporti con l’isola ricondotti ad “affari interni“. Wang, sempre in conferenza stampa a margine dei lavori del parlamento, ha messo in guardia anche in questo caso dalle interferenze esterne, menzionando gli Usa in merito alla mancata partecipazione di Taipei all’assemblea dell’Oms della scorsa settimana. “Ai compatrioti di Tawan, come regione parte della Cina, sono state fornite tutte le informazioni utili sul Covid-19″, ha concluso.