Il dl che rinvia all'autunno il voto per le Regionali, le comunali e il referendum per il taglio dei parlamentari è stato approvato oggi dalla commissione Affari Costituzionali di Montecitorio. Giovedì sarà in Aula. Tra le novità l'approvazione di un emendamento (presentato dai renziani) che riduce appunto ad un terzo le firme necessarie. Le 5 Regioni rifiutano la proroga: salta il tavolo con la ministra Lamorgese. I presidenti scrivono una lettera al capo dello Stato per chiedere il suo intervento
Arriverà domani alla Camera il decreto legge elezioni. Il dl che rinvia all’autunno il voto per le Regionali, le comunali e il referendum per il taglio dei parlamentari è stato approvato oggi dalla commissione Affari Costituzionali di Montecitorio. Anche se le polemiche, sia sulla data che sul super election day, non si spengono. La data non è stata oggetto del voto in commissione ma anche oggi il governo con il sottosegretario Achille Variati ha ribadito che quella del 20-21 settembre sarebbe l’opzione migliore. I governatori delle cinque regioni prossime alle elezioni, De Luca, Emiliano, Ceriscioli, Toti e Zaia, presidenti rispettivamente di Campania, Puglia, Marche, Liguria e Veneto, hanno scritto una lettera al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, chiedendo un intervento che scongiuri la proroga della data delle elezioni regionali oltre il mese di luglio. Una proroga, si legge nella lettera, “può essere giustificata solo da ragioni sanitarie ed emergenziali, sta assumendo i contorni di una decisione politica e, ci sia concesso, basata sulla convenienza di parte, che a nostro avviso non può giustificare la compressione dell’autonomia legislativa regionale e il diritto di voto degli elettori”.
I governatori chiedono al Capo dello Stato un intervento per evitare che le elezioni si svolgano dal 20 settembre in poi. La data è stata oggetto di un incontro tra i 5 presidenti di Regione e la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, che però si è concluso con un nulla di fatto. I governatori ribadiscono la massima contrarietà sulla data del 20 settembre, chiedendo di anticiparla e di aprire un ventaglio possibile per le elezioni dal 27 luglio. “Votare è un principio democratico, se va avanti così siamo costretti a rompere con il governo“, hanno detto i cinque governatori. Lamorgese ha ricordato che non viene leso alcun diritto decisionale e che i presidenti delle Regioni potrebbero indire le elezioni già per il 6 settembre: secondo le norme, entro il 18 luglio è possibile presentare il provvedimento ed entro il 7-8 agosto le candidature, facendo partire la campagna elettorale dal 7 agosto. Al termine della riunione, la titolare del Viminale ha preso atto delle posizioni dei governatori e le riporterà al presidente del Consiglio per poi convocare un nuovo incontro.
Poi c’è il fronte delle opposizioni. “Conte aveva assicurato: nessuno sgarbo alle forze politiche, quella sull’election day sarà una scelta condivisa. Ancora una volta, invece, il governo sta procedendo come un elefante in cristalleria ignorando i rilievi delle opposizioni e degli stessi governatori”, dice la capogruppo di Forza Italia al Senato, Anna Maria Bernini.
E poi c’è il nodo accorpamento regionali e amministrative con il referendum per il taglio del numero dei parlamentari. Dopo giorni di proteste, dal Comitato promotore fanno sapere che il premier Conte ha detto sì alla richiesta di un incontro, giovedì alle 12:30 a palazzo Chigi. Tra gli emendamenti approvati in commissione c’è anche quello della relatrice Anna Bilotti dei 5 Stelle proprio sul super election day di due giorni (domenica e lunedì) con l’accorpamento di regionali, amministrative e referendum.
