Non più solo Liguria, Abruzzo e Puglia, ma anche altre tre Regioni: il governo valuta la possibilità di allargare il numero dei territori coinvolti, rispetto alle indicazioni iniziali, nella sperimentazione dell’applicazione per il tracciamento dei contagi da coronavirus. Il rilascio dovrebbe avvenire nei prossimi giorni, a inizio giugno, ma si attende ancora il via libera del Garante della Privacy. Intanto però, dopo i malumori della Liguria, emergono altri dissensi da parte delle Regioni: il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, ha ritirato la disponibilità alla sperimentazione dell’app e ha spiegato le sue motivazione in una lettera da inviare alla Conferenza delle Regioni. “A quanto si apprende – dice Fedriga – Immuni prevederà non la ricostruzione della catena di contatti dei soggetti risultati positivi, come peraltro richiesto dalla Regione al fine di integrare in modo omogeneo il lavoro oggi svolto manualmente, bensì l’invio di un sms ai cittadini entrati a contatto con un contagiato.”
Perplessità che arrivano proprio alla vigilia del lancio dell’applicazione. “Siamo alle battute finali – aveva commentato appena un paio di giorni fa il ministro della Salute Roberto Speranza, ai microfoni di SkyTg24 – Abbiamo fatto un lavoro molto accorto e ci auguriamo che il massimo numero di italiani possa decidere volontariamente di scaricare questa app e sarà uno strumento in più, un pezzo di una strategia più complessiva del governo”. Nella stessa occasione aveva parlato di un “confronto in corso” con le Regioni. Tra le prime a dire di sì, la Puglia: “Potrà essere uno strumento a supporto delle attività di contact tracing svolte quotidianamente dai Dipartimenti di Prevenzione nella lotta all’epidemia da Covid 19″, ha spiegato il professor Pier Luigi Lopalco, coordinatore della task force regionale, in una nota. Contraria invece l’assessore alla Sanità ligure Sonia Viale. “Dopo gli opportuni approfondimenti, le decisioni circa Immuni verranno quindi prese con leale collaborazione istituzionale nel solo interesse dei cittadini della Liguria”, ha specificato poi una nota della Regione.
Cronaca
App Immuni, si valuta sperimentazione allargata a 6 Regioni, ma il Friuli Venezia Giulia ritira la disponibilità
"A quanto si apprende - spiega il governatore Massimiliano Fedriga - Immuni prevederà non la ricostruzione della catena di contatti dei soggetti risultati positivi, come peraltro richiesto dalla Regione al fine di integrare in modo omogeneo il lavoro oggi svolto manualmente, bensì l’invio di un sms ai cittadini entrati a contatto con un contagiato". Contraria anche la Liguria
Non più solo Liguria, Abruzzo e Puglia, ma anche altre tre Regioni: il governo valuta la possibilità di allargare il numero dei territori coinvolti, rispetto alle indicazioni iniziali, nella sperimentazione dell’applicazione per il tracciamento dei contagi da coronavirus. Il rilascio dovrebbe avvenire nei prossimi giorni, a inizio giugno, ma si attende ancora il via libera del Garante della Privacy. Intanto però, dopo i malumori della Liguria, emergono altri dissensi da parte delle Regioni: il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, ha ritirato la disponibilità alla sperimentazione dell’app e ha spiegato le sue motivazione in una lettera da inviare alla Conferenza delle Regioni. “A quanto si apprende – dice Fedriga – Immuni prevederà non la ricostruzione della catena di contatti dei soggetti risultati positivi, come peraltro richiesto dalla Regione al fine di integrare in modo omogeneo il lavoro oggi svolto manualmente, bensì l’invio di un sms ai cittadini entrati a contatto con un contagiato.”
