I due murales con la scritta “assassino”, decine di minacce sui social da parte di lombardi che lo identificano come il responsabile della diffusione dell’epidemia e di migliaia di morti. Così Attilio Fontana finisce sotto scorta. La decisione, anticipata dal quotidiano La Stampa, è stata presa dalla prefettura di Varese alcuni giorni fa: il governatore della Lombardia viene accompagnato nei suoi spostamenti da un poliziotto che gli copre le spalle.
Quello disposto per Fontana è considerato tecnicamente un “quarto livello” di protezione ed è scattato a inizio settimana dopo diversi segnali fattuali, come i murales. Il primo era apparso in via Vittorelli, nei pressi della Martesana, ed è stato rivendicato dai Carc; il secondo era stato invece disegnato tra via Imbriani e via Prestinari, in zona Bovisa. Identico il messaggio: “Assassino”.
Un clima corroborato anche dalle minacce arrivate via social che riguardano principalmente le morti nelle case di riposo, una vicenda sulla quale sono state aperte diverse inchieste da parte alcune procure lombarde intenzionate a fare luce su eventuali legami tra la diffusione del coronavirus nelle Rsa e la delibera dell’8 marzo con cui la Regione Lombardia aveva autorizzato il trasferimento dei malati Covid in via di guarigione all’interno delle strutture che ospitano gli anziani. Messe insieme queste tessere del puzzle la prefettura di Varese, città di cui Fontana è stato sindaco, ha disposto la misura di protezione attiva da alcuni giorni: il governatore ha ricevuto un’auto e un agente che lo segue in ogni suo spostamento.
“Alcuni quotidiani oggi scrivono che mi è stata assegnata la scorta. Confermo la notizia e sottolineo che non si tratta di una richiesta, ma di una decisione posta in essere dalle autorità competenti. Per me non cambia nulla, il mio lavoro prosegue con la stessa determinazione di sempre. Per il bene dei lombardi e della Lombardia”, ha commentato Fontana sulla sua pagina Facebook.