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Open Arms, la Giunta salva Matteo Salvini dal processo: 13 no all’autorizzazione. Decisivi Giarrusso, la 5 stelle Riccardi e i renziani che non votano: “Responsabilità del ministro non era esclusiva”

La Giunta per le Immunità del Senato salva il leader della Lega dal processo. Tredici senatori votano contro l’autorizzazione a procedere per il caso dei migranti sequestrati per venti giorni al largo di Lampedusa nell'agosto del 2019. Italia viva: "Avallo governativo sulle decisioni dell'allora ministro". Leu: "Senza dignità". Oltre all’astensione dei tre senatori di Iv, sono stati decisivi il voto negativo dell’ex grillino Mario Giarrusso e della senatrice M5s Riccardi, che dice: "Era un altro caso Diciotti. Crimi era informato". Il capo politico M5s: "Deferimento ai probiviri? Assolutamente no". Il leader del Carroccio esulta, la Ong: "Battuta d'arresto nell'accertamento della verità"

La Giunta per le Immunità del Senato salva Matteo Salvini dal processo. Tredici senatori votano contro l’autorizzazione a procedere per il caso Open Arms. Solo sette, invece, quelli che votano a favore di un processo per il leader della Lega. Decisivo il voto di una deputata dei 5 stelle, Alessandra Riccardi, che si è sfilata dalle indicazioni del suo partito, quello dell’ex grillino Mario Michele Giarrusso, e quello dei renziani che si sono astenuti. “Vito Crimi mi ha fatto presente quali potevano essere le conseguenze di una eventuale spaccatura in seno alla Giunta sul piano politico, ma non c’è stata nessuna minaccia. Mi ha detto solo che una spaccatura del gruppo avrebbe potuto avere ripercussioni a livello di dinamiche di maggioranza”, dice la prima. Il capo politico ad interim del M5s, in ogni caso, spiega che la deputata ribelle non sarà deferita ai probiviri. Passa dunque la linea di Maurizio Gasparri. “Il ministro dell’Interno Matteo Salvini agì per interesse pubblico con la condivisione del governo, Il fatto che ci fosse stata una corrispondenza scritta col premier rafforza l’idea di una condivisione del governo nel preminente interesse generale”, sostiene il presidente della Giunta e relatore della proposta di salvataggio del leader della Lega dal processo. Una ricostruzione, quella del senatore dei Forza Italia, che sembra aver convinto i renziani: motivando la sua astensione, infatti, Italia viva nega “l’esclusiva riferibilità all’ex ministro dell’Interno dei fatti contestati”. Dopo il no della giunta, l’ultima parola toccherà all’assemblea di palazzo Madama che dovrà esprimersi entro 30 giorni: in quel caso i voti di Italia viva saranno fondamentali.

Salvini esulta, Open Arms: “Battuta d’arresto in accertamento verità”- “Grazie ai senatori che hanno deciso liberamente, tutto il governo era d’acordo, anche quel pezzo di governo dei Cinquestelle, da Conte a Di Maio, che dicono non sapevamo niente, non eravamo d’accordo”, esulta Salvini dopo il voto della Giunta. Opposto il commento della ong Open Arms: “La decisione della Giunta di oggi segna una battuta di arresto verso l’accertamento della verità e verso l’affermazione di un principio inderogabile, alla base della nostra Costituzione e di qualunque Convenzione internazionale, che stabilisce l’inviolabiltà della vita e della dignità delle persone, a prescindere dalla loro provenienza, dal loro sesso, dalla loro appartenenza politica o religiosa”.

Il pallottoliere: decisivi Giarrusso e Riccardi (e i renziani) – Il leader della Lega era accusato dal tribunale dei ministri di Palermo del sequestro di 164 migranti a bordo dell’imbarcazione della ong Open Arms al largo di Lampedusa nell’agosto del 2019. Hanno votato no alla relazione di Gasparri, che proponeva di salvare dal processo Salvini, un senatore del Pd, uno di LeU, quattro (su cinque) del Movimento 5 stelle e l’ex grillino Gregorio De Falco. In totale fanno sette voti, meno degli 10/11 pronosticati alla vigilia. In difesa di Salvini si sono schierati invece i cinque senatori della Lega, quattro di Forza Italia, l’esponente di Fratelli d’Italia, quello delle Autonomie Meinhard Durnwalder. Decisivi per salvare il leader del Carroccio i voti dell’ex grillino Mario Michele Giarrusso, e quello della 5 stelle Riccardi, che si è quindi espressa in dissenso rispetto al suo gruppo. E poi anche l’astensione dei tre senatori renziani. “Italia Viva non ha partecipato al voto ma l’esito della votazione sarebbe stato comunque favorevole al voto della Giunta, dal momento che ci sono stati 13 voti a favore”, ha sostenuto Gasparri. In realtà con i 3 voti dei renziani e i due di Giarrusso e Riccardo il fronte del sì al processo sarebbe arrivato a quota 12, contro gli 11 che sarebbero rimasti a votare la relazione di Gasparri.

