I magistrati credono che l’alterco stradale sia stato solo un pretesto nell’ambito delle dinamiche mafiose romane in totale evoluzione. fu Per chi indaga tentato omicidio, non andato a buon fine solo perché, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, la pistola si sarebbe inceppata al momento dello sparo
Un regolamento di conti fra i cognati dei boss. Un arresto che conferma, se ce ne fosse bisogno, come l’ascia di guerra fra i clan mafiosi di Roma sia tutt’altro che sotterrata. Girolamo Finizio, fratello della moglie di Angelo Senese – reggente dell’omonimo clan camorristico – è stato arrestato all’alba di lunedì dal carabinieri del Nucleo Investigativo del gruppo di Ostia, con l’accusa di essere il mandante e di aver partecipato alla gambizzazione, avvenuta il 20 aprile scorso, ai danni di Paolo Ascani. Quest’ultimo, a sua volta, è il fratello della moglie di Roberto Spada, considerato il numero due del clan sinti di Ostia – noto anche per l’aggressione al giornalista Rai, Daniele Piervincenzi – che da anni “governa” sul traffico di droga del litorale romano. Angelo, invece, è il fratello del boss Michele Senese, detto ‘O’ Pazzo’, in carcere dal 2013 in regime di 41 bis. Insieme a Finizio, in manette sono finiti Roberto Cirillo, secondo gli inquirenti “la vedetta del gruppo di fuoco” e Adriano D’Arma, quest’ultimo individuato come l’esecutore materiale del tentato omicidio, non andato a buon fine solo perché, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, la pistola si sarebbe inceppata al momento dello sparo, favorendo la fuga di Ascani.
La ricostruzione del tentato omicidio – La sparatoria avviene il 20 aprile, intorno alle 16.30. Siamo in via Forni, nella sottoborgata di Ostia Nuova, in pieno territorio degli Spada. La Skoda Kodiaq noleggiata da Finizio, accompagnato da D’Arma, compie due o tre volte il giro dell’isolato. Nel frattempo, Roberto Cirillo sulla sua Opel Meriva e almeno un’altra persona, non ancora identificata, su di una Ford Mondeo, si posizionano su due incroci nei pressi dell’abitazione di Ascani. Quando l’uomo, a bordo della sua Mini Cooper, torna verso casa, Finizio e D’Arma scendono velocemente dalla loro vettura, con il secondo che urlando “mo’ te ‘mpari a fa le prepotenze”, inizia a sparare in direzione di Ascani. La pistola di D’Arma, tuttavia, s’inceppa, mandando a segno solo due colpi, di cui uno colpisce alla gamba la vittima designata dell’attentato, che sbanda e fugge a tutta velocità.
La lite stradale e la tentata mediazione – A quanto ricostruito dagli inquirenti, Finizio e Ascani poco tempo prima avevano avuto un alterco, generato da una banale lite stradale. “Sei il cognato di quello… ma o sai chi cazzo sono io? Però io e te se rivedemo”, avrebbe detto, minacciandolo, Finizio a Ascani il giorno della lite sul lungomare di Ostia. Tanto che la vittima, il giorno dopo il tentato omicidio, si è sfogato con un suo sodale: “Pe ‘na freccia! Se io t’ho solato du piotte, o t’ho solato mezz’etto de roba e non te la voglio paga’, io vengo te sparo e ce pò pure sta, giusto? Ma pe ‘na freccia!”. E ancora: “Er ciccione (D’Arma, ndr) ha tirato proprio a ammazzarme, nun me lo scorderò mai (…) te sei allargato, m’ha tirato dritto per… glie s’e’ inceppata! Io so’ salvo per miracolo! Perciò io già, fa conto che io da ieri già ero morto”. Nella sua conversazione, Ascani lascia intendere che fra lo sgarbo sul litorale e la sparatoria c’era stata anche una tentata mediazione, da opera di tale Sandro: “Però ce l’ho… e’ n’amico de Sandro, perché Sandro poi gli ha detto (…) Sandro m’ha detto: ‘Lui è mi fratello’ (…) e te sei n’amico… e poi lui ha detto: ‘Oh, però questo m’ha fatto a prepotenza’… Sei ito a parla’ pure co Sandro!”.
Le dinamiche criminali e la lite come ‘pretesto’ – I magistrati credono che l’alterco stradale sia stato solo un pretesto nell’ambito delle dinamiche mafiose romane in totale evoluzione. L’operazione della Dda di Roma del 14 febbraio scorso denominata ‘Tom Hagen’, infatti, aveva fatto emergere come a fine 2017 gli allora “re di Roma” superstiti (dopo gli arresti di Michele Senese e Massimo Carminati), ovvero, Salvatore Casamonica e Carmine Spada, avessero sancito una nuova pax mafiosa con il clan Senese, di cui si era fatto garante Fabrizio Piscitelli, detto ‘Diabolik’, il noto capo ultras laziale ucciso il 7 agosto 2019 al parco degli Acquedotti. Ma l’arrivo delle manette e i sequestri nei confronti dei leader di Casamonica e Spada, nonché l’arresto del rampante ‘napoletano di Ostia’ Marco Esposito, detto ‘Barboncino’ e, in ultimo, l’omicidio di Diabolik, hanno scompaginato la geopolitica criminale romana portando a un escalation di violenza. “L’esecuzione – scrive il giudice per le indagini preliminari– avviene in modo teatrale in pieno giorno, a volto scoperto e nelle prossimità di un esercizio commerciale con numerosi avventori, non solo per l’affidamento circa l’alto tasso di omertà che caratterizza quella zona, ma perché la modalità dell’atto criminale ha in sé una portata simbolica di forza e primazia territoriale”.