Una novità riguarda la raccolta firme per presentarsi alle elezioni. E’ stato approvato l’emendamento di Italia Viva (e riformulato dalla relatrice) che riduce appunto ad un terzo le firme necessarie, “in considerazione della situazione epidemiologica derivante dalla diffusione del Covid-19 e tenuto conto dell’esigenza di assicurare il necessario distanziamento sociale nel corso del procedimento elettorale, nonché di garantire il pieno esercizio dei diritti civili nello svolgimento delle elezioni”, si legge nel testo.
La lettera dei governatori a Mattarella: “Si voti a luglio”
“La difficile situazione, senza precedenti nella storia Repubblicana, determinata dalla diffusione del virus Covid-19 ha sicuramente richiesto, e richiede ancora – scrivono i cinque presidenti di Regione al capo dello Stato – provvedimenti di natura emergenziale, con la necessità di un adattamento continuo dei rapporti tra Stato e Regioni, nel quale ci siamo impegnati in prima persona in continue riunioni e contatti con il Governo. In questo contesto riteniamo che, nonostante i momenti difficili che abbiamo dovuto affrontare, non sia venuto meno il principio di leale collaborazione fino a quando non si è dovuto affrontare il tema del rinnovo delle legislature regionali in scadenza il 30 maggio prossimo. Si tratta di un argomento molto delicato perché coinvolge la durata di organi dotati di potere legislativo eletti a suffragio universale e diretto, dotati tra l’altro, ai sensi dell’articolo 122 della Costituzione, di potestà legislativa propria in ordine alla legislazione elettorale”.
“La durata certa degli organi legislativi – continua la lettera – è un principio fondamentale dello Stato democratico, tant’è che la Costituzione stessa prevede tempi certi per la ricostituzione delle Camere (art. 61) e il divieto di proroga delle stesse se non in caso di guerra (art. 60). In considerazione della peculiare situazione sanitaria in atto, il Governo, con il DL 26/2020, ha ritenuto di disporre la proroga delle legislature regionali, per un periodo di tre mesi, ossia fino al 30 agosto 2020, disponendo però che, a differenza di quanto normalmente avviene, la data delle elezioni possa essere fissata soltanto nei 60 giorni successivi, ossia nei mesi di settembre e ottobre“.
“Di questa decisione, assunta in difformità dal parere reso dalle Regioni – affermano i cinque governatori – non è mai stata resa pubblica la motivazione sanitaria, che giustificasse come dal punto di vista dell’epidemia di Covid-19 vi siano maggiori rischi nel mese di luglio piuttosto che nei mesi autunnali, quando fin dai primi di giugno sono permesse tutte le attività economiche, culturali e sociali e financo gli spostamenti tra regioni. Al contrario, come anche si evince dal parere reso nei giorni scorsi dal Comitato Tecnico Scientifico, esigenze sanitarie sconsigliano fortemente di ritardare le elezioni verso i mesi autunnali, in quanto potrebbe aversi una recrudescenza del virus che porterebbe a dover rinviare la scadenza elettorale di ulteriori, troppi, mesi”.
“Riteniamo, inoltre – proseguono i governatori – assolutamente inopportuna la fissazione di una data che pregiudichi la riapertura delle scuole, mettendo a rischio i ragazzi nel rientrare in edifici frequentati da milioni di elettori. Da ultimo constatiamo che una decisione che può essere giustificata soltanto da ragioni sanitarie e emergenziali sta assumendo i contorni di una decisione politica e, ci sia concesso, basata sulla convenienza di parte, che, a nostro avviso, non può giustificare la compressione dell’autonomia legislativa regionale e del diritto di voto degli elettori”.
“Ci rivolgiamo quindi a Lei, quale Capo dello Stato e Garante della Costituzione – conclude la lettera firmata da Giovanni Toti, Michele Emiliano, Luca Zaia, Vincenzo De Luca e Luca Ceriscioli – per chiederle un suo autorevole intervento a tutela del principio di leale collaborazione tra gli organi della Repubblica su cui è fondata la nostra Costituzione, che rimetta al centro l’interesse pubblico alla tutela della salute e il principio democratico sul quale la Repubblica si fonda”.