Poveri mica tanto, potrebbe pensare chi ha letto il post di appena una settimana fa, dove descrivevo i primi due trilioni distribuiti “a pioggia” praticamente a tutti gli americani per mitigare le sofferenze portate dal crudele coronavirus. Stavolta, verrebbe da dire, nessuno può più criticare Donald Trump per la sua generosità. E invece no! Stavolta a volere fare questo delizioso regalo ai concittadini non è lui, ma proprio i suoi rivali, i democratici, che hanno già approvata alla Camera un nuovo pacchetto da tre trilioni di dollari, con la maggioranza di 208 voti favorevoli contro 199 contrari.

Ma lui stavolta arriccia il naso, non gli piace (non perché sia una brutta idea, ma perché l’hanno avuta altri prima di lui!). Niente paura però, ci pensa il suo fedelissimo “pretoriano” Mitch McConnell, che guida la maggioranza repubblicana al Senato, a fermare la pericolosa mossa democratica. Ma può farlo solo per qualche giorno o settimana, non mesi. Alla fine dovranno per forza cedere, lui e Trump, altrimenti a novembre prenderanno pernacchie dal popolo invece che voti.

Sia chiaro, so bene che l’aggiunta di altri tre trilioni di debito non sono un fiore all’occhiello per nessun governante, e tanto meno per il popolo che come minimo impiegherà molti anni a rimborsarlo, ma quando nel giro di sole due o tre settimane quello stesso popolo si vede segregato in casa, con giornali e televisioni che sfornano ogni ora statistiche capaci di demolire l’ottimismo anche dei più tosti, con cifre che parlano di decessi a decine di migliaia e con una disoccupazione proiettata verso quota 20% in pochi giorni. E, peggio nel peggio: nessuna prospettiva di soluzione nell’immediato!

La situazione di Trump non differisce molto, di questi tempi, da quella di Giuseppe Conte e degli altri grandi leader dei paesi progrediti, ma per uno come lui potrebbe essere peggio, perché le sue vere forze sono il potere e il decisionismo (caratteristiche comuni a tutti i capi autoritari), ma contro questo nemico terribile e invisibile queste doti servono a nulla perché… il virus non gli obbedisce e i suoi “generali” scienziati sono per ora privi delle armi necessarie a fare una guerra che non sia solo di difesa inerme. Una difesa che ha però un costo insostenibile a lungo andare.

Si capisce bene che lui, come facevano i generali di una volta, preferirebbe pianificare qualche migliaio (o milione) di “perdite” umane (come il britannico Johnson, che quasi ci lascia la pelle) cercando “l’immunizzazione di gregge”, per dedicarsi interamente al salvataggio di tutti i business perché… se va avanti così, oggi è stata la Hertz a fallire e portare i libri in tribunale, ma tra un mese o due ci sarà la fila dei fallimenti grandi e piccoli davanti ad ogni tribunale.

In un mondo abituato a sostenere (a parole) che la vita umana deve essere difesa sempre e ad ogni costo, quando arrivano le elezioni sorge d’improvviso la priorità dei consensi elettorali a complicare le cose. Allora si fanno due conti e ci si accorge che costa meno stampare soldi e con quelli sostenere imprese e consumi, che lastricare le strade di cadaveri da coronavirus e spenderne una buona parte per allargare i cimiteri.

Jerome Powell, il suo banchiere centrale, che solo un paio di mesi fa lui voleva licenziare perché non si decideva a “oliare” meglio il percorso economico in vista dell’appuntamento elettorale, ha lavorato molto bene sia in difesa dei tassi che della valuta, ma adesso occorre intervenire con molta più decisione a sostenere il comparto produttivo nazionale, ed è necessario farlo con grande tempestività.

L’ipotesi di far partire un grande piano di investimenti al fine di rinnovare le grandi infrastrutture che, negli Usa, sono tutte (o quasi) vecchie e decrepite è una priorità troppo a lungo rinviata. Non è un segreto che la grande forza della Cina è dovuta anche al fatto che i suoi investimenti in infrastrutture sono tutti nuovissimi mentre quelle americane sono vecchie mediamente di oltre mezzo secolo. E anche nei comparti elettronico e tecnologico (la famosa Silicon Valley californiana) gli americani devono cedere terreno al comparto del Sud Est asiatico. L’inutile guerra dei dazi è servita solo a farsi nemici anche tra alleati storici.

A questo punto non basta più trovare il vaccino contro il virus, bisogna far ripartire la “macchina” ferma a lato strada. Quei tre trilioni, e gli altri due già approvati in precedenza bisogna spenderli subito, il prima possibile. Gli unici soldi che si possono spendere subito sono quelli che vengono dati a chi è senza soldi.

Ecco perché questi soldi, a differenza di quelli destinati agli investimenti per i quali occorrono tempi più lunghi di utilizzo, devono essere distribuiti al più presto a tutti quelli che li rimetteranno subito in circolo, mantenendo così almeno un buon livello dei consumi interni, senza i quali il danno provocato dal Covid-19 lascerebbe ferite profonde e forse insanabili.

Questo discorso vale naturalmente anche per l’Europa. In un contesto come quello creato dalla pandemia del Covid-19, comportarsi come dei banali banchieri, preoccupati solo di recuperare il proprio credito invece che, da statisti, fare attenzione a tenere alto il volume del Prodotto Interno Lordo nazionale. Sarebbe colpevolmente sbagliato e dannoso, non all’altezza di manager che vogliono stare ai vertici di una grande Unione di Stati.

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