Si discute in questi giorni della possibilità di stralciare il divieto di più mandati e ricandidare, per Roma, Virginia Raggi. Spaccato il Movimento 5 Stelle, contrario il Pd. Al di là delle beghe interne, forse sarebbe il caso di ascoltare quello che pensano i cittadini romani, che pure la sindaca l’hanno votata in massa, con un plebiscito che però rischia non solo di non essere doppiato, ma di finire in una sconfitta, specie se il centro-destra candiderà un nome forte (vedi Giorgia Meloni). E nonostante Roma sia una città fondamentalmente di sinistra, come dimostrano i voti presi dai vari sindaci – Gianni Alemanno unica eccezione e non per suoi meriti.
Vivo a Roma da sempre e seguo la sindaca abbastanza attentamente, sia da giornalista che da cittadina. E il sentimento che provo in questi giorni è contrastante: perché se da un lato ho potuto vedere, anche grazie a un’efficiente pagina Facebook aggiornata più volte al giorno, l’immenso lavoro fatto dalla sua amministrazione, dall’altro se dovessi esprimere un parere sul Raggi bis direi, pur con cautela, no. E questo nonostante gli immensi meriti di questa giovane sindaca, catapultata su una delle poltrone più scomode, forse la più scomoda, d’Italia.
Quello che posso dire è che, a mio parere, Raggi è una buona amministratrice. Di più, un’amministratrice onesta, trasparente, non solo non corrotta ma apertamente schierata contro mafie di ogni tipo, che infatti l’hanno contrastata con tutti i mezzi a disposizione, roghi dolosi compresi.
Ha rifatto centinaia di strade rimaste per anni senza alcuna manutenzione, ha rimesso mano ad appalti gestiti da mano mafiosa, rendendo trasparenti gare e concorsi, ha ridato un volto pienamente democratico a Roma, contro ogni rigurgito fascista. Di tutto questo Roma aveva disperatamente bisogno, visto che la prima emergenza di questa città è senz’altro la legalità.
E tuttavia questo non basta. C’è un secondo fronte, fondamentale per la stessa sopravvivenza della città e dei suoi abitanti, sulla quale la sindaca è stata troppo debole, come d’altronde è stato il suo partito, cioè Movimento, ormai al governo da un po’. E questo fronte implica una visione politica più forte, un disegno più chiaro per la città, una visione lunga, insomma un’utopia più forte. Incentrata su due temi, ovvero ambiente e sostenibilità, quelli che avevano caratterizzato la nascita dei Cinque Stelle e che poi questi ultimi si sono persi per strada.
Ci sono piccole cose che però dicono molto: ad esempio la scarsa cura del verde della città, tanto che i romani si sono ritrovati dopo due mesi di chiusura con parchi parzialmente chiusi oppure con l’erba altissima e non falciata. Ovviamente, spesso per sbloccare qualsiasi appalto ci vuole tempo, le procedure burocratiche richiedono appunto tempo.
Ma non si ha mai avuto l’impressione che la Raggi facesse del verde la sua priorità. Così come non ha mai avuto le idee chiare su come pedonalizzare alcune aree cruciali della città: ci sono progetti mai avviati, anche perché spesso mal fatti e senza consultare i residenti, vedi quello del quartiere Monti; né ad esempio sulle regole che avrebbero dovuto essere fermissime rispetto all’invadenza dei ristoratori e al tavolino selvaggio: su questi temi il Movimento a Roma oscilla tra la vecchia impronta legalitaria e ecologista e invece una sostanziale resa alle richieste di ristoratori e di quelli che vivono sul turismo selvaggio, quello che, insieme ad altro, impedisce il decoro della città.
Per non parlare del tema, talmente grave che per i romani si è passati dalla rabbia a una sorta di rassegnazione disperata, dei rifiuti. Sono ancora ovunque, e nonostante la Raggi abbia avuto dure prese di posizioni contro Ama di fatto la responsabilità della catastrofe è anche sua. Oggi addirittura si parla di eliminare il porta a porta in molte zone della città per tornare ai cassonetti, qualcosa di inimmaginabile in qualsiasi città del mondo.
Ci sono state misure importanti, da non sottovalutare. L’amministrazione Raggi, ad esempio, è riuscita, unica, a togliere i bus turistici dal centro, liberandolo da migliaia di torpedoni che ogni giorno distruggevano le fragili strade millenarie, mettendo a rischio la vita di molti pedoni, uccisi dai pullman. Ma ad esempio sul tema della mobilità sostenibile la città è ancora indietro anni luce, come dimostrano i drammatici incidenti stradali che catapultano la città in cima alle classifiche dei decessi.
Ora si stanno facendo piste ciclabili provvisorie per la fase due del Covid, ma appunto se non ci fosse stata la pandemia quanto avremmo dovuto aspettare? Per non parlare del tema cambiamento climatico: la sindaca ha partecipato a incontri internazionali, Roma ha dichiarato l’emergenza climatica ma tutto questo solo a parole, perché sul tema praticamente nulla è stato fatto e purtroppo non si tratta di un tema secondario. Penso, ad esempio, alla qualità dell’aria, che resta gravemente inquinata.
Insomma, se dovessimo confrontarla a sindaci precedenti, non solo la gestione Alemanno, che ha fatto precipitare la città in un baratro quasi senza ritorno di clientelismo e corruzione, la Raggi ce la dovremmo tenere stretta. Ma se guardiamo ad altre emergenze drammatiche del nostro tempo, la salute e l’ambiente, con inquinamento e cambiamenti climatici in primo piano, si avverte il bisogno di un nome più forte.
Forte, attenzione, non nel senso populista. Ciò che serve è una persona, uomo o donna che sia, che, oltre ad avere maggior carisma, che non guasterebbe, mettesse la questione della sostenibilità e dell’ambiente in assoluto primo piano, con tutto ciò che ne consegue, in primo luogo una lotta senza quartiere per avere un turismo umano e contro quello che ogni giorno deturpa la città, per una migliore qualità dell’aria, per una vera mobilità sostenibile, per una battaglia contro i cambiamenti climatici.
Agli oppositori di Raggi l’onere di trovare questa figura e che non sia, appunto, una figurina “verde” utile per fare poi i propri interessi, perché Roma veramente non può permetterselo. Troppo gravi i problemi di vivibilità della città, divenuta ostile per anziani, bambini e altre categorie fragili. Insomma, noi cittadini vorremmo ringraziare Raggi per tutto ciò che ha fatto, ma andare oltre. Bene cambiare nome, allora, ma per favore non costringeteci a rimpiangere tutto quello che, ripeto, di buono ha fatto.