Mentre Volkswagen ha già avviato i risarcimenti a oltre 200mila clienti che avevano acquistato auto con motori truccati per falsificare i dati sulle emissioni, in Germania i processi sullo scandalo Dieselgate vanno avanti. E la Corte federale di Cassazione tedesca ha stabilito oggi che il gruppo deve in linea di principio pagare i danni ai proprietari di auto diesel “truffati”, ma l’importo dipende dal chilometraggio dell’auto.
In pratica i consumatori sono obbligati a detrarre i chilometri percorsi dalla somma in denaro che riceveranno. Il pronunciamento dei giudici di Karlsruhe nasce dal caso di un querelante dello stato della Renania-Palatinato, nella Germania sud-occidentale, che aveva chiesto alla Volkswagen il rimborso completo di circa 31.500 euro per un’auto usata acquistata nel 2014. Il tribunale di Coblenza nel giugno 2019 gli aveva concesso 26mila euro per “danneggiamento intenzionale”, sottraendo dalla cifra complessiva l’ipotetico deprezzamento legato all’utilizzo della vettura. Le parti avevano presentato ricorso in Cassazione.
La sentenza stabilisce un precedente importante per decine di migliaia di persone che hanno acquistato veicoli dotati di dispositivi in grado di imbrogliare sui test delle emissioni, scandalo che dal settembre 2015 ha sconvolto la Volkswagen e l’industria automobilistica in generale. Secondo gli avvocati del pensionato che ha fatto causa, citato dall’Agi, dopo questa sentenza “ci sarà una moltiplicazioni di cause, perché molti acquirenti sapranno che possono presentare denuncia senza correre rischi”.
Contro il gruppo sono state già avviate più di 60mila azioni individuali solo in Germania e a fine aprile è stato trovato un accordo extragiudiziale da 630 milioni di euro con due terzi dei 260mila proprietari di auto che avevano aderito alla class action promossa dall’associazione di tutela dei consumatori Vzbv: sono previsti rimborsi tra 1.300 e 6.200 euro – a seconda del modello e dell’anno di immatricolazione – per oltre 200mila clienti.
E’ di pochi giorni fa la notizia della chiusura del processo nei confronti dei due top manager Herbert Diess e Hans Dieter Poetsch per “manipolazione del mercato” in cambio del pagamento di una pena pecuniaria di 4,5 milioni di euro ciascuno. Non senza polemiche. Il presidente del consiglio di vigilanza e l’amministratore delegato erano stati accusati di aver deliberatamente informato gli investitori in ritardo delle conseguenze finanziarie dello scandalo sulle emissioni.
Intanto negli Usa, dove una class action ha portato già nel 2016 a un accordo per corposi risarcimenti ai proprietari, le accuse di manipolazione del mercato nei confronti dei gestori Volkswagen verranno ritirate in cambio di un pagamento di una multa. In Italia invece è stata chiesta l’archiviazione dell procedimento a carico dei vertici delle case automobilistiche interessate. Federconsumatori nei giorni scorsi ha definito “inaccettabile” la richiesta di archiviazione presentata dal pm dopo quasi 3 anni di indagini visto che “ovunque gli automobilisti coinvolti nel caso della vendita delle auto con emissioni truccate sono stati risarciti, la casa costruttrice pesantemente sanzionata e i vertici in alcuni casi condannati, ma in Italia no”. L’associazione parla di un “sintomo non solo di una scarsa attenzione” non solo dei consumatori “ma anche nei confronti dell’ambiente”.