Fontana, Azzolina, Sileri. Tre politici sotto scorta per le minacce ricevute. Tre persone di diverso orientamento e con differenti responsabilità istituzionali.
Il “veicolo” degli “avvertimenti” è come sempre il web. Gli attacchi da parte di gruppi organizzati di odiatori professionali che lavorano per avvelenare il clima sociale, sono mirati, scientifici, utili a colpire in più direzioni politiche e soprattutto a raccogliere vari “sentiment”. Per Attilio Fontana, il governatore della Lombardia, può essere quello di quanti lo giudicano responsabile della catastrofica gestione del Covid nella regione che governa, per la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, l’insoddisfazione dell’insegnante precario, per il viceministro alla Salute, Pierpaolo Sileri, la gestione della sanità. La critica politica (giusta e sacrosanta in tutti e tre i casi) c’entra poco o nulla, qui siamo di fronte ad altro, a qualcosa di molto più preoccupante.
C’è un fronte ampio, collocato nell’area politica della destra estrema, che soffia sul fuoco del disagio sociale provocato dall’emergenza sanitaria. Gruppi attivi che hanno bisogno per sopravvivere di tenere le fiamme sempre accese. Soggetti a loro agio nella Rete, che sanno come muoversi nel complesso mondo dei social, e che puntano sulle insoddisfazioni che la tardiva e insufficiente azione del governo suscita in ampi strati della popolazione. Si tratta di un’ “area politica” che, causa l’emergenza pandemia, non può più cavalcare alcuni tradizionali cavalli di battaglia. L’immigrazione in primo luogo. Gli immigrati “invasori” non sono più utili al gioco della paura, e allora si punta sull’ “italiano che ha fame”, sulla partita Iva impoverita, sul lavoratore in nero, sul ceto medio precipitato ai livelli più bassi della scala sociale.
Nei prossimi mesi questi soggetti punteranno molto sul Sud, dove gli effetti della crisi sono e saranno più devastanti. Da Caserta fino a Cassibile, il Pil subirà un crollo di 18 punti, il rischio di chiusura per le imprese è quattro volte superiore a quello del Nord. Sono dati che ci fanno prevedere che ai 900mila disoccupati ufficiali, e all’esercito di lavoratori in nero (1,5 milioni) se ne aggiungeranno altre decine di migliaia. Sono numeri che nascondono la sofferenza e il disagio di milioni di persone. Un humus fertilissimo per ogni tipo di manovra se non si interviene in tempo con politiche massicce di sostegno al reddito e finanziamento alle imprese per la costruzione di occasioni di lavoro.
Il tempo non è ancora scaduto, ma bisogna fare presto. In gioco sono la democrazia di questo Paese e la sua unità.