Cronaca

Snam-Tap, incidente nel cantiere in Salento: morto un operaio di 34 anni. “Non doveva trovarsi lì durante le manovre”

Simone Martena lavorava da poco per la Max Streicher spa, azienda di Parma parte del noto gruppo tedesco, in Puglia appaltatrice di una porzione dei lavori per la costruzione del metanodotto. Emiliano: "Incidente incredibile nel cantiere più sorvegliato d'Italia". Proteste dei NoTap

Non doveva essere lì. Simone Martena, l’operaio di 34 anni deceduto mercoledì nel cantiere del gasdotto per la costruzione del gasdotto Tap-Snam, in Salento, non doveva trovarsi nell’area di manovra del cingolato che lo ha schiacciato: in base alla normativa sulla sicurezza, quello spazio doveva essere, invece, lasciato libero. Questo emerge dalle prime ricostruzioni effettuate dagli investigatori. Quel lotto di cantiere Snam, nel Leccese, è stato sottoposto a sequestro e sotto chiave è finita anche la macchina che ha travolto il giovane di Squinzano.

Martena lavorava da poco per la Max Streicher spa, azienda di Parma parte del noto gruppo tedesco, in Puglia appaltatrice di una porzione dei lavori per la costruzione del metanodotto Snam, che dovrà collegare Tap da Melendugno, dove approda dopo essere giunto dall’Azerbaijan, alla rete nazionale del gas a Brindisi. Lungo quel serpentone di 55 chilometri, il giovane, assunto con un contratto a tempo determinato e la qualifica di saldatore, era al lavoro nel primo tratto, nelle campagne di Pisignano, frazione di Vernole.

Poco prima delle 11 di mercoledì qualcosa è andato storto. Stando ai primi rilievi, eseguiti fino al pomeriggio inoltrato, la macchina Pipe Welder era in movimento per spostare un gabbiotto agganciato ad una benna e utilizzato per effettuare le saldature tra i vari tubi. Il 34enne camminava accanto o davanti al mezzo, cercando di tenere stabile quel gabbiotto attraverso una corda, per evitare un eccessivo rullio o beccheggio che potevano essere causati dal forte vento. In un tratto in cui la carreggiata si è ristretta, l’operaio è entrato in contatto con la macchina, probabilmente dopo essere scivolato in un punto in cui il terreno era sdrucciolevole. Sarebbe rimasto, dunque, incastrato nei cingoli. L’amputazione dell’arto e le gravi lesioni da schiacciamento anche del bacino lo hanno portato alla morte in pochi minuti: all’arrivo dell’ambulanza del 118, il giovane era già spirato.

Attimi che dovrà ricostruire il personale dello Spesal della Asl di Lecce, a cui sono affidate le indagini, assieme ai carabinieri. Sul posto, anche la pm Elsa Valeria Mignone e il medico legale Alberto Tortorella: saranno l’autopsia e il resto degli approfondimenti a fornire maggiori dettagli.

In queste ore si procederà all’esame dei documenti e all’ascolto di tutti i lavoratori presenti sul cantiere e del responsabile della sicurezza. Si dovrà chiarire perché Martena stesse camminando nei pressi del cingolato, visto che la normativa sul punto è chiara: quando i mezzi sono in moto, devono avere una visuale netta e uno spazio di manovra libero. Sempre in base alle prime ricostruzioni, invece, il collega alla guida del mezzo, a causa di visuale e carreggiata ridotte, non si sarebbe neppure accorto di quanto stesse accadendo e sarebbero stati altri operai ad avvisarlo.

La società ha fatto sapere in una nota di essersi attivata per supportare le autorità competenti nello svolgimento degli accertamenti necessari. Una “tragedia che si sarebbe dovuta evitare”, l’ha definita il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano: “È incredibile – ha detto – che nel cantiere più sorvegliato d’Italia e con un’azienda europea come quella dalla quale dipendeva Simone Martena si sia potuto verificare un simile incidente”. “Per mesi – hanno aggiunto dal Movimento noTap – abbiamo denunciato le condizioni del cantiere del gasdotto. Ora, dopo questa tragedia, si può sapere perché si lavorava con carichi sospesi con il vento fortissimo che soffia in questi giorni? Sono stati la fretta, i contratti in scadenza o altro a uccidere un ragazzo?”.

Sulla stessa linea anche il Movimento noTap Brindisi. “Ribadisco quanto già espresso fin dal mio arrivo nel Salento – ha proseguito il vescovo di Lecce, mons. Michele Seccia – Ci saranno davvero benefici per questa terra e per la sua gente? Se accanto agli altri dubbi già ben noti dovesse aggiungersi anche quello della sicurezza e della difesa della vita umana, la questione potrebbe assumere contorni ancor più preoccupanti”. Dura anche la Cgil di Lecce che ha chiesto un incontro urgente al prefetto per discutere della sicurezza sui cantieri complessi, dove “si incrociano una molteplicità di contratti collettivi nazionali che rendono difficoltosa l’azione di rappresentanza sindacale e il monitoraggio sulle condizioni di sicurezza”.