Sondaggi, la Lega riprende quota. Tra i partiti di governo resiste solo il M5s. Tracollo di Italia Viva: perde un quarto dei consensi, frana all’1,5
I dati di Ixè per Cartabianca - Resta alta la fiducia nei confronti di Conte e dell'esecutivo, ma le forze di maggioranza arretrano, in particolare il Pd (che perde 2 punti in 20 giorni). Frenano anche i Fratelli d'Italia. Scetticismo sull'efficacia delle misure economiche messe in campo finora. E poi il quesito sulla prima cosa fatta dopo il lockdown: il parrucchiere, ovviamente
Arretra il centrosinistra, con una certa sofferenza del Pd e il tracollo di Italia Viva. Questa settimana solo una piccola “resistenza” del M5s evita l’en plein del segno meno per i partiti della maggioranza. Emerge dal sondaggio settimanale di Ixè diffuso da Cartabianca, su Rai3. Questo rallentamento dei consensi per le forze politiche dell’area si riflette poco, al momento, sulla fiducia nei confronti del governo (in calo lieve) e del presidente del Consiglio Giuseppe Conte (stabile poco sotto al 60 per cento). Non è irrilevante tra l’altro che la quota di indecisi e di astenuti è in aumento progressivo da un mese e questa settimana raggiunge e supera il 41 per cento.
Dopo la consistente perdita di quota tra autunno e inverno la Lega sembra aver frenato la sua caduta coincisa in particolare con l’inizio dell’emergenza coronavirus. Ora il Carroccio, secondo Ixè, galleggia un po’ sopra e un po’ sotto il 25 per cento: questa settimana segna però un aumento robusto (0,7) che le permette di staccare di nuovo il Pd, primo inseguitore. I democratici, nonostante un certo protagonismo nel dibattito pubblico (a partire dalla questione del governo e dei poteri economici e mediatici, espressa dal vicesegretario Andrea Orlando), perdono un altro 0,7 che si aggiunge ai decimali già lasciati sul campo negli ultimi 20 giorni: secondo l’istituto diretto da Roberto Weber in particolare il Partito democratico ha perso due punti nelle ultime tre settimane.
Chi sembra aver ritrovato una sua dimensione è il M5s che, passin passetto e nonostante qualche problema interno, torna al 17,5 che è più di quanto prese alle Europee un anno fa. E’ il settimo rialzo consecutivo: a colpi di “zero virgola” nel giro di due mesi i Cinquestelle hanno recuperato il 2,4 per cento. Il fatto che la cifra sia analoga a quanto ha perso il Pd fa pensare che in parte ci sia anche un certo travaso all’interno dell’area di governo.
Come si ferma la rincorsa del Pd sulla Lega così accade anche per i Fratelli d’Italia sul M5s. Il partito di Giorgia Meloni dopo un’espansione che lo ha portato a ridosso del 15 per cento, questa settimana registra un calo che lo fissa al 14,3. Nel centrodestra però questi voti in uscita sono recuperati anche da Forza Italia che con un +0,2 torna al 7,4. Va notato che negli ultimi due mesi i berlusconiani non hanno mai abbandonato la forbice tra il 7 e l’8 per cento.
Tutti gli altri partiti sono sotto al 3 per cento. Il gruppetto è guidato dall’area della sinistra (riconducibile a Liberi e Uguali) che è in calo al 2,4, raggiunta da Europa Verde in trend opposto. Stabile, subito dietro, è +Europa. La (piccola) notizia è la frana di Italia Viva che – nonostante il solito dinamismo con comportamenti “originali” e muscolari all’interno della maggioranza (dalla sfiducia aBonafede al processo a Salvini fino all’elezione della sua consigliera nella commissione d’inchiesta in Lombardia) – in una sola settimana perde un quarto del proprio bacino elettorale, peraltro già ridotto. Insieme ai renziani chiude il gruppo Azione di Carlo Calenda, anch’esso in leggera flessione.
Queste dinamiche si riflettono in modo abbastanza evidente anche sugli indici di gradimento dei leader. L’indice del presidente del Consiglio Conte si conferma per la terza settimana al 59 per cento e distacca oltre 25 quello della presidente di Fdi Giorgia Meloni che questa settimana è in calo al 33 anche se comunque davanti a Matteo Salvini (30, in ripresa). LuigiDi Maio resta stabile al 27, mentre perde un paio di punti il segretario del Pd Nicola Zingaretti al 25. Trend negativo anche per Silvio Berlusconi che però è in grado di staccare di 12 punti il leader di Italia Viva Matteo Renzi. Fuori dai leader nazionali si conferma la fiducia nei confronti del presidente della Regione Veneto Luca Zaia che questa settimana sfonda la soglia del 50 per cento.
Un’incrinatura si vede nel dato della fiducia nei confronti del governo: resta comunque alto al 57 per cento ma con un lieve abbassamento dell’uno per cento. E’ un dato che resta nella media dell’ultimo mese ma andrà incrociato con altri quesiti. Se resta abbondantemente positivo il giudizio sull’operato dell’esecutivo durante l’emergenza (66 per cento contro un 31 dei critici), aumenta lo scetticismo nei confronti delle misure economiche messe in campo finora. In sostanza solo il 36 per cento degli intervistati pensa che saranno efficaci contro il 58 che mette insieme chi pensa che saranno poco efficaci (37) e per niente efficaci (21). Una sensazione che d’altra parte è conosciuta anche dal governo chiamato a una più complicata fase 2 economica.
Resta la convinzione di una maggioranza che il comportamento dei cittadini continua a essere rischioso in questo periodo di “convivenza” con il virus. Per il 51 per cento gli italiani stanno gestendo le riaperture “male” perché “molti non rispettano più le regole di prudenza”. Di contro il 42 per cento è più ottimista e vede che la maggioranza continua ad essere responsabile. Da qui la cautela sulle riaperture dei confini tra Regioni. A fronte di una voglia di accelerazione da parte dei governatori il 56 per cento è favorevole ma dice che bisogna distinguere tra Regione e Regione (dal punto di vista dei dati dei contagi). A questi si aggiunge un altro 17 per cento che è contrario alle riaperture. Resta poi il 23 per cento che auspica la totale libertà di movimento in tutto il territorio nazionale.
Dal sondaggio Ixè esce fuori anche quali sono le prime cose che gli italiani hanno fatto appena concluso il lockdown. Sorprende poco che a “vincere” in questa classifica siano i parrucchieri, scelto come prima meta dal 27 per cento. Di poco dietro il ritorno al bar per un caffè. Seguono a distanza lo shopping, la cena al ristorante e – per una parte di intervistati molto molto ridotta – l’aperitivo (a sottolineare un certo eccesso di allarmismo sulla questione). Quello che salta all’occhio, però, è che il 40 per cento abbondante degli intervistati dice di non aver fatto nulla di nuovo.
L’ultimo quesito, laterale rispetto a quanto detto finora, riguarda la polemica per le parole alla Camera del deputato M5s Riccardo Ricciardi sulle politiche in tema di sanità in Lombardia. Il 40 per cento però ha percepito una strumentalizzazione delle vittime del coronavirus nella regione più colpita, ma il 35 è d’accordo con Ricciardi. Anche su questo, insomma, a giudicare da questi dati, il Paese sembra spaccato.