Italia viva: “Responsabilità non esclusiva del ministro” – A spiegare le motivazioni del non voto dei renziani è stato il capogruppo Francesco Bonifazi, che rappresenta Italia viva in Giunta insieme a Giuseppe Cucca e Nadia Ginetti: “La motivazione principale per cui Italia Viva decide di non partecipare al voto risiede però nel fatto che, dal complesso della documentazione prodotta, non sembrerebbe emergere l’esclusiva riferibilità all’ex ministro dell’Interno dei fatti contestati. Diversamente, pare che le determinazioni assunte da quest’ultimo abbiano sempre incontrato, direttamente o indirettamente, l’avallo governativo“, aggiunge Bonifazi riferendosi al vecchio esecutivo M5s-Lega, che in quei giorni dell’agosto del 2019 era ormai a un passo dalla caduta. Tradotto: per i renziani le decisioni sulla Open Arms furono prese anche dal premier Giuseppe Conte. “Numerosi – si legge nella notte che ha annunciato il non voto – sono dunque i dubbi che ancora oggi residuano in riferimento al caso Open Arms. Sarebbe stato opportuno che tali incertezze venissero chiarite mediante un’attività istruttoria ulteriore. Dunque, allo stato dell’arte, Italia Viva, coerentemente con le posizioni tenute nelle precedenti votazioni, ed in mancanza degli elementi istruttori richiesti, decide di non partecipare al voto”, conclude l’esponente di Iv. Al quale replica il senatore di Leu Francesco Laforgia: “No renziani. Sulla vicenda Open Arms e il voto su Salvini non manca un’istruttoria seria, come dite voi. Ma la dignità, la vostra”.

La grillina ribelle: “Crimi era informato”. Crimi: “Nessun deferimento” – La grillina ribellle Riccardi, invece, spiega di aver “votato no all’autorizzazione a procedere nei confronti dell’ex ministro Salvini semplicemente perché, come nel caso della Diciotti, a mio avviso sussisteva anche in questo caso l’azione di governo nel perseguimento della politica dei flussi migratori“. A chi le chiede se il voto di oggi rappresenti il ‘preludio di un suo passaggio alla Lega, la parlamentare replica: “Io sono nel Movimento”. Poi spiega di aver informato preventivamente Crimi della sua intenzione di votare in senso contrario al gruppo: “Ci siamo sentiti prima del voto perché ho ritenuto opportuno informarlo di quella che sarebbe stata la mia posizione, per correttezza. Anche il capogruppo Perilli sapeva qual era la mia posizione su questa vicenda, era stato informato”. Si è parlato di eventuali sanzioni disciplinari nei suoi confronti? “No, non si è parlato di sanzioni”, replica Riccardi. Crimi conferma: “Non ho mai minacciato Alessandra e mai minacciato conseguenze sul piano personale”. La senatrice sarà deferita ai probiviri? “Assolutamente no”. “La senatrice Riccardi ha fatto una scelta diversa che non comprendiamo e Italia Viva ha fatto una valutazione ancora differente, non partecipando al voto. Vedremo in aula cosa accadrà, secondo noi è corretto lasciare che la magistratura giudichi l’operato di Salvini”, dice invece la capogruppo del M5s in Giunta, Elvira Evangelista. “Come prima cosa smentiamo le notizie false: io non sono passato alla Lega e non ho alcuna intenzione di farlo. In secondo luogo, sulla Open Arms, ho espresso la stessa posizione che avevo espresso, quando ero capogruppo M5s in Giunta, per la Diciotti”, dice invece l’ex grillino Giarrusso, che poi attacca gli ex compagni di partito: “Il M5S è stato incoerente rispetto al voto su Rousseau e ancora una volta ha tradito il mandato degli attivisti”.

Iv: “Voto in aula? Prima verificheremo le carte” – La riunione è iniziata attorno alle 9.30 e la Giunta doveva decidere se mandare o meno a Salvini davanti al tribunale dei ministri di Palermo, che lo accusa del sequestro di persona per i 164 migranti bloccati sulla nave della ong Open Arms al largo di Lampedusa. Lo sbarco venne poi ordinato dal procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, dopo venti giorni. I fatti risalgono all’agosto 2019. Per i giudici del tribunale dei ministri il decreto sicurezza bis “non può essere applicato a navi che soccorrono naufraghi” perché “il soccorso in mare è obbligatorio“. La Giunta per le Immunità del Senato non la pensa così. Tocca ora all’aula di Palazzo Madama esprimersi. “In aula non smentirò il voto che ho dato in un organismo para-giurisdizionale: non lo ho mai fatto e non o farò. Come voterà il gruppo non lo so ma io rispondo solo del mio voto”, dice la “grillina ribelle” Riccardi. Cosa faranno invece i renziani? “Prima di esprimerci verificheremo scrupolosamente le carte”, dice il capogruppo di Italia viva Davide Faraone. I colpi di scena potrebbero non essere finiti.