Da oggi anche i lavoratori domestici possono chiedere un’indennità per affrontare l’emergenza Covid. L’Inps ha attivato il servizio per le richieste del bonus di 500 euro al mese (per due mesi, aprile e maggio) rivolto a colf e badanti con contratto regolare che non convivono con il datore di lavoro e sono impiegati per almeno 10 ore alla settimana. Chi è in nero può invece chiedere il reddito di emergenza.

Dopo essere stati esclusi dal decreto Cura Italia, i domestici che hanno perso il lavoro o avuto le ore ridotte dalle famiglie costrette a casa dall’emergenza epidemiologica hanno ottenuto nel decreto Rilancio questa indennità, inferiore però sia alla cassa integrazione prevista per tutti i lavoratori dipendenti sia al bonus per i lavoratori autonomi (600 euro).

Per fare la richiesta attraverso il sito Inps bisogna essere in possesso del Pin Inps, dello Spid, della Carta nazionale dei servizi (Cns) o della Carta di identità elettronica. Nei giorni scorso i sindacati del lavoro domestico hanno chiesto modifiche al decreto in sede di conversione perché al momento sarebbe esclusa una parte significativa della platea a partire dalle badanti in quanto conviventi con il datore di lavoro.

Secondo la Relazione tecnica al decreto i lavoratori che potrebbero chiedere il bonus sono 460.000 (per 460 milioni di spesa). Per i lavoratori domestici appartenenti a famiglie che ricevono il reddito di cittadinanza ma per un ammontare inferiore all’importo del bonus, invece di dare l’indennità si integrerà il reddito di cittadinanza fino a 500 euro. Sempre secondo la Relazione tecnica sono circa 16.000 i domestici appartenenti a famiglie con il reddito di cittadinanza da integrare per una media di 260 euro. Quindi l’onere complessivo per lo Stato potrebbe arrivare a 460,3 milioni per il 2020.

Secondo gli ultimi dati disponibili dell’Inps riferiti al 2018 i lavoratori domestici regolari erano quasi 860.000 (53% registrati come colf e il 47% come badanti). Il tasso di sommerso nel settore è altissimo con circa due milioni di lavoratori complessivi (secondo dati di Federcolf) nelle famiglie italiane, 1,2 milioni dei quali con rapporti di lavoro irregolari. Per quest’ultimi si apre anche un’altra possibilità. Arriveranno in settimana le indicazioni pratiche per l’accesso alla finestra per la sanatoria di lavoratori irregolari che riguarda il settore agricolo e quello domestico. Il decreto fissa una finestra che parte dal primo giugno e finisce il 15 luglio nella quale si può far emergere contratti in nero e ottenere un permesso temporaneo per un semestre.

Il datore di lavoro dovrà pagare 500 euro ma anche un ulteriore versamento forfettario che sarà definito da un decreto interministeriale. I cittadini senza documenti dovranno comprovare la presenza in Italia l’8 marzo. Il meccanismo prevede una doppia domanda: del datore all’Inps e dal lavoratore alla questura (anche in questo caso con un importo da pagare) che rilascerà un permesso temporaneo di soggiorno di sei mesi.

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