Assumevano manodopera straniera e irregolare totalmente ‘in nero’ o con contratti con un orario inferiore al lavoro effettivamente svolto. Questa l’accusa nei confronti delle undici persone arrestate a seguito dell’inchiesta sul Caporalato che agiva nella Toscana interna e che vede coinvolte anche due aziende dell’edilizia di Prato. Il gip del Tribunale di Prato ha emesso nei confronti degli indagati – accusati di associazione a delinquere, intermediazione illecita, sfruttamento del lavoro, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e impiego di lavoratori non in regola – un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Il provvedimento, però, è stato eseguito nei confronti di dieci di loro, perché uno al momento si trova in Egitto.

Da quanto emerso grazie anche alle intercettazioni telefoniche, gli indagati, oltre a favorire la presenza degli stranieri irregolari sul territorio nazionale tramite fittizie richieste di lavoro, utilizzavano alcune società per ‘regolarizzare’ solo formalmente una parte degli oltre 100 lavoratori, di nazionalità sia italiana che straniera. Nel caso degli stranieri, soprattutto egiziani, i lavoratori venivano reclutati quotidianamente presso un punto di ritrovo nella città di Prato, trasportati sul luogo di lavoro con auto e pullmini e impiegati nella costruzione di case e negozi in oltre 30 cantieri tra diverse province italiane, tra cui Firenze, Prato e Pistoia.

Le aziende coinvolte, ‘Novaedil srl’ e la ‘Eurocostruzioni 75 srl’, secondo l’accusa, reclutavano la manodopera straniera, sia immigrati con regolare permesso di soggiorno sia irregolari: manovali e i muratori venivano assunti in nero, mentre altri operai con contratti per un orario inferiore al lavoro effettivamente svolto. Dalle indagini, in due anni sono una sessantina gli operai sfruttati. Tra loro, 15 erano senza permesso di soggiorno, molti senza contratto, mentre ad altri operai – tra stranieri e italiani – veniva chiesto di restituire parte di quanto era stato versato loro in busta paga per continuare a lavorare. Il lavoro poi non conosceva pause, ferie o orari: “Si lavora anche di notte se c’è bisogno”, dice al telefono uno degli indagati.

Tra gli arrestati ci sono i titolari delle ditte: un italiano di 45 anni di Crotone responsabile di una delle due aziende e due cittadini egiziani dell’altra, due fratelli di 39 e 41 anni. Insieme a loro tre magrebini di età compresa tra i 26 e 43 anni erano incaricati della gestione, del trasporto e del controllo degli operai. Altri cinque stranieri, anche loro operai, si occupavano invece di reclutare i lavoratori. Indagati per gli stessi reati, ma in stato di libertà, ci sono anche due fratelli pratesi di 39 e 68 anni che tramite la loro società, secondo l’accusa, hanno attestato falsamente la frequentazione di corsi sulla sicurezza degli operai affinché questi risultassero qualificati sotto questo aspetto.

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