Scienza

Coronavirus, così l’intelligenza artificiale potrà “leggere” le lastre e scoprire in pochi secondi le polmoniti da Covid 19

La ricerca è in fase di sperimentazione da parte del reparto di Medicina Nucleare di Massa Carrara in collaborazione con il Papa Giovanni XXIII di Bergamo. “Grazie a questo sistema potremmo fornire a tutti gli ospedali d’Italia uno strumento chiaro e a basso costo per individuare i casi di polmonite da coronavirus – spiega al fattoquotidiano.it il dottor Pietro Bianchi, promotore dello studio insieme al fisico di Pisa Roberto Cappuccio – è vero che fortunatamente adesso i pazienti sono molti meno ma lo strumento potrebbe servire per una seconda ondata e comunque per tracciare i futuri casi”

Leggere migliaia di lastre in pochissimo tempo per individuare le polmoniti interstiziali da Covid 19. E così, con l’aiuto complementare del tampone, tracciare il virus e poter spegnere in poche ore i nuovi focolai di tutta Italia. Tutto questo sarà possibile nelle prossime settimane grazie all’intelligenza artificiale (AI): la ricerca è in fase di sperimentazione da parte del reparto di Medicina Nucleare di Massa Carrara, centro di eccellenza sul territorio toscano, e nei giorni scorsi ha ottenuto il via libera della Asl Toscana Nord-Ovest e dei Comitati Etici degli ospedali di Massa e Bergamo. “Grazie a questo sistema potremmo fornire a tutti gli ospedali d’Italia uno strumento chiaro e a basso costo per individuare i casi di polmonite da coronavirus – spiega al fattoquotidiano.it il dottor Pietro Bianchi, promotore dello studio insieme al fisico di Pisa Roberto Cappuccio – è vero che fortunatamente adesso i pazienti sono molti meno ma lo strumento potrebbe servire per una seconda ondata e comunque per tracciare i futuri casi”.

La sperimentazione – Tutto inizia un anno fa quando il professor Bianchi e un team di colleghi presentano uno studio per utilizzare l’intelligenza artificiale per studiare le immagini in ambito medico: il cosiddetto imaging diagnostico. Lo studio, in collaborazione con il reparto di Medicina nucleare dell’ospedale Galliera di Genova era stato presentato per riconoscere i sintomi del morbo di Parkinson ma l’emergenza coronavirus ha portato a un ulteriore sviluppo. “Da tempo sono molto legato ai medici dell’ospedale di Bergamo – continua Bianchi – e da fine febbraio ci siamo sentiti continuamente, ma solo dal punto di vista umano e non per parlare di medicina: mi raccontavano che all’ospedale Papa Giovanni a inizio marzo avevano accessi esagerati, anche 60-70 a notte. All’inizio per riconoscere i casi di Covid 19 si facevano le tac ai polmoni, lo strumento più preciso, ma da quando i casi sono diventati migliaia spesso venivano fatte delle valutazioni polmonari con la lastra del torace”.

Il dottor Bianchi capisce che con così tanti contagi servirà un modo per riconoscere i malati in maniera più veloce e così, dopo essersi consultato con il fisico nucleare dell’Università di Pisa Roberto Cappuccio, presenta lo studio al reparto di Radiologia di Bergamo diretta dal dottor Sandro Sironi che accoglie la richiesta. Dal Papa Giovanni XXIII sono arrivate duecento lastre toraciche mentre altre cento dall’ospedale di Massa Carrara: è su queste che l’equipe di Medicina Nucleare, in collaborazione con la Radiologia dell’ospedale vedi Massa Carrara e l’Istituto di Fisica Nucleare dell’Università di Pisa, sta lavorando per poter rendere fruibile lo strumento entro pochi mesi.

Come funziona – I due studi in corso, coordinati dal Professor Cappuccio, si pongono l’obiettivo di studiare la diffusione del virus tramite l’intelligenza artificiale. Il primo, attraverso l’analisi delle tac per le polmoniti da Covid 19 dall’1 novembre 2019 al 31 gennaio 2020 in Toscana e a Bergamo, servirà per capire se e quanto il virus circolasse in Italia già prima degli annunci ufficiali: quello che, in ambito scientifico, viene definito uno studio retrospettivo. Il secondo invece, legato alle analisi delle lastre toraciche, servirà soprattutto per il futuro e per tracciare il virus nei prossimi mesi. “Speriamo che non arrivi una seconda ondata – spiega il fisico Cappuccio – ma in quel caso questo strumento ci darà la possibilità, tramite le unità Usca, di individuare le polmoniti da covid in pochi secondi e direttamente a casa dei pazienti”.

Per farlo viene utilizzata una rete neurale RetinaNet, una sorta di software in grado di analizzare le immagini e tirarne fuori alcune caratteristiche specifiche per riconoscere la malattia. Questa rete sarà “addestrata” dagli stessi studiosi – medici e fisici – che inseriranno nel software le caratteristiche tipiche delle polmoniti da Covid 19 virali e con una serie di tratti distintivi dalle altre polmoniti. Una volta “addestrata”, la rete riuscirà a riconoscere i sintomi sull’organismo da migliaia di lastre in pochissimi secondi con una precisione del 97%. Il sistema potrà essere utilizzato anche tramite piccole e portatili macchine in grado di svolgere le radiografie anche a casa dei pazienti e non in ospedale. “Questo studio operativo potrà diventare concreto già nelle prossime settimane – conclude il fisico Cappuccio – potrebbe essere decisivo per la prevenzione e per una possibile seconda ondata del virus”.

Twitter: @salvini_giacomo