La revoca o la ricerca di un accordo che porti la holding dei Benetton a cedere la quota di maggioranza a Cassa Depositi e Prestiti e alcuni fondi italiani. Una decisione definitiva ancora non c’è ma il dossier Autostrade potrebbe arrivare al traguardo nei prossimi giorni. In mattinata il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha riunito a palazzo Chigi il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, la titolare dei Trasporti Paola De Micheli e i capidelegazione dei partiti di maggioranza. L’incontro non è stato risolutivo, ma nei prossimi giorni un nuovo vertice potrebbe mettere la parola fine al tira e molla iniziato all’indomani del crollo del ponte di Genova.
“Si completeranno alcuni approfondimenti che consentiranno di definire la posizione ultima del governo”, filtra a sera da palazzo Chigi. Sul tavolo resta l’ipotesi di revoca delle concessioni ad Atlantia, da sempre predicata dal M5S, ma le quotazioni di questa possibile soluzione scendono sempre di più con il passare delle ore. Pesa la contrarietà di Pd e Italia viva, ma anche il contenzioso legale che ne verrebbe fuori preoccupa Conte. Proprio facendo leva su questo aspetto il premier potrebbe provare a coinvolgere i pentastellati sul ‘Piano B’: una revisione della concessione, che parta dalla precondizione di abbassare i pedaggi e rinforzare gli investimenti, e si abbini alla fine dell’epoca Benetton come socio di maggioranza.
Atlantia, che oggi ha circa l’88% di Autostrade, cederebbe una quota rilevante a una newco formata da Cdp, F2i, assieme a fondazioni e casse previdenziali. Ancora nulla è deciso. Il M5S insiste sulla revoca ma anche il viceministro ai Trasporti Giancarlo Cancelleri ammette che si tratta di “un Governo fatto anche da altre forze politiche e dobbiamo fare l’uno un passo verso l’altro”. Per Matteo Renzi la revoca delle concessioni resta una “follia”. Il leader di Iv ‘chiama’ i pentastellati: “Un passo indietro dei Benetton e un passo in avanti dei fondi istituzionali italiani potrebbero essere la svolta”. A Crimi, Bonafede e compagni il compito di tenere il Movimento in un passaggio così delicato.
Negli scorsi giorni il consiglio di amministrazione di Atlantia ha lasciato intendere di essere pronta alle vie legali in caso di chiusura del contratto e parla di “gravi danni” subiti nella capacità di finanziamento sul mercato dopo il taglio del rating. Una conseguenza, sostiene la società che ha anche richiesto un prestito garantito dallo Stato da 1,2 miliardi di euro, dell’introduzione dell’articolo 35 nel decreto Milleproroghe dello scorso dicembre che ha eliminato le penali in caso di revoca per inadempimento del concessionario, un caso nel quale rientrerebbe il collasso del Morandi, almeno stando alle prime risultanze istruttorie dell’inchiesta condotta dalla procura di Genova che avanza anche l’ipotesi di una più generale cattiva manutenzione di diverse infrastrutture della rete.