Perplessità che arrivano proprio alla vigilia del lancio dell’applicazione. “Siamo alle battute finali – aveva commentato appena un paio di giorni fa il ministro della Salute Roberto Speranza, ai microfoni di SkyTg24 – Abbiamo fatto un lavoro molto accorto e ci auguriamo che il massimo numero di italiani possa decidere volontariamente di scaricare questa app e sarà uno strumento in più, un pezzo di una strategia più complessiva del governo”. Nella stessa occasione aveva parlato di un “confronto in corso” con le Regioni. Tra le prime a dire di sì, la Puglia: “Potrà essere uno strumento a supporto delle attività di contact tracing svolte quotidianamente dai Dipartimenti di Prevenzione nella lotta all’epidemia da Covid 19″, ha spiegato il professor Pier Luigi Lopalco, coordinatore della task force regionale, in una nota. Contraria invece l’assessore alla Sanità ligure Sonia Viale. “Dopo gli opportuni approfondimenti, le decisioni circa Immuni verranno quindi prese con leale collaborazione istituzionale nel solo interesse dei cittadini della Liguria”, ha specificato poi una nota della Regione.
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Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "È quello che abbiamo chiesto. Ma capire è una parola inutile. Io non capisco niente e chi ci capisce è bravo. Si chiede, si fa e si combatte per ottenere rispetto. Capire no, mi spiace. Magari, capire qualcosa mi piacerebbe". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, dopo l'incontro con la premier Giorgia Meloni a palazzo Chigi ai cronisti che le chiedono se la giornalista potrà avere altre visite da parte dell'ambasciata.
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - Nella telefonata di ieri "avrei preferito notizie più rassicuranti da parte sua e invece le domande che ho fatto... glielo ho chiesto io, non me lo stava dicendo, le ho chiesto se ha un cuscino pulito su cui appoggiare la testa e mi ha detto 'mamma, non ho un cuscino, né un materasso'". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, dopo l'incontro con la premier Giorgia Meloni a palazzo Chigi.
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "No, dopo ieri nessun'altra telefonata". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, ai cronisti dopo l'incontro a palazzo Chigi con la premier Giorgia Meloni. "Le telefonate non sono frequenti. E' stata la seconda dopo la prima in cui mi ha detto che era stata arrestata, poi c'è stato l'incontro con l'ambasciatrice, ieri è stato proprio un regalo inaspettato. Arrivano così inaspettate" le telefonate "quando vogliono loro. Quindi io sono lì solo ad aspettare".
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "Questo incontro mi ha fatto bene, mi ha aiutato, avevo bisogno di guardarsi negli occhi, anche tra mamme, su cose di questo genere...". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, lasciando palazzo Chigi dopo l'incontro con la premier Giorgia Meloni.
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "Cerca di essere un soldato Cecilia, cerco di esserlo io. Però le condizioni carcerarie per una ragazza di 29 anni, che non ha compiuto nulla, devono essere quelle che non la possano segnare per tutta la vita". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, dopo l'incontro con la premier Giorgia Meloni a palazzo Chigi.
"Poi se pensiamo a giorni o altro... io rispetto i tempi che mi diranno, ma le condizioni devono essere quelle di non segnare una ragazza che è solo un'eccellenza italiana, non lo sono solo il vino e i cotechini". Le hanno detto qualcosa sui tempi? "Qualche cosa - ha risposto -, ma cose molto generiche, su cui adesso certo attendo notizie più precise".
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "La prima cosa sono condizioni più dignitose di vita carceraria e poi decisioni importanti e di forza del nostro Paese per ragionare sul rientro in Italia, di cui io non piango, non frigno e non chiedo tempi, perché sono realtà molto particolari". Lo ha detto Elisabetta Vernoni, mamma di Cecilia Sala, dopo l'incontro a palazzo Chigi con la premier Giorgia Meloni.
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "Adesso, assolutamente, le condizioni carcerarie di mia figlia". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, dopo l'incontro con la premier Giorgia Meloni a palazzo Chigi ai cronisti che le chiedono quali siano le sua maggiori preoccupazioni. "Lì non esistono le celle singole, esistono le celle di detenzione per i detenuti comuni e poi le celle di punizione, diciamo, e lei è in una di queste evidentemente: se uno dorme per terra, fa pensare che sia così...".