di Luigi de Gregorio
Fino a poco tempo fa avremmo detto che in genere le malattie sono democratiche, cioè colpiscono tutti: ricchi e poveri, imprenditori e dipendenti, uomini e donne, impiegati e operai. Insomma non guardano in faccia nessuno.
Evidentemente non lo sono con la stessa matematica certezza espressa nella poesia ‘A livella di Antonio De Curtis (in arte Totò), ma poggiano in ogni caso su un principio non selettivo, bensì democratico. Tra esse la più democratica è la pandemia. Lo è per definizione, perché è scritto nel suo destino, perché è frutto della sua strategia ‘ndo cojo cojo. Ovviamente il vissuto recente (e non ancora del tutto terminato) con Covid 19 conferma quanto sopra.
Però, relativamente alla fase 1, questa veridicità ha avuto un barcollamento dovuto ad un’obiezione di molti: “una situazione di lockdown in 50 mq di casa è diversa che in 200 mq”. E che poneva in evidenza due diverse conseguenze famigliari e sociali che inficiavano la sovrana posizione di imparzialità di un virus pandemico come il Covid 19. Ma che si afflosciavano un po’ e perdevano comunque di consistenza rispetto alla perdita di libertà insita in entrambe le metrature.
Ma con l’avvio della fase 2 il dubbio sulla totale democraticità dell’invasivo virus presenta delle radici molto più robuste. Infatti la seconda fase è iniziata con la comparsa delle regole distanziatrici nei ristoranti e nelle spiagge gestite dai privati e tanti altri luoghi pubblici. Un insieme regolatore (a tutti noto) che comporta un minor numero di clienti a parità di spazio disponibile e che pesa sul conto economico. Se quest’ultimo (sin dalle previsioni) non torna soddisfacente, il proprietario e gestore non può che aumentare i prezzi. A titolo di esempio, è pura illusione che il pacchetto sdraio-ombrellone-cabina mantenga lo stesso prezzo dello scorso anno. E se il salto sarà oltre 100%, la selezione della clientela è per così dire automatica. E il virus da democratico è diventato elitario.
Ovviamente in questa nuova quotidianità fatta di misurazioni, di distanze, di vicinanze, a nessuno è sfuggita l’importanza del metro. Oggetto normalmente trascurato dai più, se non dagli operatori del settore edile e del mobile, che acquista più importanza del menù offerto dai ristoratori e dell’estate che ci sarà: con poche o troppe giornate di pioggia, con molte giornate ventose auspicate dai surfisti o molte giornate in cui il mare sembra un olio, giornate con il garbino odiato da quasi tutti, giornate molto umide con le magliette o camicie che ti si appiccicano addosso.
In conclusione siamo in una situazione che preoccupa tutti: imprenditori, commercianti, gestori di servizi pubblici, politici… Tranne che i produttori di mascherine, di alcuni prodotti detergenti, di tamponi e pochi altri prodotti connessi alla battaglia contro il virus. Si sa: in ogni guerra c’è qualcuno che ci guadagna anche non necessariamente fabbricante di armi.
Ma c’è una categoria che merita uno spazio a parte: quella dei virologi, degli epidemiologi, degli scienziati in generale e dei ricercatori in particolare. Trattasi di un invito, degradabile, se necessario, a supplica. Qui siamo tutti stanchi, preoccupati e strangolati economicamente. Ma, per farla finita del tutto contro il Covid 19, occorre il vaccino. Voi lo state ricercando, ma il tempo passa senza risultati. Ci permettiamo pertanto di dirvi garbatamente: per favore, date un’accelerata.