Succede nel nuovo cantiere di scavi a nord della città romana, subito fuori delle mura dell'antica colonia. Qui stanno venendo alla luce pareti dipinte e architetture che lasciano pensare ad una struttura vicina, per importanza e fasto, alla celeberrima Villa dei Misteri
Un fiore bianco che si staglia delicato sul nero brillante di una parete. La volta candida di un grande criptoportico tutto da esplorare. E il nome di una bimba graffito su un muro, Mummia, che apre alla possibilità che l’importante padrone di casa fosse un esponente dei Mummii, famiglia importantissima a Roma, la cui presenza non era finora mai stata attestata a Pompei.
Dopo due mesi di lockdown una Pompei inondata di sole si prepara ad accogliere, oggi, l’arrivo dei primi visitatori. E torna anche a svelare incredibili sorprese. Succede nel nuovo cantiere di scavi a nord della città romana, subito fuori delle mura dell’antica colonia. Qui stanno venendo alla luce pareti dipinte e architetture che lasciano pensare ad una struttura vicina, per importanza e fasto, alla celeberrima Villa dei Misteri. Un complesso di età augustea dalle dimensioni molto importanti, con i locali di rappresentanza che si affiancano a quelli di servizio e di lavoro. Tutti elementi, spiega il direttore del Parco Archeologico Massimo Osanna, che fanno pensare “ad una grande, importantissima villa suburbana, imponente e affacciata sul mare, così ricca da ospitare nelle sue stalle anche cavalli di gran razza, finemente bardati in bronzo”.
Siamo nell’area di Civita Giuliana. La scoperta, alla quale gli archeologi del Parco hanno cominciato a lavorare proprio in quest’ultima settimana, è figlia di un’operazione congiunta tra la Procura di Torre Annunziata con il procuratore Pierpaolo Filippelli, i carabinieri e il Parco. Si tratta della stessa indagine che ha portato un anno fa al ritrovamento di una serie di ambienti di servizio e di una stalla con i resti di tre sauri e dei loro preziosi finimenti. E che poi ha permesso a inquirenti e studiosi di localizzare il tesoro più grande proprio nel giardino di casa del tombarolo, oggi espropriato mentre l’uomo è sotto processo. In quel prato, opportunamente nascosto da un capanno in legno, era stato scavato un pozzo che scende fino al livello di quella che fu la villa. Qui i tombaroli avevano allestito il loro cantiere di lavoro, scavando anche un impressionante cunicolo lungo oltre 60 metri, che dagli ambienti del criptoportico arriva alle stalle. In un angolo, ordinati e pronti all’uso, sono rimasti tutti gli attrezzi del mestiere, dagli scalpelli al bidone per sciacquare dalla terra i reperti trafugati. Da una parte, quindi, c’è la scoperta degli ambienti più maestosi della villa, che si spera possa aggiungere nuovi preziosi tasselli alla storia della colonia romana e della sua tragica fine, dall’altra il racconto evidente dell’attività clandestina che da sempre, rompendo e razziando, ferisce il patrimonio di tutti e mette a rischio proprio la ricostruzione del contesto.
La grande tenuta suburbana, i cui ambienti di rappresentanza ora verranno riportati alla luce, era stata già in parte scavata, ma senza lasciare in archivio praticamente nulla, tra il 1907 ed il 1908. Era composta da un settore residenziale, articolato intorno ad un peristilio a pianta rettangolare, delimitato su due lati da un porticato e nel terzo da un lungo criptoportico coperto da una terrazza affacciata sui campi. Una residenza di altissimo pregio, sottolinea Osanna, “con ambienti riccamente affrescati e arredati, sontuose terrazze digradanti che si affacciavano sul golfo di Napoli e Capri, oltre ad un efficiente quartiere di servizio, con l’aia, i magazzini per l’olio e per il vino e ampi terreni fittamente coltivati”.
Appartenuta forse ad un generale o ad un altissimo magistrato militare, forse addirittura ad un esponente dei Mummii come sembra dirci quel nome graffito sul muro da una mano bambina (sulle iscrizioni, spiega Osanna, sta compiendo ora uno studio approfondito l’epigrafista Antonio Varone), la villa venne solo parzialmente danneggiata dalle scosse di terremoto che precedettero il culmine dell’eruzione. E oggi potrebbe rivelare grandi sorprese, proprio perché la grande quantità di materiale piroplastico che ne invase le stanze in quella notte tremenda di fine ottobre di duemila anni fa, potrebbe averne aiutato la conservazione.
Certo i nuovi scavi, finanziati con 2 milioni di fondi ordinari del Parco, avranno bisogno di tempo. Alla fine però, assicura il direttore, la tenuta verrà aperta al pubblico con tutto il suo corredo di storie, compresa quella della piccola Mummia e del suo tragico destino. E non è detto che non vengano lasciati così anche i cunicoli scavati nella terra dai tombaroli, i loro strumenti, la memoria di una razzia che offende la storia.